L'ALGORITMO RIMPIAZZERÀ ANCHE I PILOTI DI FORMULA 1? - ALL'AUTODROMO DI MONZA ARRIVA LA "INDY AUTONOMOUS CHALLENGE", IL PRIMO GP PER AUTO A GUIDA AUTONOMA DEL MONDO - ALLA GARA PARTECIPERANNO OTTO TEAM DI ALCUNE DELLE MIGLIORI UNIVERSITÀ SCIENTIFICHE AL MONDO - LE AUTO, CHE SONO "GUIDATE" DAI COMPUTER GRAZIE ALGORITMI, LASER, TELECAMERE AD ALTISSIMA RISOLUZIONE, POSSONO RAGGIUNGERE I 300 CHILOMETRI ORARI...
-
Estratto dell'articolo di Luca Bucceri per www.motori.virgilio.it
[…] Sulla pista dell’Autodromo nazionale di Monza correranno delle auto senza piloti e governate a distanza per mezzi robot. La tecnologia che avanza? Anche, perché si tratterà della Indy Autonomous Challenge, la competizione per mezzi robot riservata alle migliori università scientifiche del mondo a cui parteciperanno tra i 7 e gli 8 team.
Per la prima volta una corsa del genere si terrà fuori dal suolo americano e per l’occasione si è pensato di fare le cose in grande, su una pista che di tradizione automobilistica ne mastica e bene. Dal 13 aprile, infatti, le vetture senza pilota sfrecceranno a Monza in una sfida mozzafiato che ha visto trionfare anche uno degli atenei italiani, nello specifico il Politecnico di Milano che a gennaio si è assicurato la tappa di Las Vegas.
Ma quello del 2023 sarà solo un piccolo assaggio, perché Indy Autonomous Challenge e Monza hanno stretto una partnership per i prossimi tre anni. Quest’anno sarà sfida cronometrica in stile qualifica, con una corsa singola per vettura, dai prossimi invece si farà sul serio con una vera e propria gara nel tempio della velocità della cittadina brianzola.
LA SFIDA DELLE MONOPOSTO SENZA PILOTA
Quanti si sarebbero mai aspettati di vedere delle auto senza pilota? Forse tanti anni fa, pensando al 2023, ci si immaginava che le auto potessero volare e fare chissà cosa, ma la realtà è ancor ben lontana dal sogno. Dall’America però si progetta in grande, con auto capaci di sfiorare i 300 chilometri orari senza un conducente all’interno dell’abitacolo.
Una sfida che ha anche una grossa fetta di marca italiana. Le macchine, infatti, derivano da quelle della serie americana Indy, ma i telai sono progettati dall’azienda italiana Dallara. A governarle sono dei sofisticati algoritmi, laser, telecamere ad altissima risoluzione e visori che sono programmati da ricercatori universitari. Si tratta quindi di una corsa di cervelli, dove chi vince è chi sbaglia meno.
[…]