1. VUOI VEDERE CHE SERVIRÀ UNA FOGLIA DI FICO PER COPRIRE LE VERGOGNE DI LUIGI DI MAIO?
2. IL PRESIDENTE DELLA CAMERA, SU MANDATO DI MATTARELLA, VA A BRUXELLES A STRINGERE LE MANI AI “NEMICI DELL’EUROPA”, CIOE’ JUNCKER E MOSCOVICI. AUSPICA UN “DIALOGO CON LA COMMISSIONE EUROPEA IN VISTA DEL DEF” E STEMPERA LE TENSIONI TRA M5S E L’UNIONE
3. DI MAIO È RIMASTO L'UNICO TORDO IN PRIMA FILA A DIFENDERE UN DEF CHE NELLE PROSSIME SETTIMANE POTREBBE FARE DEFLAGRARE UNO SCONTRO CON L'UE E I MERCATI FINANZIARI
4. RIVOLUZIONE CINQUESTELLE IN ARRIVO: GRILLO HA PRESO LE DISTANZE DAL M5S, DI BATTISTA SCALDA I MOTORI ALL’ESTERO, FICO SI EURO-ACCREDITA COME GRILLINO DAL VOLTO UMANO…
1 - FICO A BRUXELLES IRRITA LA LEGA E M5S: «PURCHÉ NON CI SPIAZZI»
Simone Canettieri per “il Messaggero”
A tarda serata, dopo aver letto decine di dichiarazioni in controtendenza con il M5S, chi siede alla destra di Di Maio mette subito le mani avanti: «Certo che sì: il viaggio di Roberto era concordato con Luigi, prima di partire abbiamo fatto un punto per non trovarci spiazzati...». Anche se l' effetto sembra quello. Tanto che dalla parte opposta del governo, in casa Lega, bollano il tour del presidente della Camera con una battuta: «Chiedete ai grillini, non è certo un problema nostro...».
La colomba Fico da ieri è a Bruxelles a stringere mani ai «nemici dell' Europa», come Di Maio e Salvini chiamano Juncker e Moscovici. A mettere i fiori nei cannoni dei vicepremier. Un tour diplomatico che, a sentire il diretto interessato, non è diplomatico. Tanto che alle domande dei giornalisti incuriositi per la duplice (anzi triplice) parte in commedia e sulle possibili incongruenze logiche, il movimentista risponde così: «Non parlo a nome del governo». E dunque di chi?
La prima giornata di incontri è «stata molto franca», dice ancora il leader della minoranza M5S che dà l' idea di essere in missione. Fonti della presidenza di Montecitorio dicono che dietro al viaggio ci sia la copertura del Quirinale, molto attento e preoccupato dal rapporto con l'Europa soprattutto per la questione migranti e, ancora di più, per quella dei conti.
La prima, si sa, è una battaglia di Fico e della truppa fichista che siede in parlamento. E così nel dubbio dei ruoli, il presidente della Camera auspica «dialogo con la commissione europea in vista del Def». E forse lo fa per costruire un precedente in caso di bocciatura da giocarsi a uso interno: io l' avevo detto. Poi sempre lui fa capire che sostanzialmente Pierre Moscovici, il commissario agli Affari economici, è a favore del reddito di cittadinanza: «Abbiamo convenuto tutti di abbassare i toni, il commissario è d' accordo sulla lotta alla povertà».
L'INTESA
Fico non commenta le parole di Salvini (in buona sostanza di Di Maio) su Moscovici. E questi dopo l' incontro lo elogia: «Da lui discorsi europeisti apprezzabili». In casa Lega leggono queste parole e scuotono la testa. E dalle parti del M5S aprono le braccia. Ma è anche il giorno in cui Di Maio è a Berlino, e quindi la mossa di Fico passa senza commenti. Anche perché a nessuno sfugge da sempre la sua intenzione di differenziarsi e di spostare l' asse all' interno del M5S.
Per questioni interne, ma anche esterne in vista della competizione con la Lega (c' è attesa per il suo intervento a Italia 5 Stelle). Ieri Fico si è anche visto con il capogruppo dei Socialisti e Democratici Udo Bullmann. E oggi chiusura con il presidente Juncker. Scherzano gli uomini di Salvini: «Ci sarà un brindisi?».
