LA VIA DELL’INFERNO E’ FODERATA DI SETA - ALBERTO FORCHIELLI: “PER LA CINA È UNA VITTORIA SENZA PRECEDENTI. È UNA VITA CHE STANNO CERCANDO QUALCUNO CHE METTA UNA FIRMA SUL MEMORANDUM, E NESSUNO GLIEL'AVEVA MAI CONCESSA. SIAMO GLI UNICI POLLI CHE CI SONO CASCATI. INFATTI I GIORNALI CINESI ESULTANO - PECHINO VUOLE DOMINARE IL MONDO IN CHIAVE ANTIAMERICANA E IL NOSTRO GOVERNO HA ABBOCCATO. UNA ROBA DA CACCIARCI A PEDATE DALLA NATO E DAL G7”
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Federico Novella per “la Verità”
«Siamo veramente dei pirla. Dei poveracci. Una roba da non credere».
Avvertenza per il lettore: Alberto Forchielli è un economista sui generis. Uno che parla come mangia. Master alla Business School di Harvard, è il finanziere fondatore di Mandarin Capital Partners, un fondo di private equity che aiuta le aziende italiane a internazionalizzarsi. Nato a Bologna, vive tra gli Stati Uniti e il Sud Est Asiatico.
Conteso dai talk show per la sua parlata sciolta, dopo l' imitazione di Maurizio Crozza ha conquistato la grande celebrità: «Divertentissima, l' imitazione. Se devo scegliere tra il Nobel per l' economia, un' udienza con il Papa, Cavaliere del lavoro e lo sketch di Crozza, scelgo tutta la vita Crozza».
Quando da Hong Kong tira su la cornetta, la cadenza emiliana è carica di indignazione. L' Italia si prepara a firmare il memorandum d' intesa «Belt and road» con Pechino, con gli altolà leghisti sulla difesa dei settori strategici per la sicurezza nazionale. E Forchielli sfoglia sconsolato i quotidiani cinesi: «Guarda qua. Siamo su tutte le prime pagine. Titoloni a nove colonne. "L' Italia aderisce alla Via della seta". Qua i cinesi stanno stappando la bottiglia buona. Siamo gli unici polli che ci sono cascati».
Si spieghi meglio.
«Per la Cina è una vittoria senza precedenti. È una vita che stanno cercando qualcuno che metta una firma sul memorandum, e nessuno gliel' aveva mai concessa. Poi siamo arrivati noi. Siamo la prima grande economia occidentale che ci sta. Infatti i giornali cinesi esultano».
Quindi giudica negativamente l' accordo economico?
«Quale accordo economico? Qua di economico non c' è un tubo».
Ma come: infrastrutture, terminal container, autostrade
«Ma va là. Sono piccolezze. Pensiamo davvero che i cinesi prima di comprare qualcosa chiedano il permesso? La pagano e se la comprano, punto. Così hanno fatto in passato con Pirelli e Candy, senza che nessuno fiatasse».
Sarà così anche per il porto di Trieste, ingresso d' Europa?
«Ma andiamo. Trieste per loro è un investimento ridicolo. Gli investimenti a Trieste e Genova li avrebbero fatti comunque, firma o non firma».
Ma se non è un accordo economico, di che stiamo parlando?
«Questo accordo ha un pericoloso significato politico e simbolico. L' Italia sta aderendo formalmente al progetto cinese di controllo del mondo in chiave antiamericana. È esattamente quello che vogliono a Pechino».
Ma Luigi Di Maio parla di «grande opportunità commerciale» e «vittoria del made in Italy».
«Hanno fatto credere ai nostri governanti che dietro ci fosse un qualche vantaggio commerciale. Ma il tornaconto per noi è nullo: di sicuro non si metteranno a comprare i foulard di Dolce e Gabbana per ringraziarci. La verità è ci stiamo vendendo per quattro lire. Possiamo ben parlare di circonvenzione di incapaci».
Ma anche altri Paesi europei hanno ricevuto ingenti capitali cinesi
«Certo, ma gli altri non sono andati a strombazzare l' adesione alla Via della seta. Duisburg in Germania è il terminale ferroviario della Via della seta, ma i tedeschi, che sono più furbi di noi, si sono ben guardati dall' aderire formalmente al progetto. Noi invece stiamo dicendo al mondo che l' Italia sta dalla parte della Cina in uno schema antagonista a quello degli alleati americani. Agli occhi dei partners e della stampa internazionale è un tradimento. Guardi il South China Morning Post: ha in prima pagina la foto di Giuseppe Conte e scrive che "l' Italia ha ignorato le richieste americane". Una roba da cacciarci a pedate dalla Nato e dal G7».
Il governo dice che gli Stati Uniti restano comunque il nostro primo alleato.
«Ormai abbiamo fatto incazzare tutti. Proprio mentre gli americani cercano di mantenere compatto il fronte occidentale, noi siamo l' unico Pierino che fa di testa sua. Ma ci rendiamo conto? Adesso ci isoleranno nel G7, anche nel dossier Libia».
Tra Usa e Cina, stiamo andando dalla parte sbagliata?
«Oramai andiamo verso il "decoupling della supply chain", cioè la separazione in due sfere di attività economica: Est contro Ovest. Diversi standard antitrust, le norme sui dati, la balcanizzazione di Internet, la spaccatura sul 5G. Tutto ciò renderà difficile per un' impresa competere in entrambi i contesti. Ogni azienda avrà un baricentro di là o di qua, e solo una parte marginale nella sfera opposta».
