VIENI AVANTI, MACRON! - PURE HOUELLEBECQ, AUTORE DI 'SOUMISSION' SULLA FRANCIA DOMINATA DALL'ISLAM, SCEGLIE IL CENTRISTA: 'SONO TROPPO RICCO PER VOTARE LE PEN. E ME NE VERGOGNO' (VIDEO) - PENNAC: 'SONO ORRIPILATO DA CHI NON VA A VOTARE. BISOGNA FERMARE IL PARTITO DI MARINE, CHE È ANCORA XENOFOBA, OMOFOBA E RAZZISTA. MÉLENCHON MI HA SCANDALIZZATO''
1. HOUELLEBECQ NON VOTERÀ MARINE
David Pujadas e Léa Salamé per ''France 2'', traduzione di Elda Volterrani per ''la Repubblica''
Il romanziere francese Michel Houellebecq ha risposto giovedì sera alle domande della trasmissione Emission Politique di France 2.
Michel Houellebecq, lei ha seguito questa campagna elettorale?
«Sì, con un senso di disagio crescente che pian piano si è trasformato in vergogna».
Ha seguito i dibattiti tv?
«Se non altro ci ho provato, ma non fino alla fine. Quando vado in crisi mi addormento. So che è una reazione strana ma è così. Mi sono reso conto che la seconda Francia di cui si parla, la Francia periferica, che esita tra Marine Le Pen e il nulla, non la capisco, non la vedo, ho perso il contatto con essa. E questo, quando si vogliono scrivere romanzi, trovo che sia un errore professionale piuttosto pesante ».
E perché ha perso il contatto con quella Francia?
«Perché non la vedo più, adesso faccio parte dell' élite globalizzata, esporto anche in Germania, è assurdo. Eppure provengo anch' io da quella Francia».
Anche lei va a fare la spesa
«Ma quella Francia non abita nel mio quartiere, non abita nemmeno a Parigi. A Parigi Le Pen non esiste. Quella Francia abita nelle zone periferiche, zone poco conosciute. A volte si ha un piccolo scorcio, per esempio qualche mese fa ho visto un documentario sugli artigiani e i piccoli imprenditori che si suicidano, le loro grane con l' Rsi (sistema di previdenza sociale dei lavoratori autonomi dell' artigianato e del commercio, ndr.) ».
Lei capisce il malessere di quella Francia periferica, la violenza, la rabbia?
«Non lo capisco a sufficienza, insomma non potrei scriverci su un libro, ed è questo che mi disturba, per questo sono a disagio ».
Considerata la sua visione del potere politico e di come va il mondo, anche lei potrebbe provare la stessa amarezza?
«Ma la mia situazione è diversa. Io non credo al voto ideologico, di fatto credo più al voto di classe. So bene che è un termine antiquato, ma c' è una classe che vota Le Pen, una classe che vota Mélenchon, una classe che vota Macron e una classe che vota Fillon.
Sono facilmente identificabili, si riconoscono subito. Che io lo voglia o no, faccio parte della Francia che vota Macron, perché sono troppo ricco per votare Le Pen o Mélenchon, e non essendo un ereditiero non appartengo alla classe che vota Fillon».
Nei suoi libri ha raccontato il vuoto dell' Occidente, la fine del sacro, la morte dell' uomo bianco Con l' elezione di Trump si è parlato molto della rivincita dell' uomo bianco: secondo lei qui sta succedendo un po' la stessa cosa?
«No, penso che sia più una questione religiosa che politica, non credo che la politica c' entri poi molto. Quello che qui è venuto fuori - un fenomeno imprevisto - è un vero e proprio partito confessionale, più precisamente cattolico, di Jean-Frédéric Poisson (del partito chrétien-démocrate, ndr.) ».
Cosa l' ha sorpresa?
«Per una specie di impavidità e per la difesa dei valori cattolici.
Per un partito politico è una cosa insolita pronunciarsi così chiaramente sul piano religioso. Mi ha soprattutto sconcertato, perché credevo che il cattolicesimo fosse moribondo».
Le sue impressioni dalle primarie fino al dibattito tv tra Le Pen e Macron?
«Se non altro bisogna dire che è stata una campagna palpitante, è stata meglio di Borgen (serie tv danese su politica e media, ndr). Alla fine il risultato è veramente sconfortante. Insomma in partenza, molto tempo fa, c' era il bipartitismo, l' alternanza di destra e sinistra. Poi, con la comparsa del Front National, ha cominciato a non funzionare più. Da allora ci sono stati dei risultati aberranti con sconvolgimenti enormi. Il Partito socialista è scomparso, la destra non si sa se sopravviverà e alla fine di tutto ciò ci troviamo con tre candidati: Macron, Mélenchon e Le Pen, o forse anche quattro se la destra riesce a salvarsi, quindi un nuovo sistema ingovernabile».
Che cosa pensa del successo di Macron, la sua ascesa folgorante dice della nostra epoca?
