1. VENGHINO, SIGNORI, VENGHINO! LA CAMPAGNA ELETTORALE ORMAI E’ LA FIERA DEI CAZZONI PAROLAI CHE PROMETTONO AGLI ELETTORI TUTTO CIO’ CHE NON POTRANNO MAI REALIZZARE
2. DI MAIO ANNUNCIA UNA RIDUZIONE «DRASTICA» DELL'IRAP PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE E DIMINUZIONE DELLE ALIQUOTE IRPEF PER NON SCONTENTARE IL CETO MEDIO - RENZI PROMETTE DIECI MILIARDI DI SGRAVI PER I FIGLI E RIDUZIONE DEL COSTO DEL LAVORO E BERLUSCONI GIURA CHE CREERA' LAVORO, ABOLIRA’ TASSE SU TASSE E CI RIFILERA’ LA “RIVOLUZIONARIA” FLAT TAX
3. MORALE DELLA FAVA: DOPO LE LORO CAZZATE ARRIVA L’EUROPA CHE CI FA IL CULO QUADRATO
1 - "GIÙ L' IRAP PER LE PICCOLE IMPRESE" E SPARISCE IL NO ALLE GRANDI OPERE
Ilario Lombardo per “la Stampa”
Partiamo dalle assenze, quelle fisiche e quelle programmatiche. Non c'è Beppe Grillo, omaggiato da Luigi Di Maio con un ricordo che è parso abbastanza sbrigativo. Lo definisce «il nostro megafono» e assicura che sarà sempre «una parte fondamentale del M5S». Cinque anni fa il comico era solo contro tutti «ora- dice il candidato premier - siamo tanti».
Tanti che non sembrano più aver bisogno di lui, pronto a calcare la scena di nuovo lontano dalla politica e a liberare il suo blog dai lacci del M5S. Grillo fu l'ideatore del referendum sull'euro e all'uscita dall' eurozona dedicò uno spettacolo in cui si appariva vestito di una bandiera dell' Ue bucata. Era uno dei capitoli forti del programma del 2013.
Ora non ce n'è traccia tra i venti punti con cui Di Maio ha sintetizzato, senza però dettagliare le coperture come promesso, la sua idea di Smart Nation. Lo slogan della campagna elettorale sarà «partecipi, scegli, cambia», il titolo finale di un programma «né di destra né di sinistra» dove non c'è neanche l'ombra delle campagne contro le grandi infrastrutture (No Tav scomparsi dai radar) e c'è meno spazio per le battaglie fondative sui beni comuni, schiacciate dalle grandi promesse economiche: no tax area per redditi sotto i 10 mila euro, riduzione cuneo fiscale e riduzione «drastica» dell' Irap per le piccole e medie imprese, diminuzione delle aliquote Irpef per non scontentare il ceto medio.
Ricordate il popolo della decrescita, coccolato da Grillo che immaginava un mondo dove tutti lavoravano di meno ed erano più felici? Dimenticatelo. Nel mondo di Di Maio il modello è la Trumpnomics declinata sul Paese delle pmi, con una spolverata di statalismo.
Il leader sta attento anche a non far passare la proposta sul reddito di cittadinanza come una misura assistenzialista, che è l'accusa più frequente ricevuta da Matteo Renzi: due miliardi andranno ai centri per l'impiego e la formazione non sarà a carico delle imprese ma dello Stato. Facendo un rapido calcolo dei numeri presenti in chiaro, sono previste 10 mila nuove assunzioni per le forze dell'ordine, altri 10 mila per le commissioni territoriali sui migranti, più 200 mila posti di lavoro nel ciclo dei rifiuti.
Fa 220 mila a cui vanno aggiunti 17 mila per ogni miliardo investito in rinnovabili. Quanti miliardi non si sa: si legge 50 in settori strategici ad alto moltiplicatore - tra cui rientrano le rinnovabili - su cui investire in deficit in un piano che prevede un taglio del rapporto deficit/pil di 40 punti in dieci anni. Nell' Italia governata dai grillini ci saranno un milione di auto elettriche entro il 2020, l'uscita dal petrolio nel 2050, una banca di investimento, il ministero del Turismo sarà staccato dai Beni culturali e per valorizzare il settore il sito Italia.it diventerà un portale di e-commerce per comprare prodotti made in Italy.
Faranno certamente discutere le proposte sulla giustizia che equiparano mafia e corruzione sia nell'utilizzo di un agente provocatore sotto copertura sia nelle intercettazioni informatiche, oltre alla previsione di una Procura nazionale che si occupi di banche.
Per attirare il voto moderato, il team di creativi ha consigliato al leader una formula sempre efficace: parlare di figli. Di Maio li cita di continuo, quando promette che eliminerà la riforma Fornero sulle pensioni e quella sulla Buona Scuola, e quando annuncia 17 miliardi per importare il modello francese di welfare sulle famiglie, per convincere gli italiani a tornare a procreare. È un programma mastodontico, ambizioso, senza le venature anti-Ue e più tradizionale, tagliato su misura per Di Maio, che richiamando il tema delle alleanze, torna a sfidare i partiti: «La sera del voto ci dovrete dire perché non siete d'accordo con il nostro programma»
2 - "DIECI MILIARDI DI SGRAVI PER I FIGLI PENSIONI DI GARANZIA PER I GIOVANI"
Carlo Bertini per “la Stampa”
Certo, ci sarà anche lo «ius culturae», ovvero la cittadinanza ai figli degli immigrati e lo slancio per l'Europa, ma la parte del leone, come in ogni programma elettorale, la farà la parte economica. Tommaso Nannicini, da poco tornato da Harvard, l'ha messa a punto con i responsabili Dipartimento del Pd e la presenterà questa settimana. Nelle sette pagine consegnate al Viminale a corredo del deposito del simbolo del Pd, i punti salienti del programma economico sono chiari.
