LA ZUPPA DEL CASALEGGIO - IL PARA-GURU DEL M5S FRENA SULL’ESPULSIONE DUE DISSIDENTI GRILLINI: ‘NON SONO TORQUEMADA, NÉ IL GRANDE FRATELLO CHE MANOVRA DALL’ALTO’ – ‘RENZI? SOLO SPOT, SI DEVE DIMETTERE!’


Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

Di celeste vestito, Gianroberto Casaleggio mette piede a Roma Termini a metà mattina. Ad attenderlo, stavolta, ci sono anche le telecamere di Lucignolo. E il guru non si sottrae. Il "pacchetto Renzi" è brutalmente derubricato a «pubblicità». Al premier, invece, recapita un consiglio lapidario: «Dimettiti».

index

Su un punto, però, il cofondatore del Movimento vuole essere chiaro: «Non sono il Grande fratello che manovra dall'alto. Queste sono balle. Favia può dire quello che vuole, ma poi deve dimostrarlo». E cosa incarna, invece, l'enigmatico teorico del grillismo? «Io sono il fondatore del Movimento, assieme a Beppe». Proprio Grillo, che intanto paragona il premier a Mussolini e prevede: «Ci aspetta un nuovo ventennio dopo quello mussoliniano».

È sceso nella Capitale dopo aver deciso da Milano di mettere alla porta una decina di senatori, Casaleggio. Stavolta, però, sembra voler risparmiare Bartolomeo Pepe
e Serenella Fucksia: «Non mi risultano altre espulsioni. Non ci sarà alcun processo per la Fucksia, che ho incontrato oggi. Non sono Torquemada e comunque decide il gruppo parlamentare».

Casaleggio VAFFADAY DI GENOVA FOTO LAPRESSE

I toni verso chi è stato già epurato, invece, non sono morbidi: «Fanno un movimento a sei stelle? Ognuno può seguire la propria strada. Loro seguano le loro stelle, noi le nostre ». E se anche dovessero lasciare altri parlamentari, nessun problema: «Non succede nulla, né ci spaventa» un gruppo di ex grillini.

Ufficialmente le performance del premier non scalfiscono il guru. «Voteremo le proposte di Renzi che aderiscono al nostro programma. Le sue, come quelle di qualunque altro». Non è ancora chiaro, invece, se il Movimento proporrà l'abolizione del Senato o soltanto la fine del bicameralismo perfetto: «Daremo la parola ai nostri iscritti».

LETTA E CASALEGGIO

Più prosaicamente, intanto, il guru deve occuparsi di una pattuglia parlamentare dilaniata. E al cronista dell'Ansa consegna una metafora che spiega le espulsioni: «È la regola del semaforo: se è rosso, la macchina si ferma. Ma se si passa, si paga la multa». Quindi prova a stoppare voci fastidiose che lo accompagnano: «Io non sono mai stato iscritto alla massoneria, né ho voglia di iscrivermi . Chi ha prove contrarie le porti fuori».

A palazzo Madama, intanto, la frantumazione del gruppo si mostra una volta di più. In un'infuocata riunione pomeridiana, Pepe si infuria per essere stato escluso dalle votazioni per le candidature alla bicamerale di inchiesta sulle eco-mafie. Alza la voce. E lo streaming viene - incredibilmente - interrotto. Urla così tanto che, su richiesta dello staff comunicazione dei grillini, i cronisti vengono addirittura allontanati dal piano. In barba alla "libera circolazione" dei giornalisti.

BARTOLOMEO PEPE

«Ho subito un torto: io non ho mai fatto azioni contro il Movimento», spiega il senatore a incontro terminato, ottenendo che la votazione si ripeta. Non è comunque detto che la vicenda Pepe e Fucksia si concluda senza strappi. Nel Movimento c'è ancora chi preme per espellere la senatrice: «Dice di avere dei problemi tecnici per rendicontare lo stipendio - avverte Luigi Di Maio - Se lo fa, nessun problema. Altrimenti voto per l'espulsione». Quanto a Pepe, dovrà scontrarsi con l'ostilità di buona parte dei parlamentari campani. Quasi tutti spingono per la sua cacciata.

Serenella Fucksia