«L' assetto della sua campagna elettorale mi sembra un po' una specie di terapia di gruppo per convertire i francesi all' ottimismo. Perché in realtà i francesi sono pessimisti. È normale: passiamo il tempo a paragonarci ai paesi del Nord, e in particolare alla Germania - una vera ossessione - allo scopo di svalutarci».
E lui ha riportato l' ottimismo, secondo lei?
«Ci ha provato».
Oggi si considera un ottimista o un pessimista, per sé stesso e per la Francia?
«Sono due argomenti ben diversi! Per la Francia, certo non credo che la crisi della democrazia sia risolta».
2. PENNAC: ORRIPILATO DA CHI NON VOTA
Pietro Del Re per ''la Repubblica''
«Sono orripilato da coloro che domani non andranno a votare con il pretesto che Macron sarà comunque eletto presidente», dice lo scrittore francese Daniel Pennac, l' inventore della saga Malaussène che su Le Monde di giovedì scorso ha pubblicato un appello contro l' astensionismo.
«Non votare né per Le Pen né per Macron significa metterli sullo stesso piano, e riconoscere a entrambi analoghi difetti, il che è ovviamente inaccettabile. E poi più voti otterrà l' estrema destra e più noi ci abitueremo a convivere con il Front National, un partito che è già stato pericolosamente sdoganato in Francia».
Signor Pennac, rivolgendosi al suo "caro amico astensionista", lei lo mette in guardia sui rischi di una Francia che potrebbe diventare simile alla Russia, all' Ungheria, alla Croazia. Lugubre prospettiva.
«Sì, gli dico di stare attento perché potrebbe rimpiangere la sua scheda bianca o, peggio, il suo voto per Le Pen, perché ci ritroveremmo in un Paese in cui ogni violenza e ogni barbarie saranno giustificate dall' autorità dello Stato».
Eppure Le Pen ha cercato di emendare gli aspetti più crudi del suo partito, di normalizzarlo. C' è riuscita?
«No, il Front National è rimasto lo stesso partito delle sue origini, e non si è minimamente evoluto. Basta vedere le città amministrate dall' estrema destra, dove xenofobia, omofobia e razzismo non sono un' astrazione ma l' incarnazione di una violenza reale, perché ogni differenza è mostrata col dito e vilipesa. Con Le Pen al potere questa violenza che al momento è soltanto verbale si trasformerebbe in violenza fisica».
Lei avverte poi l' astensionista che con l' estrema destra il ministero della Cultura si trasformerebbe in un ministero del folklore nazionale. In che senso?
«È quello che propone la candidata frontista: il suo programma prevede la fine della cultura, o quantomeno della cultura dell' innovazione, a vantaggio di quello che lei stessa chiama i valori nazionali, ossia del peggior "folklore gallico"».
Come giudica il "compagno" Jean-Luc Mélenchon che, dopo esser stato eliminato al primo turno, ha preferito non invitare i suoi elettori a schierarsi contro il Front National?
«Sono profondamente scandalizzato dal suo comportamento.
Quello che non mi piace del personaggio è il tono usato nei suoi comizi, che nasconde una personalità troppo irascibile. E poi ha certamente commesso un enorme errore politico: se invece di dichiarare di non voler interferire con la scelta dei suoi elettori al secondo turno li avesse invitati a schierarsi contro il Front National ciò gli avrebbe consentito di presentarsi oggi come la nuova forza dell' opposizione di sinistra ».
Perché stavolta l' unione repubblicana contro l' estrema destra ha difficoltà a compattarsi?
«Perché i due partiti tradizionali della destra e della sinistra si sono suicidati segando il ramo sul quale erano seduti. E perché sia tra i repubblicani sia tra i socialisti è mancata quell' autorità morale capace di creare l' unione in grado di contrastare il Front National. Ciò avrà delle gravissime conseguenze perché tra un mese ci saranno le legislative, e non oso immaginare che cosa potrà allora accadere».
Come spiega il successo in Francia di un personaggio come Le Pen?
«Con motivi economici. La classe media è stata negli ultimi anni funestata dalla mondializzazione, dalla delocalizzazione delle nostre imprese, dalla scomparsa dei mestieri e via elencando. E che fa il populista? Ebbene promette di restituire il lavoro, quindi l' identità sociale e quella nazionale.
È già accaduto negli Stati Uniti, dove con Trump è stato eletto il Joker di Batman, che critica le élite e disprezza i valori più umanistici. Da noi c' è anche la scomparsa del Partito comunista dunque la fine della sua gestione nelle città di provincia e nelle banlieue delle classi più povere. Il suo posto è stato occupato dal Front National».
Se fosse eletto, Macron potrebbe diventare un buon presidente?
«Ovviamente me lo auguro, ma ancora non saprei dire. Mi preoccupano le sue politiche economiche troppo liberali, ma di questo potremo discutere più in là. Adesso dobbiamo tutti andare a votare. E fermare l' ascesa di Marine Le Pen».