La filosofia è piedi per terra, niente sparate, solo ciò che si può fare. Quando si prova a capire come sarà ottenuta la discesa del debito pubblico monstre fino a 100% del Pil in dieci anni, la soluzione è però legata a molte variabili: se l'inflazione si avvicinerà gradualmente al target Bce del 2%, con i tassi di crescita attuale, con avanzi primari robusti ma meno forti di quelli programmati in bilancio ora, se le condizioni macro economiche reggeranno, si potrà raggiungere l'ambizioso obiettivo.
Viceversa, il Pd pone come «clausola di salvaguardia» un piano di dismissioni di immobili e caserme, al solito.
SGRAVI IRPEF ALLE FAMIGLIE
No, la flat tax agli economisti liberal del Pd proprio non piace. Di più: sbaglia Berlusconi, per il Pd è irrealizzabile e il 40% dei suoi benefici andrebbe al 5 per cento dei più ricchi. «Dopo una crisi che ha colpito duramente il ceto medio, non è una priorità dare 70 miliardi ai ricchi, ma investire in natalità e occupazione femminile», dice Nannicini.
«Insomma, è il ceto medio uscito acciaccato dalla crisi, che va aiutato». Cosa propone il Pd sul nervo scoperto di tutti gli italiani, sulla tassazione dei redditi per le persone fisiche? Tre aliquote al posto di cinque? No, un sistema di detrazione universale: l' estensione degli 80euro di cui ha parlato Renzi, per farne beneficiare le famiglie con figli a carico, compresi lavoratori autonomi e «incapienti». Tradotto, circa 9miliardi di alleggerimento della pressione fiscale.
L'ESEMPIO FRANCESE
La detrazione unica, che rimodula il sistema di detrazioni in essere per le famiglie, in dettaglio sarà pari a 240 euro per ogni figlio da zero a tre anni, a 170 euro fino ai 18 anni e ad 80 euro per i figli a carico fino ai 25 anni. Una detrazione di imposta sull'Irpef che sostituisce le esistenti. Rispetto a quanto impegnato in bilancio oggi, la spesa aggiuntiva che il Pd stanzierebbe sarebbero dunque 8-9 miliardi di euro. Un esempio: questa misura sgraverebbe di 3.700 euro annui una famiglia monoreddito che incassa 35 mila euro lordi l' anno con due figli.
E i bonus per la famiglia, bonus bebè, asili nido, etc, come verrebbero razionalizzati? Introducendo un solo strumento, mutuato dalla Francia: la carta universale dei servizi dove confluiscono e vengono arricchiti i servizi agevolati esistenti. Un altro miliardo di euro per i primi tre anni di spese famigliari per asilo, cure, baby sitter. Sarebbe una carta a scalare, un bonus digitale: si fa il contratto alla baby sitter e si può pagare con la carta universale. Serve per far emergere il nero e favorire la crescita occupazionale.
Altri 400 euro al mese per ogni figlio per famiglie sotto un certo reddito, 40-50 mila euro. Insomma, la ratio di tutto ciò è: meno tasse se hai figli a carico. Come saranno coperti i dieci miliardi? Con una riduzione delle spese di beni e servizi, sostiene il Pd e innovando i processi della pubblica amministrazione, e con lotta all' evasione. «Se la crescita prosegue, riducendo il deficit recuperi risorse. E la credibilità viene dal fatto che non stiamo promettendo nulla di impossibile».
PREVIDENZA E LAVORO
Un punto fermo del programma vidimato da Renzi è che il Jobs act non cambia. Il costo del lavoro stabile però verrebbe fatto scendere dal 33 al 29% un punto per anno, a partire dai contratti a tempo indeterminato del jobs act. Non c' è il raddoppio degli indennizzi da 4 a 8 mensilità minime per i licenziamenti economici chiesto da Cesare Damiano. Ma il lavoro temporaneo costerà di più: se non si stabilizza il lavoratore, a un certo punto bisogna dargli una buonuscita. «Se utilizzi in maniera reiterata per coprire delle posizioni lo stesso lavoratore per tre anni, dopo avrà diritto a 40 giorni pagati di buonuscita».
Anche la Fornero non viene toccata, si propone di rendere strutturali alcuni strumenti di flessibilità gratuita a chi ha condizioni di bisogno, come l' ape sociale. La proposta nuova del Pd è la pensione di garanzia per giovani. Chi lavora con varie forme di contratto a partire dal '95 dopo la riforma Dini (che introdusse il contributivo ed eliminava la pensione minima) avrà di nuovo diritto ad un assegno minimo, reintrodotto per una cifra di 750 euro che aumenta quanti più sono gli anni di contributi versati.