WHITE LIVES MATTER - UN MANIFESTANTE NERO METTE IN SALVO UNO DEGLI ATTIVISTI DI DESTRA CHE ERA VENUTO A CONTESTARE LA PROTESTA DI ''BLACK LIVES MATTER''. SI TRATTA DI PATRICK HUTCHINSON, PERSONAL TRAINER GIÀ DEFINITO EROE: ''HO VISTO UNA PERSONA IN DIFFICOLTÀ MI SONO BUTTATO A TERRA ANCH’IO E, SOTTO CALCI E PUGNI, HO PROVATO A TIRARLA FUORI DA LÌ, PROTEGGENDOLA CON IL MIO CORPO. SE I TRE POLIZIOTTI CHE ERANO INERTI INTORNO A GEORGE FLOYD AVESSERO AGITO, ORA SAREBBE VIVO''
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Antonello Guerrera per www.repubblica.it
È l’immagine che potrebbe riconciliare Londra e il Regno Unito spaccati dalle proteste e dalle polemiche degli ultimi giorni, travolgenti anche qui dopo l’uccisione di George Floyd in America. È un’immagine di pietas, di compassione, che da ieri sera sta facendo il giro del Paese e della Rete.
È un’immagine che infonde speranza e fiducia nonostante le lacerazioni razziali e le ferite sociali di questi ultimi giorni, riapertesi oltremanica dopo le manifestazioni antirazziste di Black Lives Matter due weekend fa, gli scontri che ne sono scaturiti, lo sfregio alla statua di Churchill, vergata da un giovane manifestante nero con “era un razzista” fino alla contromanifestazione di hooligan ed estrema destra di ieri: scontri con la polizia, giornalisti picchiati (tra cui l’italiano Corrado Amitrano) e l’oltraggio della targa a Keith Palmer, il poliziotto inglese ucciso dall’Isis nel 2017 a Westminster, che un dimostrante (poi arrestato) ha scambiato per orinatoio.
Ora però, l’immagine che potrebbe cambiare molte cose. Un uomo nero, muscoloso, con jeans e maglietta, che si carica sulle spalle un manifestante opposto e contrario, bianco, di destra. Non per scontrarsi fisicamente con lui, visto che intorno, all’esterno della stazione londinese di Waterloo, infuria la battaglia tra gli attivisti di Blm e hooligan e destra radicale. Anzi: lo porta in braccio proprio per salvarlo dalla violenza, dato che è ferito.
Dell’uomo bianco soccorso ancora non si conosce il nome. Di chi lo ha aiutato sì: si chiama Patrick Hutchinson, londinese, padre di due figli ed esperto di arti marziali. Questa sua passione e il fisico roccioso lo hanno facilitato nell’impresa. “Ma non sono un eroe, mi hanno aiutato anche altre persone”, ha raccontato alla tv britannica Channel 4. “Stavano pestando quell'uomo. Era in pericolo di vita. Così ho deciso di agire”.
“È stato un attimo, non ti rendi davvero conto di quanto sia pericoloso”, continua Hutchinson. “Ho visto una persona in grossa difficoltà allora mi sono buttato a terra anch’io e, sotto calci e pugni, ho provato a tirarla fuori da lì, proteggendola con il mio corpo. Ho ricevuto moltissimi colpi anch’io ma per fortuna altri mi hanno fatto scudo. Non sono un eroe. È stato un lavoro di squadra”.
Hutchinson fa un parallelo toccante: “Se allo stesso modo i tre poliziotti che erano inerti intorno a George Floyd in America avessero agito, mentre stava per essere ucciso, sarebbe ancora vivo. Invece non lo hanno fatto”.
Il gesto eroico di Hutchinson dovrebbe essere la normalità: la fratellanza e la solidarietà tra esseri umani. Invece ce ne stupiamo, segno di tempi non confortanti. Eppure la sua generosità è anche il segno che si può restare umani, persino nella violenza. E che un mondo migliore è sempre possibile.