VOLETE CAPIRE QUANTO L’EUROPA FOSSE TERRORIZZATA DAL RECOVERY PLAN BY CONTE? SENTITE LA SODDISFAZIONE DI DOMBROVSKIS PER L’ARRIVO DI DRAGHI: "CON LUI I FONDI DEL RECOVERY SONO AL SICURO" - “ABBIAMO GIÀ AVUTO DISCUSSIONI INTENSE E COSTRUTTIVE CON LE AUTORITÀ ITALIANE SULLA BOZZA DEL PIANO MA, COSÌ COME PER ALTRI PAESI, È NECESSARIO ULTERIORE LAVORO…”
-Marco Bresolin per “la Stampa”
Il Recovery Fund rappresenta «un' opportunità unica per l' Italia, per invertire la rotta della sua economia, rendendola più forte e adatta per il futuro». E Mario Draghi è «un ottimo capitano che può portare a termine questo lavoro». Perché il premier incaricato è «capace di stare saldamente al timone anche durante la tempesta» e «non fugge di fronte alle decisioni difficili».
Solitamente misurato e piuttosto asettico nelle sue dichiarazioni, Valdis Dombrovskis fa uno strappo alla regola e abbandona il classico aplomb per lasciarsi andare in una serie di elogi all' indirizzo di Draghi. Un atteggiamento che ben descrive la soddisfazione con la quale il vicepresidente esecutivo della Commissione europea ha accolto la decisione del presidente Sergio Mattarella di affidare la guida del governo all' ex numero uno della Bce.
Dombrovksis confida a «La Stampa» le sue valutazioni sul nuovo governo nel giorno in cui la Commissione europea pubblica le previsioni economiche invernali.
Si tratta di numeri che secondo l' ex premier lettone «offrono una vera speranza in un momento di grande incertezza per tutti noi», anche se questo discorso vale per l' economia dell' Eurozona in generale, visto che il Pil dell' area euro dovrebbe raggiungere i livelli pre-crisi prima del previsto, vale a dire entro la metà del prossimo anno. Non tutti i Paesi, però, centreranno l' obiettivo: l' Italia, per esempio, non recupererà il terreno perduto prima del 2023.
«L'Italia è uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia e dalle sue ricadute economiche - ragiona Dombrovskis - e questo è in parte dovuto all' importanza del settore turistico. Le nostre previsioni invernali dicono che un ritorno dell' economia ai livelli del 2019 entro la fine del 2022 è improbabile».
Ma per il vicepresidente della Commissione non tutto è perduto e ci sono ancora speranze. Il motivo è molto semplice: «Le nostre previsioni - continua Dombrovskis - non tengono conto dell' impatto della Recovery and Resilience Facility». Anche perché un piano vero e proprio ancora non c' è e dunque i tecnici della direzione generale Ecfin non hanno potuto misurare gli effetti sulla crescita delle riforme e degli investimenti che saranno finanziati con i fondi Ue. Ci sono dunque ampi margini di miglioramento, anche se Dombrovskis non si sbilancia ed evita di quantificarli.
Però manda qualche segnale al nuovo governo su quella che dovrebbe essere la direzione di marcia per fare in modo che gli oltre 200 miliardi di sussidi e prestiti del Next Generation EU diano una spinta al Pil italiano, che al netto della crisi è fermo da troppo tempo. «Affinché l' Italia intraprenda un percorso di crescita più forte - avverte - è importante eliminare le strozzature esistenti nella pubblica amministrazione e nel mondo delle imprese».
Gli ostacoli legati alla burocrazia sono uno dei crucci di Bruxelles, che li ritiene un freno agli investimenti. Privati, ma anche pubblici. Si tratta di ostacoli da rimuovere al più presto, altrimenti l' Italia non centrerà l' obiettivo del Recovery Fund: spendere materialmente più di 200 miliardi in meno di sei anni. «Questo strumento - aggiunge - rappresenta una reale opportunità per attuare riforme e investimenti ambiziosi, per affrontare alcune sfide di lunga data, per stimolare la crescita e rafforzare la resilienza sociale ed economica».
Dombrovskis non butta via il lavoro fatto finora con il governo uscente, anzi. Ma bisogna fare di più. «Abbiamo già avuto discussioni intense e costruttive con le autorità italiane sulla bozza del piano - ammette -. Ma, così come per altri Paesi, è necessario ulteriore lavoro per far sì che il piano rifletta tutte le riforme e gli investimenti pertinenti. E che contenga tutte le informazioni necessarie che ci servono per arrivare a una valutazione positiva del piano». Il vicepresidente non lo dice esplicitamente, ma la Commissione vuole un maggiore impegno sulle riforme strutturali e chiede di fissare un calendario con tappe e obiettivi semestrali da raggiungere, pena la perdita delle rate.
Secondo Dombrovskis, Draghi ce la può fare: «Sono pienamente fiducioso che il nuovo governo, sotto l' abile guida di Mario Draghi, completerà con successo i passaggi che mancano in modo che i cospicui finanziamenti del Recovery possano iniziare ad arrivare il prima possibile».
Dombrovskis trova anche il tempo per qualche valutazione più personale sul futuro capo del governo italiano che conosce da molti anni. «La nostra lunga relazione professionale - ricorda - risale all' epoca in cui ero primo ministro della Lettonia, quando Mario si dimostrò molto favorevole al nostro ingresso nell' Euro. Ho sempre apprezzato il suo stile di lavoro. È preciso, conciso e va sempre dritto al punto».