ZINGARETTI RIPETE LA TREMENDA PAROLINA INZUPPATA DI POLITICHESE (''DISCONTINUITÀ!''), MENTRE DI MAIO MEZZORA DOPO DEDICA IL DISCORSO A ''NON RINNEGARE'' IL LAVORO FATTO, ANZI INTENDE CONTINUARE AD APPLICARE IL PROGRAMMA SCRITTO CON LA LEGA, CHE RINGRAZIA. PURE SULL'IMMIGRAZIONE, E QUESTO CREERÀ UN BORDELLO DOPO 5 MINUTI DALLA NASCITA DEL CONTE-BIS: PORTI CHIUSI O APERTI? - LA FAME DI GIGGINO: VICEPREMIER, VIMINALE, O FUORI DAL GOVERNO?


 

1. “DISCONTINUITÀ”. “NON RINNEGO”: I DISCORSI OPPOSTI DEI DUE LEADER

Estratto dall'articolo di Goffredo De Marchis per ''la Repubblica''

 

paolo gentiloni nicola zingaretti 1

Gemelli molto diversi. Un murale con Di Maio e Zingaretti che si baciano in bocca, come quello apparso in una strada di Roma a immortalare l'intesa gialloverde con Salvini, è difficile da immaginare. Infatti nessun writer lo ha ancora disegnato. Siamo alla fase delle "convergenze parallele". Diverso il linguaggio, la visione, i valori. "Noi siamo post ideologici. Non esistono la destra e la sinistra", ripete Luigi Di Maio uscendo dal colloquio con il capo dello Stato. "Noi siamo forti di un'identità, di una storia da far valere nella costruzione di un'alleanza", sottolinea invece Nicola Zingaretti. L'indistinto grillino però, nel corso degli anni, si è mangiato milioni di voti provenienti proprio dal Pd.

 

Anche non essere è un'identità. Favorisce ad esempio la voglia di governare con la Lega e subito dopo con i dem. Senza fare una piega. Di Maio è come al solito impeccabile nel suo completo blu, abbronzato, comunicatore efficace. Nel pomeriggio, dallo stesso microfono del Quirinale, Zingaretti dice: "Non c'è nessuna staffetta, non esiste un testimone da raccogliere. Siamo qui per dare al Paese un governo di svolta e di discontinuità". Su questo punto non si sono capiti, evidentemente.

paolo gentiloni nicola zingaretti andrea marcucci graziano delrio

 

"Non rinnego il lavoro fatto in questi 14 mesi. Abbiamo varato dei provvedimenti storici", è la linea serale del vicepremier uscente e, nei suoi desideri, rientrante. Cosa non rinnega Di Maio? "Quota 100 e il reddito di cittadinanza. Le nuove politiche sull'immigrazione grazie alle quali ci siamo guadagnati il rispetto ai tavoli europei ed internazionali". Beh, il segretario del Pd la pensa all'opposto perché, nel discorso alla direzione del partito, osserva: "Serve una svolta nell'organizzazione e gestione dei flussi migratori". Quindi non i porti chiusi, non la sfida quotidiana alle Ong, non la guerra ai "taxi del mare" che furono definiti così mica da Salvini ma dal capo politico del Movimento 5 stelle.

 

nicola zingaretti

Può funzionare una maggioranza con due partiti in cui uno si mette in discussione, coltiva la virtù del dubbio, lo ammette persino come ha fatto ieri Zingaretti davanti ai suoi parlamentari, e chi, al contrario, non rinnega e rilancia? "L'obiettivo - dice Di Maio - rimane quello di realizzare il nostro programma, sempre lo stesso del 4 marzo, votato da 11 milioni di cittadini". Contorcendosi, tormentadosi, onestamente ammettendo le difficoltà, Zingaretti confessa invece che l'abbraccio di oggi è figlio "del senso di responsabilità", del mettersi alla prova. E non cerca abiure. Anzi. Chiedendo ai 5 stelle di cambiare, spiega che i primi a cambiare devono essere i dem. (…)

 

 

2. TUTTE LE STRADE DI DI MAIO: VICE, VIMINALE O STARE FUORI

Alessandro Trocino per il ''Corriere della Sera''

 

Se c' è stato un momento nel quale Luigi Di Maio si è trovato solo nel Movimento, è stato ieri mattina. Da una parte il muro del Pd, che resiste alla sua richiesta di diventare vicepremier, dall' altra la rivolta dei parlamentari, che lo accusano di protagonismo, di narcisismo politico. Sullo sfondo, il post di Beppe Grillo che, con la solita ironia surreale e decifrabile in più modi, si chiama fuori dal «dominio dell' avidità» e da un mondo di «poppanti» e «mediocri».

