VOLPI FA IL VOLPINO E CHIUDE IL COPASIR! DA BEN 70 GIORNI IL COMITATO PARLAMENTARE PREDISPOSTO AL CONTROLLO DEI SERVIZI NON SI RIUNISCE PIÙ. LA PRESIDENZA DEL COPASIR SPETTA PER LEGGE AD UN ESPONENTE DELL'OPPOSIZIONE. MA QUANDO IL CARROCCIO È ENTRATO IN MAGGIORANZA, IL LEGHISTA VOLPI NON SI È DIMESSO E HA CHIESTO UN PARERE AI PRESIDENTI DELLE CAMERE. IL PARERE RITARDA E NEL FRATTEMPO E’ TUTTO FERMO. L’APPELLO DELLA MELONI AL CAPO DELLO STATO...
-Fabio Martini per "la Stampa"
Nella distrazione generale da ben 70 giorni le porte dell'auletta del più delicato organismo del Parlamento italiano, il Copasir, sono chiuse. Sbarrate. Inaccessibili per i suoi componenti. Uno stallo irrituale, obiettivamente grave: da più di due mesi infatti il Comitato parlamentare predisposto al controllo dei Servizi non si riunisce più e dunque non può esaminare - con la necessaria urgenza e con la consueta riservatezza - tutte le questioni più delicate che riguardano la sicurezza del Paese.
Come quella, ma è una delle tante, che in queste ore riguarda l'attività di spionaggio che chiama in causa la Russia. Il presidente del Copasir, il leghista Raffaele Volpi, non convoca il Comitato per l'evidente imbarazzo nel quale si trova: la presidenza del Copasir spetta per legge, non per semplice prassi, ad un esponente dell'opposizione, ma da quando la Lega è entrata in maggioranza, Volpi non si è dimesso, come avevano fatto nel passato coloro che si erano trovati nella stessa condizione.
Volpi ha chiesto un parere ai presidenti delle Camere, parere che ritarda, ma essendo restato al suo posto, preferisce tenere chiuse le porte del Copasir, temendo forse che le riunioni possano risultare illegittime. E dunque da 70 giorni il Parlamento, attraverso i suoi dieci delegati, non può esercitare il suo controllo sull'attività dei Servizi. L'originalità della situazione è ben descritta dai precedenti e dalla legge istitutiva del Copasir.
Una legge (approvata non a caso all'unanimità) che risale al 2007: stabilisce che nella composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica - cinque deputati e cinque senatori- venga ogni volta garantita «la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni» e che presidente sia «eletto tra i componenti appartenenti ai gruppi di opposizione».
Il Copasir è l'unica Commissione per la quale una legge preveda che il presidente appartenga all'opposizione. Soltanto per prassi la presidenza della Commissione di vigilanza Rai, a intermittenza, è stata attribuita a esponenti dell'opposizione. Anche la presidenza della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato va ad un esponente dell'opposizione, ma per effetto di una disposizione regolamentare. Non di una legge. Legge sempre rispettata, anche con alcuni "eccessi" di stile.
Nel novembre del 2009 l'allora presidente del Copasir Francesco Rutelli, lasciando il Pd per dar vita all'Api, pur non avendo alcun obbligo, si dimise, lasciò la presidenza al partito che lo aveva portato in Parlamento e venne eletto un altro esponente dell'opposizione: Massimo D'Alema. E anche lui interpretò la legge senza "furbizie": nel novembre 2011, non appena il Pd entrò in maggioranza, si dimise dalla presidenza del Copasir. Ma la Lega, rimasta all'opposizione e che avrebbe avuto diritto a prendere la presidenza, annunciò che avrebbe votato per la permanenza di D'Alema, che infatti venne riconfermato alla presidenza per parere unanime dei gruppi parlamentari.
Raffaele Volpi era diventato presidente del Copasir il 9 ottobre 2019, un mese dopo il cambio di maggioranza che aveva portato il Pd in maggioranza e la Lega all'opposizione: l'allora presidente, Lorenzo Guerini, si era dimesso ed era stato eletto Volpi. Ma, nell'ennesima giravolta della politica italiana, quando la Lega è di nuovo tornata in maggioranza, Volpi non ha passato la mano. Se lo avesse fatto, la presidenza sarebbe passata automaticamente all'unico gruppo di opposizione: Fratelli d'Italia che ha il suo candidato "naturale" in Adolfo Urso. Volpi si è appellato ai presidenti della Camere, chiedendo se faccia testo il precedente D'Alema.
I costituzionalisti si sono espressi quasi in coro. Per tutti, Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale, «quando una prassi è contraria alla norma di legge è nulla e non può essere considerata come un precedente». Volpi non si è dimesso, ma può contare sul prolungatissimo silenzio dei presidenti delle Camere, che sarebbero divisi. Giorgia Meloni si appella al Capo dello Stato: «Non pretendiamo la presidenza ma è grave che le istituzioni tacciano». Ma l'appoggio di Enrico Letta potrebbe risultare decisivo per sbloccare un impasse senza precedenti.