VIALE DEL TRAMONTO – PEONES SUL PIEDE DI GUERRA PRONTI A FAR DIVENTARE IL SENATO UN VIETNAM: PRONTI A TUTTO PUR DI EVITARE LO SBARRAMENTO AL 5%. PROPORZIONALE VERO E CETRIOLO PER I “RESPONSABILI”. AL GRIDO DI “SAN MATTARELLA AIUTACI TU”
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Giuseppe Alberto Falci per la Stampa
Più si avvicinano le elezioni e più i "cespugli" parlamentari si agitano. Più il Pd e Matteo Renzi indicano la data del 24 settembre o del 22 ottobre, più i «responsabili» del Parlamento alzano il dito ed agitano lo spettro della Troika. Ecco perché evocano il solito principio. «Abbiamo fondato tutta la nostra azione sulla responsabilità. Si tenga separata la questione del governo da quella della legge elettorale», ripete come un mantra Enrico Costa, ministro degli Affari regionale in quota Alternativa Popolare, ovvero il nuovo contenitore di Angelino Alfano che annovera 27 senatori e 25 deputati.
La responsabilità è il comandamento di quei gruppi di Camera e Senato che rischiano la vita politica. E nelle ore in cui prende forma l' ipotesi di un sistema di voto simil tedesco, figlio di un accordo fra Pd e Forza Italia, e forse ora anche con i Cinque stelle i piccoli partiti, che raccolgono tutti i transfughi del Parlamento, temono l' estinzione politica. Alla prossima tornata elettorale in 240 potrebbero restare a casa.
In sostanza, circa un terzo del Parlamento. Con una soglia che si ipotizza del 5 per cento, otto sigle parlamentari (Alternativa Popolare, Ala-Scelta Civica, Civici Innovatori, Democrazia Solidale, Udc, Conservatori e Riformisti-Direzione Italia, Federazione della Libertà, Gal) saranno quasi certamente bocciate. «La soglia è uno dei problemi del sistema tedesco. Si parla di un 5%, dunque ci vogliono un milione e settecento mila voti», allarga le braccia Lorenzo Cesa, che immagina un grande contenitore con tutti i partiti che fanno riferimento al Ppe.
Cesa guida una truppa di 8 membri del Parlamento e dice: «Anche se siamo in pochi - spiega Cesa alla Stampa - siamo stati protagonisti di piccole battaglie, come quella sul fine vita». In autunno quando ormai con molta probabilità si terranno le elezioni anticipate potrebbero non varcare le aule di Montecitorio e di palazzo Madama uomini come Denis Verdini, Gaetano Quagliariello, il ministro Angelino Alfano, l' ex presidente della Camera Pierferdinando Casini. «Voteremo contro il modello tedesco».
Così Vincenzo D' Anna, senatore di Ala, il gruppo di Denis Verdini che annovera 32 parlamentari, e che da mesi determina gli equilibri della maggioranza a Palazzo Madama. «Non credo - conclude D' Anna - che questo sistema passi al Senato. Con tutte le nostre forze scongiureremo il ritorno alle urne». È netto nel giudizio Quagliarello, ex ministro, già tra i saggio di Giorgio Napolitano, guida 10 senatori in un gruppo che si chiama Federazione della Libertà: «Il sistema tedesco in Italia non si può applicare. E poi vorrei vedere prima il testo. Ad oggi siamo alle impressioni».
Ma se si tornasse al voto cosa farebbe FdL? «La fine della legislatura - risponde Quagliariello - non la possono certo determinare 3 persone. È di competenza del Capo dello Stato lo scioglimento delle Camera». Aggirandosi tra i da «cespugli» si trovano anche i "Conservatori e i Riformisti-Direzione Italia", 13 deputati e 6 senatori. Il portabandiera è Raffaele Fitto, ex enfant prodige di Forza Italia, che oggi si è messo in proprio, sogna un grande centro, ma esclude il ritorno alle urne.
Perché? «Votare subito - replica Fitto - ha un senso solo a una condizione: se c' è una legge che consente di dare una maggioranza a questo paese. Il tedesco non va in questa direzione. Quindi il rischio è che in una situazione economica come la nostra ci ritroveremmo la Troika». È la stessa opinione dei "Civici e Innovatori", gruppo parlamentare figlio della diaspora di Scelta Civica.
Andrea Mazziotti di Celso lo dice a chiare lettere: «Noi civici e innovatori siamo sicuramente d' accordo sul fatto che sia sbagliato tornare al voto». Insomma oggi i "cespugli" sono gli unici su cui può contare l' attuale esecutivo. «Non fermate Gentiloni - dice Lorenzo Dellai, capogruppo di Democrazia Solidale (13 deputati) - siamo per la sua conferma, è un governo che sta lavorando bene».