VOTA TRUMP O CACCIA TRUMP: È PARTITO IL VOTO DI MIDTERM PIÙ AGGUERRITO DEGLI ULTIMI DECENNI, CHE DETERMINERÀ I PROSSIMI 2 (O FORSE 6) ANNI. SE I REPUBBLICANI VICONO O PAREGGIANO (TENGONO IL SENATO, PERDONO LA CAMERA) PER LUI È GIÀ UNA VITTORIA. UNA CAMERA DEMOCRATICA RALLENTEREBBE LE SUE POLITICHE SU TASSE, IMMIGRAZIONE, DEREGULATION E PUÒ FAR PARTIRE L'IMPEACHMENT (CHE MORIREBBE AL SENATO). IL PRESIDENTE PROMETTE UN RIMPASTO DOPO IL VOTO - INCOGNITA MALTEMPO SULLA EAST COAST
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- MIDTERM: ALLARME METEO SULLA EAST COAST, A RISCHIO AFFLUENZA
(ANSA) - Allarme meteo sulle Midterm. L'Election Day secondo le ultimissime previsioni sono quelle del cattivo tempo soprattutto ad est degli Stati Uniti dove nelle prossime ore sono in arrivo temporali e tempeste di vento. Secondo gli esperti queste condizioni meteorologiche rischiano di influire sull'affluenza alle urne, un dato che preoccupa sia i democratici che i repubblicani che hanno fatto l'ultimo tratto di campagna elettorale spronando gli elettori a votare.
Il fronte di aria molto fredda in arrivo provocherà piogge e scatenerà forti venti ovunque sulla costa orientale, dalla Florida al Maine, con le situazioni più critiche a New York, in Pennsylvania e in Virginia, non lontano dalla capitale federale Washington. Ma l'ondata di maltempo interesserà anche la regione a nord dei Grandi Laghi compresi il Michigan, il Minnesota e il North Dakota. Allerta anche in Mississippi.
- TRUMP PREANNUNCIA CAMBI GOVERNO DOPO MIDTERM
(ANSA) - Donald Trump ha preannunciato cambi nella sua amministrazione dopo Midterm, senza pero' fare nomi ne' indicare i tempi. "Le amministrazioni normalmente fanno cambiamenti dopo midterm", ha detto ai cronisti. Il tycoon ha detto di essere circondato da "alcune persone davvero di talento" e che "in gran parte" ama il suo esecutivo.
Trump si e' poi detto "sorpreso" dalla domanda se intende rimpiazzare il capo del Pentagono James Mattis, uno dei ministri che secondo media e rumors potrebbe andarsene presto."Perche' lo dovrei fare? Si tratta di un nuovo rumor? No, non intendo farlo. Sono rimasto sorpreso da questa domanda", ha dichiarato. Quanto al ministro dell'interno Ryan Zinke, pur elogiandone il "buon lavoro", ha assicurato che dara' un'occhiata alle varie inchieste che lo riguardano.
- ECCO COSA CAMBIA PER GLI USA SE TRUMP VINCE PERDE O FA PARI
Glauco Maggi per ''Libero Quotidiano''
Oggi martedì 6 con le elezioni di "metà mandato" si rinnovano un terzo dei 100 Senatori e l' intera Camera dei 435 rappresentanti. Il Congresso che entrerà in carica il primo gennaio 2019 affiancherà il secondo biennio del primo mandato quadriennale di Trump, e dalla sua composizione dipenderà la possibilità o meno del partito repubblicano (il "GOP") di continuare a legiferare con il vantaggio di avere un partner alla Casa Bianca. All' opposto, una vittoria Democratica alla Camera permetterebbe a Nancy Pelosi di ridiventare Speaker, e di decidere se avviare la procedura per l' impeachment, che è una promessa fatta da molti candidati DEM in campagna elettorale.
La previsione di massima, condivisa da sondaggisti e media, è che i Democratici oggi supereranno la soglia dei 23 deputati necessari a ribaltare la maggioranza alla Camera, mentre i Repubblicani manterranno la maggioranza al Senato, anche se è striminzita (51 contro 49). Ma i sondaggi, per non parlare dei media, valgono quel che valgono dopo il fiasco del 2016.
