AL VOTO, AL VOTO! - DIPENDESSE DA MATTARELLA SI VOTEREBBE NELLA PRIMA DATA UTILE, CIOE’ DOMENICA 25 SETTEMBRE - PERÒ QUEL GIORNO RICORRE LA VIGILIA DEL CAPODANNO EBRAICO. PER CUI È PROBABILE CHE LA SCELTA ALLA FINE CADA SULLA DOMENICA SUCCESSIVA, IL 2 OTTOBRE. IN QUESTO MODO, CALENDARIO ALLA MANO, IL FUTURO GOVERNO ENTREREBBE IN AZIONE INTORNO A METÀ NOVEMBRE: ANCORA IN TEMPO, FORSE, PER VARARE LA LEGGE DI BILANCIO PRIMA DI CAPODANNO E SCONGIURARE DI UN SOFFIO L'ESERCIZIO PROVVISORIO. CIOÈ LA PARALISI AMMINISTRATIVA - PRIMA DI SCIOGLIERE LE CAMERE, MATTARELLA POTREBBE PARLARE IN TV AGLI ITALIANI (A DIMOSTRAZIONE CHE LA SITUAZIONE E' MOLTO SERIA...)


Ugo Magri per “la Stampa”

 

mattarella draghi meme

Il «miracolo» non c'è stato, e dunque andremo ineluttabilmente a votare. Sul Colle nessuno si era fatto illusioni prima, tantomeno se le fa adesso, dopo il pessimo spettacolo di ieri. Ma la Repubblica ha il suo galateo, le istituzioni procedono secondo i loro ritmi a volte maestosi. Dunque anzitutto dovrà concludersi il dibattito parlamentare che è importantissimo, in quanto fa emergere agli occhi dei cittadini le responsabilità di questa crisi, chi l'ha provocata (i Cinque stelle) e chi vi è balzato cinicamente a cavallo (il centrodestra).

 

sergio mattarella mario draghi

In Senato il governo ha ottenuto una fiducia politicamente insostenibile, con soli 95 voti a favore; oggi tuttavia si replica alla Camera. Anche lì dovrebbe esserci un dibattito, e pure nell'aula di Montecitorio sono previste delle votazioni. Mario Draghi deciderà il da farsi, se prendervi parte o tagliare corto anticipatamente. Tutto, ma proprio tutto, fa ritenere che presto o tardi il premier salirà le rampe del Colle per dare le dimissioni, questa volta definitive.

 

Però ieri sera non l'aveva ancora fatto e non sarà certo il capo dello Stato a mettergli fretta. Per rispetto tanto di Draghi quanto del Parlamento. Ciò significa che, come in una serie tivù, dobbiamo attenderci nuovi colpi di scena, e magari un lieto fine di cui al momento non si scorgono le premesse?

 

LE DIMISSIONI DI MARIO DRAGHI BY OSHO

L'«happy end» pare del tutto escluso. Chi immagina qualche carta misteriosa tenuta in serbo dal Quirinale è fuori strada: le magie sono esaurite. Ma ci sono, appunto, delle procedure da rispettare. Ad esempio, quando il premier salirà a dimettersi Sergio Mattarella lo pregherà di restare in carica «per il disbrigo degli affari correnti». Oppure, come usa dire, per «l'ordinaria amministrazione».

 

Che cosa significa in concreto? Draghi potrà partecipare ai prossimi summit internazionali e lì rappresentare l'Italia, su questo non ci piove. A maggior ragione vedrà i sindacati per discutere di cuneo fiscale, di salario minimo e di tutte le altre questioni al centro del negoziato. In caso di emergenza economica, energetica o sanitaria, il governo dimissionario verrà autorizzato dal Colle a emanare decreti che tuttavia, come tutti i provvedimenti d'urgenza, andranno convertiti in legge entro i canonici 60 giorni.

 

Mattarella al concerto per gli ambasciatori 2

L'unico vero insormontabile handicap dell'ordinaria amministrazione è che il premier non ha più l'arma della fiducia per imporre la disciplina parlamentare. Impossibile dunque mandare avanti un piano di riforme, specie se ambiziose, comprese quelle necessarie per incassare i miliardi europei. Ecco perché serve un governo nella pienezza dei suoi poteri. Ed ecco come mai, una volta che Draghi avrà dato le dimissioni, Mattarella scioglierà le Camere senza le lungaggini delle consultazioni.

 

matteo salvini al matrimonio berlusconi fascina 1

Quello che vogliono i partiti è già chiaro agli occhi del presidente. Ha personalmente chiamato Matteo Salvini e Silvio Berlusconi per farselo illustrare. Entrambi ieri hanno letto per telefono a Mattarella il comunicato della rottura, in cui pretendevano la nascita di un Draghi-bis con altre facce e nuovi programmi. Musica dell'avvenire. L'uomo del Colle ne ha preso atto senza commenti, perché il tempo delle manovre si è esaurito, l'ultima parola tornerà al popolo sovrano.

 

Se dipendesse da Mattarella si voterebbe non appena lo consentono le lungaggini organizzative e burocratiche. Calcolando 60 giorni per le liste e il resto, la prima data utile cadrà domenica 25 settembre.

letta conte di maio

 

Però quel giorno ricorre la Vigilia del Capodanno ebraico, una festa importante. Per cui è probabile che la scelta di Mattarella alla fine cada sulla domenica successiva, il 2 ottobre.

In questo modo, calendario alla mano, il futuro governo entrerebbe in azione intorno a metà novembre: ancora in tempo, forse, per varare la legge di Bilancio prima di Capodanno e scongiurare di un soffio l'esercizio provvisorio. Cioè la paralisi amministrativa.

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Chiunque vincerà le elezioni non potrà accusare il Quirinale di aver menato il can per l'aia. Tutto adesso dipende da Draghi, spiegano da quelle parti. Se in giornata il premier si dimetterà, le decisioni di Mattarella saranno rapide perché lungamente meditate. Il governo delle larghe intese era nato come ultima spiaggia, la sua fine travolgerà questa XVIII legislatura segnata dai populismi. Il presidente la scioglierà con il cuore gonfio di rammarico per i contraccolpi che ne riceveranno l'Italia, l'Europa, l'intero Occidente democratico.

 

Però prima di firmare il decreto che manda tutti a casa l'uomo del Colle ne spiegherà pubblicamente le ragioni. Magari presentandosi davanti alle telecamere per rivolgersi direttamente agli italiani, come in altri momenti altrettanto drammatici nella vita della Repubblica. Chi lo conosce prevede che non farà sconti a nessuno. Sarà un momento di trasparenza democratica e, soprattutto, di verità.