VOTO A RENDERE - ''SBRIGHIAMOCI PRIMA DELLE ELEZIONI'': SAVOINI AVEVA FRETTA DI CHIUDERE L'AFFARE COI RUSSI PERCHÉ I SOLDI DOVEVANO ARRIVARE ALLA LEGA IN TEMPO PER FINANZIARE LA CAMPAGNA DELLE EUROPEE - I GIUDICI DEL RIESAME RICOSTRUISCONO GLI INCONTRI AL METROPOL, I PERITI SOSTENGONO CHE L'AUDIO PUBBLICATO DA ''BUZZFEED'' È AUTENTICO E NON MANOMESSO

-


 

 

savoini ascolta salvini a mosca

Giuseppe Guastella per il “Corriere della sera

 

È un sospetto che «emerge in maniera molto evidente» quello secondo il quale il 18 ottobre del 2018, intorno a un tavolo dell' Hotel Metropol di Mosca, si sia svolta una trattativa che, attraverso la compravendita di tre milioni di tonnellate di prodotti petroliferi, avrebbe dovuto portare 65 milioni di dollari nelle esangui casse della Lega. A confermare la fondatezza delle basi dell' inchiesta della Procura di Milano per corruzione internazionale, che ruota intorno Gianluca Savoini, uomo molto vicino al capo del Carroccio Matteo Salvini, sono i giudici del Tribunale del riesame.

 

salvini savoini

Nelle venti pagine di motivazioni con le quali confermano il sequestro di documenti, di una chiavetta usb e di tre telefonini trovati nelle perquisizioni in casa e nell' auto del presidente dell' associazione Lombardia Russia, i giudici ripercorrono le fasi iniziali delle indagini dei pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro, ai quali ora si è aggiunta la collega Donata Costa, coordinati dall' aggiunto Fabio De Pasquale.

 

GIANLUCA MERANDA 1

E nel farlo, confermano anche la validità del punto di partenza: la registrazione audio dell' incontro finita sul sito americano BuzzFeed che documenta come quel giorno i sei partecipanti si sono visti per definire gli ultimi dettagli di un affare che alla fine, oltre al finanziamento al Carroccio, avrebbe dovuto anche portare una tangente corposa nelle tasche di funzionari pubblici russi. Nel cellulare di Savoini e in quelli degli altri due indagati, l' avvocato Gianluca Meranda e il suo consulente bancario Francesco Vannucci, è stata trovata anche una foto degli appunti dell' accordo.

 

andrea mascetti

L' audio non ha subito manipolazioni, è integro secondo i tecnici informatici della Procura. Dalla trascrizione, per i giudici, emerge chiaramente la consistenza dei sospetti che hanno dato il via all' inchiesta. «Verosimilmente», scrivono, i tre indagati stavano «contrattando» con Andrey Yuryevich Kharchenko e Ilya Andreevich Yakunin, entrambi legati agli ambienti del premier Putin, e con un terzo russo, sulla cui identità la procura mantiene il riserbo, «l' acquisto da parte di Eni spa» (che ha sempre smentito, ndr.), dei prodotti petroliferi «prevedendo che una percentuale del prezzo pagato», quel 4%, «sarebbe stata retrocessa per finanziare la campagna elettorale del partito politico Lega».

 

Tra il 2 e il 6% sarebbe invece dovuto andato ai funzionari russi. Ci sono la «ripartizione dei compiti tra i correi», la «cristallizzazione degli accordi criminali» e la «necessità di essere prudenti» per «non destare sospetti sull' illecito ritorno del denaro», come chiede Savoini preoccupato perché «avremo i telescopi addosso. (...) Però mi fido dell' abilità di tutti noi». Bisogna «agire rapidamente per l' avvicinarsi delle elezioni europee» e contare sui «contatti in Banca Intesa necessari per il passaggio del denaro», che sarebbero forse dovuti passare per il consigliere del cda Andrea Mascetti, al quale sembrano far riferimento. Anche lui ha sempre smentito.

IL TAVOLO DEL METROPOL