VIDEO: IL MOMENTO DELL’INCIDENTE DELL’AEREO A SAN DONATO MILANESE - IL FILMATO È STATO GIRATO DA UN’AUTO CHE VIAGGIAVA SULLA TANGENZIALE EST: NON SI VEDONO FIAMME E DALLA TRAIETTORIA SEMBRA ESCLUSA L’IPOTESI DI UN GUASTO AL MOTORE - È MOLTO PIÙ PROBABILE CHE IL PILOTA, IL MILIARDARIO DAN PETRESCU, SIA RIMASTO “ACCECATO” E DISORIENTATO DENTRO A UNA NUBE - ANCHE PERCHÉ SE L'UNICO MOTORE DEL "PILATUS PC-12/47E" VA IN AVARIA, IL VELIVOLO NON PRECIPITA IN PICCHIATA, MA TENDE A PLANARE. COSA CHE NON È SUCCESSA DOMENICA
-IL VIDEO DELL'INCIDENTE DELL'AEREO A SAN DONATO MILANESE
1 - AEREO CADUTO A MILANO, IL VIDEO DELL'INCIDENTE: ECCO GLI ULTIMI DUE SECONDI DEL PILATUS IN VOLO
Leonard Berberi e Cesare Giuzzi per www.corriere.it
Poco più di due secondi. Il video girato da un’auto che viaggia sulla Tangenziale Est. Sono le 13.07 di domenica 3 ottobre 2021. Dalla parte alta dello schermo, a qualche centinaio di metri d’altezza, all’improvviso spunta la sagoma di un aereo. E’ il Pilatus Pc-12 pilotato da Dan Petrescu totalmente fuori controllo.
L’aereo cade a piombo verso il capolinea della metropolitana gialla di San Donato che si vede in lontananza oltre i palazzi di Metanopoli. Solo negli ultimi metri la traiettoria si fa più parabolica, forse nel tentativo del pilota di riprendere quota.
Ma il velivolo è troppo basso e non c’è speranza. Pochi istanti dopo si vede l’esplosione e una palla di fuoco. Dalle immagini però non si vedono segni di possibili incendi a bordo del velivolo o di fiamme uscire dal motore. Anche se la distanza è molta e la risoluzione non perfetta.
Intanto gli inquirenti che indagano sul disastro hanno acquisito i filmati di nuove telecamere che potrebbero aver ripreso parte del volo e la caduta del Pilatus Pc-12. Si tratta di telecamere posizionate in prossimità dello scalo di Linate.
Le immagini sono ora al vaglio della Scientifica che sta cercando di «ripulire» i fotogrammi per verificare l’eventualità di un incendio al motore come riferito da alcuni testimoni oculari. I magistrati Mauro Clerici e Paolo Filippini, coordinati dall’aggiunto Tiziana Siciliano, rimangono cauti sull’ipotesi di un incendio a bordo in attesa di trovarne riscontro documentale dalle immagini o dalle analisi della scatola nera.
Anche perché nelle sue comunicazioni alla Torre di controllo il pilota Dan Petrescu, magnate romeno, non ne fa cenno né lancia alcun mayday. Peraltro gli inquirenti considerano complesso pensare a un incendio a bordo che si sia protratto così a lungo (quasi un minuto) considerato che il velivolo era carico di carburante. In simili casi gli esperti considerano davvero remoto che l’aereo riesca a raggiungere il suolo integro senza una esplosione in quota.
I magistrati hanno nominato il professor Marco Borri, ex docente del Politecnico e già responsabile del dipartimento di ingegneria Aerospaziale, consulente per le indagini tecniche. Nella mattinata di martedì 5 settembre i vigili del fuoco e gli investigatori dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, hanno effettuato un ulteriore sopralluogo per le analisi del cratere lasciato dai resti del Pilatus Pc-12 sul pavimento dell’edificio Atm di via 8 ottobre a Milano dove è avvenuto lo schianto che ha portato alla morte del pilota e dei sette passeggeri. Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Milano e della Lombardia iscriviti gratis alla newsletter di Corriere Milano. Arriva ogni sabato nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta cliccare qui.