Per la cronaca, la media delle rilevazioni curata da Real Clear Politics dà, per la Camera, 202 deputati DEM sicuri, 196 deputati Repubblicani sicuri, e 37 seggi in bilico. Essendo la maggioranza pari a 218, il GOP ha un compito più arduo dei DEM, ma non impossibile: deve conquistare almeno 22 dei 37 seggi ballerini, mentre ai DEM ne bastano 16. Al Senato sta meglio il GOP, visto che i senatori sicuri sarebbero già 50, contro 44 DEM e 6 incerti. Comunque, anche con 50 repubblicani il controllo resterebbe del GOP, perchÈ in caso di stallo il vice di Trump (Mike Pence) entrerebbe in gioco in quanto presidente del Senato.
AGENDA RALLENTATA
Nell' ipotesi che va per la maggiore, il Palazzo sarebbe dunque diviso tra Trump presidente e la Camera di Nancy Pelosi.
L' effetto ovvio sarebbe lo stop all' agenda del GOP, che alla Camera non potrebbe avanzare il progetto di rendere permanenti i tagli fiscali (che scadranno nel 2025), di proseguire nella deregolamentazione in chiave pro-business, e di far passare una riforma della immigrazione che sistemi i clandestini «integrabili» e insieme sigilli i confini con il Muro.
La grande incognita, però, è quale modello seguirebbero Trump e la nuova Camera in mano ai DEM. Il pragmatismo di Bill Clinton, che lavorò proficuamente con lo Speaker Repubblicano Newt Gingrich che aveva conquistato la Camera proponendo il «contratto con gli americani» per riavviare lo sviluppo tagliando le spese statali? Oppure il radicalismo di Barack, che puntò le sue chanche di rielezione nel 2014 spostando a sinistra la linea del partito per costruire una coalizione su base identitaria (neri, ispanici, femministe e abortiste, gay, ambientalisti, universitari...)?
Trump, il non-ideologico per antonomasia, seguirebbe una terza via. Da un lato insisterebbe nella protezione di quelli che Hillary chiama i «deplorevoli», ossia gli operai delle fabbriche rifiorite per le sue politiche economiche, i minatori e i beneficiari del via libera al gas naturale via fracking e al rilancio energetico, i senza diploma oggi contesi dai datori di lavoro, essendo la disoccupazione al 3,7%.
E non cederebbe un millimetro nelle decisioni a protezione dei confini e della sicurezza. D' altra parte, però, potrebbe avventurarsi alla ricerca di un' alleanza con i DEM per far rinascere il piano delle infrastrutture: Trump non è un falco del rigore fiscale, come ha mostrato quando ha chiesto 700 miliardi per rafforzare l' esercito ma ha accettato che nella stessa finanziaria ci fossero miliardi di spese pubbliche care ai DEM.
TRADIZIONE
La tradizione vuole che il partito di un presidente al suo primo mandato perda la maggioranza alla Camera, se due anni prima l' aveva conquistata o mantenuta nell' anno del voto presidenziale. George W. Bush fu la sola eccezione nei tempi moderni nel 2002.
Non è stato così per Obama, che dopo aver stravinto nel 2008 vide i deputati DEM perdere 63 seggi, e la maggioranza, nel 2010. Prima di lui, anche sotto Bill Clinton, che era stato eletto nel 1992, i DEM diminuirono di 54 deputati la loro presenza alla Camera nel 1994, e diventarono minoranza. Il motivo, sostengono gli analisti, starebbe nell' istinto dell' elettorato a favorire il ricambio ai vertici dei poteri costituzionali, alternando periodi in cui un partito controlla sia la Casa Bianca sia i due rami del Congresso a fasi di governo diviso, con un presidente del GOP e uno o due rami del parlamento guidati dai DEM, o viceversa.
Questa tradizione sarà rispettata nel 2018? Stavolta l' appuntamento di medio termine è, innegabilmente, anche un referendum sul presidente, che nelle settimane recenti ha attraversato in lungo e in largo l' America per tenere comizi a favore dei candidati Repubblicani nei distretti e negli Stati cruciali.
Rompendo con la regola non scritta secondo cui un ex presidente non fa smaccata politica attiva dopo aver rappresentato la nazione intera e i suoi cittadini, anche Obama è sceso in campo come un militante, attaccando Trump.
In realtà, il "distacco presidenziale" è un costume dei Repubblicani: Bill Clinton fece campagna aperta per la rielezione di Obama.