E che fine farà il mondo globale, economicamente bilanciato su tre poli, Stati Uniti, Cina ed Europa?
«Quella temo sia un' illusione che va svanendo ogni giorno che passa. Io non vedo questa nuova guerra fredda con sfavore, perché forse è l' unico modo che ha l' Occidente per mantenere un minimo di indipendenza. E noi invece rompiamo le righe e facciamo un passo verso Est. Con un piccolo particolare: oggi esportiamo molto di più verso Usa, Canada ed Europa. In Cina esportiamo 15 miseri miliardi, il 2-3% del totale export, con un deficit cronico di altri 10-15. Se pensiamo che questi numeri salgano firmando il memorandum siamo infantili. Le nostre piccole imprese continueranno a patire problemi strutturali. Al contrario in uno scenario di decoupling potremmo riacquistare molta competitività verso Ovest. I nodi arriveranno comunque al pettine molto presto».
Dunque siamo terra di conquista?
«La Cina si muove così: formalmente arriva qui per motivi economici, ma in realtà cerca solo di rafforzare la sua influenza politica. È la prima civiltà al mondo che esporta capitali, tecnologie, personale. Vorrebbe esportare anche il suo modello politico, e questo non possiamo permetterlo».
La tecnologia 5G è un cavallo di Troia per spiarci?
«Su Huawei dobbiamo andarci cauti. Tutte le aziende pubbliche cinesi obbediscono al partito. Se gestiranno le nostre infrastrutture non saremo più tranquilli. Ma non mi aspetto che l' Italia faccia queste considerazioni: ormai siamo succubi e servili, la colonia ce l' abbiamo nel cervello».
Comunque il presidente Conte parla di un «accordo quadro non vincolante».
«Forse hanno realizzato di aver esagerato. Faranno un accordo in tono minore per annacquare il memorandum, ma ormai ci siamo esposti. E intanto i cinesi ridono».
Insomma, ne usciremo con un cavillo, un po' quello che sta accadendo nell' infinito tira e molla sulla Tav.
«Ah, la Tav. Quella i cinesi la tiran su in un fine settimana».
Come dice Crozza, «I cinesi il tunnel della Tav lo scavano con il Black&Decker»?
«Esattamente. Sono bestiali. Tostissimi».
Mi pare di capire che non ha una grande opinione dei 5 stelle.
«Quelli sono pericolosi come i Khmer rossi. Bloccano tutto quello che c' è da bloccare. Ma se un progetto come la Tav parte, poi lo devi terminare».
Che ne pensa della nuova quota 100 sulle pensioni?
«Penso che siamo un Paese di vecchi. E quindi le elezioni si vincono regalando soldi ai vecchi. Ma così non c' è futuro».
E i giovani?
«Quelli bisognerebbe evacuarli dall' Italia a bordo dell' arca di Noè.
A loro consiglio di studiare tanto, accettare tutti i lavori possibili, girare il mondo, imparare dai ragazzi cinesi».
Perché?
«Ormai i giovani cinesi divorano i ragazzi occidentali. Lavoratori instancabili, studiano senza sosta, niente vacanze, niente spinelli. Hanno una forza vitale che in Italia abbiamo perso da tempo».
Cos' è che i cinesi invidiano agli italiani?
«Soprattutto l' aria pulita».
Se fosse a Palazzo Chigi, quale sarebbe il suo primo provvedimento?
«Raderei al suolo il Tar, la Corte dei conti e il Consiglio di Stato».
Perché ha postato un video mascherato da Winston Churchill?
«Ricorda il primo discorso di Churchill a Westminster, da primo ministro? "Ci attendono sudore, lacrime e sangue". È quello che un buon governante dovrebbe dire oggi agli italiani, con trasparenza e onestà. Altro che reddito di cittadinanza».
Oggi invece gli inglesi sembrano sull' orlo di una crisi di nervi.
«Gli inglesi sono dei poveracci. Hanno voluto giocare duro e adesso ne pagano il prezzo. Hanno rallentato per anni il processo di integrazione europea per interessi di parte. Per l' Europa sono come un grazioso gattino attaccato ai maroni».
La guerra commerciale tra Donald Trump e Pechino è arrivata a una svolta?
«Purtroppo Trump - della cui linea non condivido quasi nulla - arriverà a un accordo, ne ha bisogno in vista delle elezioni. Ma dazi selettivi sono necessari per ragioni di indipendenza economica, di sicurezza e di politica. Passate le elezioni del prossimo anno, il vento anti Cina in Usa soffierà più forte che mai e il "decoupling", lo scontro tra Est e Ovest, accelererà il passo».
Come giudica il vento sovranista che attraversa l' Europa?
«Non sono d' accordo con il fronte sovranista. Però la crociata contro l' immigrazione selvaggia è sacrosanta. Ci raccontano che è un fenomeno inarrestabile, ma non è vero. Ci sono battaglie che vanno combattute. Le navi delle Ong erano un andazzo inaccettabile, adesso grazie alla linea di Matteo Salvini non ci sono più.
Diamogliene atto».
Cosa le manca di più dell' Italia?
«Ben poco. Torno una volta l' anno. Forse mi manca la mia gioventù. Tra l' altro oggi la cucina italiana la trovi ovunque: quindi ho sconfitto anche la nostalgia dei tortellini».