VATICANO FATTO A MAGLIE - AL CARDINALE BECCIU VERRÀ ANCHE DA RIDERE, COME HA SCRITTO IN UN TWEET COMMENTANDO IL FLASH DI DAGOSPIA. MA LA RICHIESTA DI NON LASCIARE IL VATICANO VENUTA DAL VATICANO E APPROVATA DAL SEGRETARIO DI STATO, E FINO A TARDA SERA AL VAGLIO FINALE DI BERGOGLIO È CLAMOROSA PERCHÉ…
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Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Al cardinale Becciu verrà anche da ridere, come ha scritto in un tweet commentando il flash di Dagospia. Ma la richiesta di non lasciare il Vaticano, venuta dalla Magistratura, approvata dal cardinale segretario di Stato, e fino a tarda sera al vaglio finale di Francesco, e' clamorosa non solo perché individua un uomo di grande potere che si riteneva intoccabile, ma perché prelude a una pulizia di altissimo livello.
L’inchiesta riguarda comunque specificatamente il suo dicastero, Becciu non è stato formalmente incriminato solo perché cardinale. Di fatto, ha autorizzato lui tutte le transazioni.
E siamo solo all'inizio.
Bergoglio intende creare un team, che deve restare segreto nelle intenzioni, di banchieri ed economisti che diano una mano. L'obolo di san Pietro e' infatti quasi azzerato, i soldi dei fedeli sono spariti.
La storia è semplice.
Nel 2013 Cosea, la commissione istituita da Bergoglio appena eletto papa, trova irregolarità nella gestione del fondo Paolo IV, il fondo riservato della segreteria di Stato.
Viene allora redatto un dossier sugli investimenti : immobili comprati attraverso Credit Suisse e varie società, scatole cinesi.
Ma tutto si ferma con lo scandalo e il processo. Per gli anni successivi Becciu continua a gestire il fondo insieme ai suoi sodali e collaboratori.
Fino a che a dicembre 2018 il segretario di Stato decide di capire perché il patrimonio dell’obolo si fosse dimezzato.
Scoprono investimenti per milioni a Londra in operazioni non riuscite. E questa volta il cardinale Becciu non ha capri espiatori, a quanto pare.
La decisione del papa di fare chiarezza anche coinvolgendo prelati a lui vicini non placa critiche furibonde e polemiche violentissime all'interno della gerarchia vaticana, al contrario le esaspera.
Si potrà infatti sostenere giustificatamente che la predica della povertà e dell'austerità incarnata da Francesco con tanto rigore, e persino rigidità, tanto da farlo vivere fuori dagli appartamenti pontifici e rigettare qualunque forma di lusso anche legata alle tradizioni più importanti, non sia certamente servita a moralizzare il core business dello Stato e delle gerarchie. Ne' è servito lo spoils system, la sostituzione dei vertici, pure brutalmente esercitata in questi anni da Bergoglio.
E' quasi come se fosse tornati indietro di 4 anni quando la nomina da parte del neo eletto Papa Bergoglio di una commissione che doveva far luce sulle malefatte economiche e finanziarie, la Cosea, fini' al centro dello scandalo cosiddetto Vatileaks, e la macchina del fango colpi soprattutto chi aveva segnalato dalla commissione le irregolarità sullo stesso fondo Paolo IV che ora è al centro del nuovo scandalo.
Però quelli segnalazioni sono andate avanti e sono diventate inchiesta, faldoni pesanti maneggiati dal comandante della gendarmeria, Giani.
Finché martedì scorso è arrivata una "disposizione di servizio" a tutto il personale interno dello Stato e alle Guardie Svizzere, e cinque persone sono state «sospese cautelativamente dal servizio» .
Si tratta di due dirigenti del vertice degli uffici della Segreteria di Stato, Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi, e di una addetta all'amministrazione, Caterina Sansone, di monsignor Mauro Carlino, da poche settimane capo dell'Ufficio informazione e Documentazione dell'organismo che ha sede nel Palazzo Apostolico, e del direttore dell' Aif , Tommaso Di Ruzza.
Don Carlino e la Sansone sono amministratore e direttore della "London 60 Sa Limited", società attiva dal marzo 2019. Tra gli amministratori c' è pure monsignor Josep Lluis Serrano Pentina, promosso pochi mesi fa da Bergoglio dalla nunziatura apostolica in Brasile agli Affari Generali della Segreteria di Stato.
La verità è che le carte sul fondo Bergoglio le avrebbe in mano dal 2015, dai tempi della Cosea, da quando è esploso Vatileaks; ora ha deciso di ordinare un'indagine definitiva, spiegando che non bisogna fare sconti a nessuno.
Le denunce riguardano un periodo preciso nel quale gli uffici messi nel mirino della magistratura erano guidati da monsignor Angelo Becciu, ex sostituto per gli Affari generali della Segreteria, diventato pochi mesi fa prefetto per la Congregazione delle Cause dei Santi.
È solo la prima puntata.