WEINSTEIN, CHE SFIGA – L’EX PRODUTTORE CINEMATOGRAFICO È STATO RICOVERATO IN OSPEDALE, A NEW YORK, PROPRIO ORA CHE È STATA ANNULLATA LA CONDANNA A 23 ANNI DI CARCERE. IL SUO AVVOCATO ACCUSA LA DIREZIONE DEL CARCERE PER LE CONDIZIONI IN CUI È IMPRIGIONATO: “È UN SETTANTADUENNE MALATO. HA PROBLEMI DI CUORE, DIABETE MA NON LO TRATTANO BENE, NEMMENO UN SORSO D’ACQUA...” – “L’ANNULLAMENTO DELLA SENTENZA INFLUENZERÀ ANCHE IL PROCESSO SU TRUMP PERCHÉ…”
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Harvey Weinstein ricoverato in ospedale. I legali accusano il carcere
AGI - Due giorni dopo l'annullamento della condanna a 23 anni di carcere, l'ex produttore cinematografico Harvey Weinstein, 72 anni, è stato ricoverato in un ospedale di New York per sottoporsi a una serie di esami medici.
Il ricovero arriva dopo la decisione della corte d'appello statale che aveva cancellato la condanna per due violenze sessuali, comminata a New York nel 2020, a causa di una serie di "errori madornali" nell'allestimento del processo. Tra gli errori che i giudici della corte d'appello hanno considerato gravi c’è stata la convocazione tra i testimoni di presunte vittime per reati che non erano stati inclusi nell'atto di incriminazione nei confronti di Weinstein.
L'imputato, avevano sostenuto i giudici nell'annullare la sentenza, si era ritrovato a doversi difendere in aula da accuse che non gli erano state contestate. In una dichiarazione scritta diffusa dal suo avvocato, Arthur Aidala, i medici "lo hanno visitato e mandato al Bellevue Hospital. Sembra che (Weinsterin, ndr) abbia bisogno di molto aiuto, anche fisicamente. Ha molti problemi, e si sottoporrà a tutta una serie di esami".
Malato di diabete, con problemi alla vista e al cuore, Weinstein non è tornato un uomo libero, perché alla condanna inflitta dal tribunale di New York si è aggiunta quella a 16 anni di carcere decisa dalla corte di Los Angeles, per un'altra violenza sessuale. Il suo avvocato ha accusato la direzione del carcere, dove è stato detenuto finora l'ex mogul di Hollywood, di averlo tenuto in condizioni precarie, al punto che le guardie carcerarie gli "avrebbero negato persino un goccio d'acqua" e la possibilità di andare in bagno. "È un uomo malato di 72 anni", ha aggiunto. Da tempo il team legale di Weinsterin sta cercando di ottenere gli arresti domiciliari per il suo assistito, e la richiesta verrà rilanciata dopo l'annullamento di una delle due condanne.
L’AVVOCATO DI WEINSTEIN: «COSÌ QUESTA SENTENZA POTRÀ CAMBIARE IL PROCESSO A TRUMP»
Estratto dell’articolo di Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”
Arthur Aidala è l’avvocato di Harvey Weinstein. Ha ottenuto in appello la revoca della condanna a 23 anni di carcere per il suo cliente, trasferito venerdì dal nord dello Stato di New York al carcere di Rikers ma poi subito in ospedale, in attesa di capire se il processo si rifarà. «È un settantaduenne malato», ha detto l’avvocato: problemi di cuore, diabete... Nel trasporto «non l’hanno trattato bene, nemmeno un sorso d’acqua...».
C’è anche la possibilità che il caso venga chiuso: «Dipende dalla principale testimone», Mimi Haleyi. «Prima del processo non aveva ricevuto soldi, dopo ne ha avuti molti dall’assicurazione di Harvey, quindi ha meno incentivi» secondo Aidala. «Se dice al procuratore: “Non voglio riaffrontare tutto questo, per favore”, non vedo come lui possa forzare una presunta vittima di abuso sessuale...». Resta comunque un’altra condanna a 16 anni in California.
Origini siciliane (Bronte), nato a Brooklyn, suo padre gli proibiva di guardare Il Padrino perché non voleva che subisse il fascino della malavita, «romanticizzata nella comunità italo-americana»: Aidala ha seguito le orme dei nonni, uno laureato in Legge nel 1933 «quando non s’era mai sentito che un italoamericano potesse farlo», l’altro giornalista.
Dalla scrivania a Midtown, circondato da foto di familiari e amici come il giudice della Corte suprema Antonin Scalia («quasi uno zio»), alle 18 va in onda con il suo podcast: The Arthur Aidala Power Hour .
Il caso Weinstein influenzerà il processo a Trump in corso a New York per i pagamenti a Stormy Daniels?
«La ragione per cui penso che lo influenzerà è che credo che mostrerà al giudice Merchan del processo Trump che la Corte d’appello ha il potere di revocare una condanna anche in un caso di alto profilo come quello di Weinstein.
Trump può essere impopolare a Manhattan, dove ha perso con il 13% contro l’87% dei voti, ma a livello nazionale è 50-50. Weinstein non piaceva al 100% e la Corte ha avuto il potere di dire: non è un processo equo, dovete rifare tutto. La Corte sta dicendo a Merchan: “Giudice, segui le regole. Se non lo fai solo perché hai un imputato famoso, revocheremo. E non vuoi che succeda, sarebbe imbarazzante”».
La Corte ha contestato l’ampia discrezionalità data alla Procura nel controinterrogatorio, che spinse Weinstein a non testimoniare.
«Il giudice aveva permesso di parlare di quasi 40 cose che Weinstein aveva fatto dai 28 ai 68 anni: un litigio col fratello, insulti a un cameriere... La Corte d’appello ha detto: non si può, vogliamo incoraggiare l’imputato a dire la sua versione, non scoraggiarlo con un numero di prove tale che non possa testimoniare».
E nello stabilire i temi su cui può essere controinterrogato Trump, Merchan sta permettendo tanto?
«Sta permettendo tanto. Ma sono sicuro che sta rivalutando le decisioni sulla base del caso Weinstein. Un editoriale del New York Times sul caso Weinstein parla di “tragedia”, ma secondo me non hanno letto l’opinione dei giudici: la legge era stata cestinata per condannare un essere umano per via della pressione del movimento MeToo.
L’altro aspetto è che consentire quattro ulteriori testimoni in un caso che ne prevedeva tre è un pregiudizio contro un cittadino ed è vietato. È stato fatto perché è Weinstein. E la mia paura è che è quello che stanno facendo con Trump sotto alcuni aspetti. E inoltre è intrappolato, non è fuori a fare campagna elettorale...».
Anche nel caso Trump, il giudice ha consentito altri testimoni non direttamente legati ai pagamenti a Stormy. Un altro presupposto per una possibile revoca?
«Assolutamente sì. È la prima volta che viene processato un ex e forse futuro presidente. Stanno usando leggi mai usate prima, cercando di trasformare reati minori in crimini e di usare crimini federali per giustificare un procedimento statale: quindi sì, è un abuso del sistema» […]