L’AEREO CADUTO A MILANO: IL PILATUS PC-12 PILOTATO DA DAN PETRESCU RIMASTO «ACCECATO» DENTRO A UNA NUBE
Leonard Berberi per www.corriere.it
Chi conosce il modello di aereo caduto domenica ripete un aspetto: se l’unico motore del Pilatus Pc-12/47E va in avaria non precipita in picchiatacom’è accaduto al velivolo del miliardario romeno-tedesco Dan Petrescu. Semplicemente, spiega chi l’ha portato per centinaia di ore, «perché ha le caratteristiche strutturali di un aliante, quindi tende a planare».
Il team investigativo dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo dovrà chiarire anche questo aspetto. I Pilatus — confermano tre piloti esperti consultati dal Corriere — «sono aerei tecnologicamente avanzati».
L’avaria al motore «è da ritenersi un evento raro». Ma anche se succedesse ci sono procedure che aiutano a scendere abbastanza in sicurezza. Come? Il pilota «deve mettere l’elica “a bandiera” — spiegano — per evitare di fare resistenza all’aria: le pale ruotano e vanno “a coltello” contro il vento per aumentare il raggio di planata».
Ma questo richiede anche altri accorgimenti: «Bisogna impostare la velocità a 110 nodi (circa 204 chilometri orari, ndr) con carrello e flaps retratti». Ma prima chi è ai comandi deve fare una cosa: «Lanciare il mayday» alla torre di controllo. Cosa che non è avvenuta domenica scorsa.
Il Pilatus una volta a 5 mila piedi (1.524 metri, ndr) «disponeva di 12 miglia nautiche (22,2 chilometri, ndr) prima di toccare terra». Il pilota, «vista la posizione rispetto alla testata pista 36 aveva ampio spazio per tornare all’atterraggio se davvero fosse stata avaria motore».
Ma così, a leggere i tracciati dei quattro minuti di volo, non sembra essere stato. «L’unica cosa che giustifica quella perdita di quota», fino a 7.315 metri al minuto, «è lo stallo», sottolineano.
Ma anche in questo caso è presente una tecnologia a bordo che aiuta. «Il Pilatus è dotato di un anti-stallo “stick pusher” e “stick shaker”», spiegano i piloti. «Se il muso dell’aeroplano va troppo su, rischiando lo stallo, lo strumento lo porta ai valori corretti e allo stesso tempo fa vibrare la cloche per avvertire il pilota e invitarlo a rimettere in assetto l’aereo». Ma, è il sospetto degli esperti, se scatta il disorientamento spaziale — nel quale si finiscono per perdere i riferimenti geografici — l’aereo non si recupera più.
L’altro mistero da risolvere è relativo alla modalità di pilotaggio: chi era ai comandi seguiva le regole del volo a vista («Vfr») o strumentale («Ifr»)? Nel caso di Linate una volta decollato si sarebbe dovuto procedere con la modalità «Ifr» per una maggiore sicurezza. Se uno vola basandosi sulla propria vista bisogna anche essere addestrati perché, spiegano gli esperti, «appena ci si trova all’interno di una nube la situazione può sfuggire di mano in tre secondi finendo persino per ribaltarsi».
C’è poi il tema del pilota automatico. Se era inserito si può staccare soltanto se il velivolo finisce in una perturbazione — come un nembostrato, nube spessa e scura —: a quel punto si hanno pochi secondi per reinserirlo oppure si procede manualmente. Se non era inserito allora in mezzo a una perturbazione è facile essere vittima del disorientamento spaziale.
Altro elemento che fa molto discutere è la «piccola deviazione» dalla rotta autorizzata. Secondo gli esperti non c’era alcun motivo per discostarsi dal tragitto previsto. «L’unica possibile spiegazione — concordano — è che sia andato in confusione».