2 - TUTTI IN FUGA DA DI MAIO E ORA RISCHIA LA POLTRONA
Adalberto Signore per “il Giornale”
Passano i giorni e, ora dopo ora, Luigi Di Maio resta il solo vero frontman di un Def su cui si vanno moltiplicando dubbi e perplessità. Non ci sono, infatti, solo i timori degli euroburocrati di Bruxelles o dei mercati finanziari che, non è un mistero, con l'Italia sono mai stati teneri. Ma anche le diffidenze di buona parte del mondo produttivo del nostro Paese che stanno lentamente ma inesorabilmente facendo breccia nella Lega. Non è affatto un caso, dunque, che tutti i protagonisti della partita del Def stiano seguendo la via della prudenza.
A partire da Giuseppe Conte che sa bene quanto le previsioni avanzate nella Nota al documento di politica di bilancio rischino seriamente di far saltare l'intero banco. Ecco perché, pur prigioniero di M5s e Lega, il premier ha studiato un possibile piano B nel caso lo spread andasse fuori controllo (ieri ha chiuso a 303 dopo aver toccato quota 310).
Anche Giovanni Tria nelle ultime ore ha preferito la via dell'immersione, anche perché dopo avere ceduto sul rapporto deficit-Pil al 2,4% l' immagine che meglio lo racconta è quella data dall' esilarante imitazione di Maurizio Crozza («hanno preso la mia famiglia, avvertite l'Onu», è il cartello che tira fuori il ministro-ostaggio del governo). Infine Matteo Salvini.
Il leader della Lega, infatti, difende sì un Def che porta anche la sua firma, ma restando non uno ma dieci passi indietro e preferendo concentrare la sua comunicazione su altri temi. Quello della sicurezza, su tutti. Ma ieri anche Riace e l'asse con Marine Le Pen. D' altra parte, non è un segreto che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti si sia fatto in questi giorni portatore delle preoccupazioni del mondo produttivo del Nord e del Nord-Est in particolare.
Così, Di Maio è restato l'unico in prima fila nel difendere un Def che nelle prossime settimane potrebbe fare deflagrare uno scontro con l' Ue e i mercati finanziari le cui conseguenze - anche sui risparmi degli italiani - sono imprevedibili. Insomma, per dirla con Vittorio Gassman nell' Audace colpo dei soliti ignoti, «quei quattro cornuti m' hanno rimasto solo». Una situazione ad alto rischio per il vicepremier, che per recuperare il terreno perso su Salvini in questi mesi di governo deve per forza portare a casa il reddito di cittadinanza.
Per questo è disposto a giocarsi il tutto per tutto. Perché, vociferano nel Movimento, il suo ruolo di leader è sempre più in discussione. Il consenso perso a favore della Lega e le concessioni a Salvini sul fronte immigrazione lasciano molti dubbi tra i big dei Cinque stelle. A partire da Alessandro Di Battista che in privato è da qualche settimana che non lesina critiche.
«Luigi si sta facendo mettere all'angolo», confidava giorni fa a un collega di partito. Una riflessione che probabilmente condivide un altro esponente di peso dei Cinque stelle come Roberto Fico. Proprio ieri il presidente della Camera era a Bruxelles dove ha incassato le lodi del commissario Pierre Moscovici che ha elogiato il suo «apprezzabile europeismo».
E chissà cosa pensa Beppe Grillo. Molti, infatti, lo raccontano distante. Di certo, c' è che il video in cui il comico genovese commenta la copertina che Forbes ha riservato a Di Maio è piuttosto irridente. «C' aggia fà cu te, sì 'nu guaglione napoletano», lo sfotte Grillo in un video che poi posta sul suo blog. L'aria intorno a Di Maio, dunque, si sta facendo pesante.
Complici anche le ripetute scivolate di Rocco Casalino, potentissimo portavoce del premier ma legato a doppio filo al ministro del Lavoro e dello Sviluppo. Si dovesse per qualche ragione imboccare la via di una crisi di governo, insomma, nel Movimento quella di Di Maio potrebbe essere la prima testa a saltare. Sarebbe lui il responsabile del fallimento, e avanti un altro per l' eventuale campagna elettorale per le Europee. Uno scenario sul quale starebbero ragionando anche negli uffici milanesi della Casaleggio Associati.