ZELENSKY NON È ANCORA ARRIVATO MA BERGOGLIO FA GIÀ CAPIRE IN CHE DIREZIONE ANDRÀ IL LORO COLLOQUIO: “QUANDO IMPAREREMO CHE INVESTIRE NEL BENESSERE DELLE PERSONE È MEGLIO CHE SPENDERE RISORSE NELLA COSTRUZIONE DI ARMI LETALI?” – A PALAZZO CHIGI TEMONO IL TONO CHE POTREBBE USARE IL PONTEFICE, CHE TENTENNA E NON SI SCHIERA – IL PRECEDENTE CON IL PREMIER SHMYHAL, DUE SETTIMANE FA: L’UCRAINO APOSTROFAVA PUTIN COME “DITTATORE”, MENTRE BERGOGLIO CONTINUAVA A DIRE “PRESIDENTE”
-IL PAPA, QUANDO IMPAREREMO A NON SPENDERE RISORSE PER LE ARMI?
(ANSA) - "Quando impareremo dalla storia che le vie della violenza, dell'oppressione e dell'ambizione sfrenata di conquistare terre non giovano al bene comune? Quando impareremo che investire nel benessere delle persone è sempre meglio che spendere risorse nella costruzione di armi letali?".
Sono alcune delle domande che il Papa si è fatto nel corso dell'incontro con i nuovi ambasciatori accreditati presso la Santa Sede (Islanda, Bangladesh, Siria, Gambia e Kazakhstan). "Quando impareremo che le questioni sociali, economiche e di sicurezza sono tutte collegate? Quando impareremo che siamo un'unica famiglia umana, che può veramente prosperare solo quando tutti i suoi membri sono rispettati, curati e capaci di offrire il proprio contribuito in maniera originale?". "Finché non arriveremo a questa consapevolezza, continueremo a vivere - ha concluso il Papa - quella che ho definito una terza guerra mondiale combattuta a pezzi".
INCOGNITA FRANCESCO
Estratto dell’articolo di Valerio Valentini per “il Foglio”
[…] Quanto al tono che il Papa terrà con Zelensky, quella è una domanda assai più delicata, a Palazzo Chigi. Tanto più che oggi, notano le feluche meloniane, ricorre la Madonna di Fatima: la stessa in nome della quale, dopo l’avvio dell’invasione di Putin, Bergoglio benedì, congiuntamente, russi e ucraini.
E insomma si capisce che per il leader ucraino fare scalo a Roma significa anzitutto poter varcare le Mura vaticane, essere ricevuto da quel Papa che finora ha sempre tenuto un atteggiamento di caparbia equidistanza, tra aggressore e aggredito, tra Zelensky e Putin.
Perfino sul piano nominale, va detto. Deve essersene accorto anche Denys Shmyhal, il primo ministro ucraino, se è vero che non ha potuto fare a meno di notare, durante la sua visita in Vaticano di due settimane fa, quella che ha preparato il colloquio odierno, che Francesco ha più volte parlato dei “presidenti Zelensky e Putin”. Scelta lessicale non casuale, visto che invece Shmyhal aveva continuato a ripetere “il presidente Zelensky e il dittatore Putin”.
E una certa freddezza, pare, s’era registrata anche quando Francesco, per evidenziare il ruolo svolto dalla Santa Sede a sostegno del popolo “martire” ucraino, aveva ricordato il gran numero di orfani e giovani sfollati accolti nelle strutture umanitarie del Vaticano.
Ed era stata quella l’occasione sfruttata dalla delegazione ucraina per invitare il Papa a visitare Kyiv, anche per facilitare il rimpatrio di quegli esuli adolescenti. E sarà questa, pare, la richiesta che Zelensky rinnoverà al Papa: venire a Kyiv. Da quella risposta, dunque, dipenderà l’esito della missione italiana.
E certo per Meloni, […] finire in mezzo a questo gioco di sponde, sia pure malgré soi, potrebbe essere scomodo. Perché inevitabilmente, […] un eventuale disallineamento tra Palazzo Chigi e la Santa Sede verrebbe subito notata, e inevitabilmente creerebbe imbarazzi. Sul piano diplomatico, certo, e forse pure su quello politico, almeno a giudicare dalla ricorrenza con cui il sedicente “pensiero pacifista”, compreso quello che alligna nella coalizione di destra e nella Lega in particolare, cita proprio il Santo Padre.