SERGIO MATTARELLA CON LA DELEGAZIONE DEL MOVIMENTO 5 STELLE - LUIGI DI MAIO STEFANO PATUANELLI FRANCESCO D'UVA

 

Si sa com' è, Beppe, lo hanno consolato. Scherza. Eppure il post è arrivato nel momento peggiore, al culmine della scommessa fatta da Di Maio sulla sua persona.

Scommessa che, secondo le accuse, avrebbe messo a rischio il governo per vanità personale. Per questo, in mattinata, la comunicazione ha fatto partire una raffica di comunicati di solidarietà a lui.

Non tutti hanno aderito volentieri, ma alla fine quel che si voleva era dimostrare che il gruppo è compatto al suo fianco. Cosa che non è.

 

Di Maio ha lavorato per tutto il giorno a stretto contatto con i due capigruppo e al Quirinale si presenta con un discorso che ha un occhio al passato. Spiega di aver «rinunciato al ruolo di candidato premier», offerto dalla Lega, e precisa di non rinnegare l' esperienza con il partito di Matteo Salvini. Il ringraziamento a Trump non è proprio un favore al Pd. Così come la mossa a sorpresa, cioè, la richiesta di posticipare il discorso sulla compagine di governo (le «poltrone») a un momento successivo alla «creazione di un programma omogeneo».

SERGIO MATTARELLA LUIGI DI MAIO BY LUGHINO

 

Non è una rinuncia, in realtà. Perché per Di Maio il ruolo di vicepremier è cruciale per mantenere la leadership del Movimento e non cedere troppo spazio a Conte. Dunque, la richiesta resta ferma.

 

Lo schema su cui sta puntando, d' intesa con il premier in attesa di incarico, vede due vicepremier, ministri di peso per il Pd, e parità di dicasteri per i due partiti.

Schema che potrebbe non funzionare, per l' ostilità del Pd. In quel caso si aprirebbe un baratro. Resterebbe il Viminale, che era uno dei primi obiettivi e che si torna a chiedere. Esponenti 5 Stelle già avvertono: «Il Pd non può dire di no. In quel ruolo ha accettato persino Angelino Alfano, di cosa stiamo parlando?».

 

luigi di maio passeggia per roma con virginia saba 5

Ma quella casella sarebbe già occupata. Così come non sarebbe gradito alla Difesa. Rimarrebbe quindi solo il ministero del Lavoro. A quel punto, per evitare l' umiliazione di un ridimensionamento così pesante, Di Maio potrebbe anche decidere di restare fuori dal governo. È il piano B, naturalmente, la risposta a un demansionamento. Risposta estrema. Ma è anche una minaccia che potrebbe far presa su un Pd che non gradirebbe un governo debole, con il leader pronto a sparare dall' esterno (per quanto sia Zingaretti sia Renzi non saranno, quasi sicuramente, nell' esecutivo).

Del resto il leader politico dei 5 Stelle non è mai stato convinto fino in fondo di percorrere la strada con il Pd.

 

Partito di cui è stato uno dei principali avversari, cosa della quale si vantava fino a poche settimane fa. Di recente aveva definitivo il Pd un partito «subdolo». E alla villa di Bibbona si era schierato tra gli incerti, quelli più dubbiosi sull' avventura. Alla quale parteciperebbe volentieri, ma da protagonista. In una posizione di riserva, l' entusiasmo sarebbe di certo inferiore.

 

luigi di maio con patuanelli e d'uva

Ma Di Maio, che in queste trattative ha dimostrato una grande ostinazione, sorprendendo anche i dem, non ha intenzione di mollare. Ha solo rinviato la battaglia, mettendo sulla bilancia della definizione della squadra governativa, e quindi anche della sua sorte personale, la composizione del programma.