L'ARMAGEDDON DELLO SPORT - MALAGO’ VS GIORGETTI: ATTO FINALE – DIETRO LE VENTILATE MINACCE DI DIMISSIONI DEL CAPO DELLO SPORT C’E’ LA BATTAGLIA DI "MEGALO’" CONTRO MICHELE SCISCIOLI, CAPO DIPARTIMENTO DELLA VEZZALI E UOMO OMBRA DI GIORGETTI, GRANDE NEMICO DEL NUMERO 1 DEL CONI – E’ LUI IL TECNICO CHE, COME DAGO-RIVELATO, HA SCRITTO LA RIFORMA CHE HA TOLTO SOLDI E POTERE A MALAGÒ IN FAVORE DI "SPORT E SALUTE" – IL NUMERO 1 DELLO SPORT ITALIANO PARLA DI “SITUAZIONE VERGOGNOSA”, ACCUSA SCISCIOLI DI "OSTRUZIONISMO" E CHIEDE UN INCONTRO A DRAGHI…
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Gianluca Cordella per "il Messaggero"
«Se le cose non cambiano, mi dimetto». Provocazione, minaccia o reale volontà: difficile dirlo. Ma comunque la si voglia vedere una cosa è certa: Giovanni Malagò - del triangolo Coni, Sport e Salute e Dipartimento dello Sport - non ne può più. Specie dopo un'estate che ha visto lo sport italiano uscire trionfante dalle Olimpiadi di Tokyo, le migliori della storia azzurra.
Un picco di credibilità internazionale che, nelle speranze del presidente, avrebbe dovuto concretizzarsi in una cosa sola: «Non possiamo più disperdere energie come abbiamo fatto in quest' ultimo anno e mezzo», l'auspicio affidato alla cerimonia di bilancio post Giochi. E, invece, tre mesi dopo, la situazione è pressoché immutata. Da qui lo sfogo del numero uno dello sport nazionale nel corso della Giunta di ieri. C'è anche un limite temporale. Malagò parrebbe intenzionato a restare a Palazzo H fino al 20 dicembre, data della cerimonia di consegna dei Collari d'oro, per poi farsi da parte.
LA SCINTILLA La questione, tanto per cambiare, è quella della pianta organica: ieri era il termine ultimo per rispettare la data per l'emissione dei bandi per l'assunzione dei 165 dipendenti. Ma dei bandi non c'è traccia. «Come si può gestire un ente pubblico se non c'è una pianta organica?», si chiede Malagò. Che nella conferenza successiva alla Giunta punta il dito senza giri di parole contro quello che secondo lui è il responsabile di questa situazione: il Dipartimento dello Sport, guidato da Michele Sciscioli, che «si è comportato in modo scorretto».
«La situazione è vergognosa», attacca il presidente del Coni che assolve la sottosegretaria Valentina Vezzali, «vittima di questa situazione». «Il Dipartimento sta facendo ostruzione, con un rimpallare di lettere. È una follia. Sapevano benissimo che oggi (ieri, ndc) era il termine per rispettare la data per emettere i bandi» e invece il Coni «ancora non ha un solo dipendente». Ragion per cui Malagò non vede altra soluzione che rivolgersi direttamente a Palazzo Chigi. «Non ho alternative se non chiedere un incontro al presidente Draghi così vedremo se possono confutare la realtà dei fatti - prosegue - Gli dirò Presidente, come si può risolvere questa situazione?. Si tratta di un palese caso di incompetenza, sempre ammesso che non ci sia malafede. Sembra l'ultimo soldato che non è stato avvertito della fine della guerra...».
LA REPLICA Pur assolta da Malagò, la Vezzali ha alzato lo scudo per proteggere l'operato del Dipartimento che «ha sempre agito in sintonia con le mie indicazioni e, soprattutto, in conformità con le leggi dello Stato - le sue parole - Sulla pianta organica del Coni, ente pubblico, ha investito la Funzione Pubblica competente sul tema. Ieri (mercoledì) questa ha dato il suo parere e noi lo abbiamo trasmesso al Coni invitandolo a proseguire con gli adempimenti, ferma la necessità del pubblico concorso, come da legge».
Ma, al di là delle rassicurazioni della sottosegretaria, lo sport italiano si compatta dietro Malagò. Il documento approvato dalla Giunta identifica chiaramente il bivio di fronte al quale si trova il movimento nazionale: «O Sport e Salute ritorna ad essere la società di servizi del Coni Ente pubblico, come era Coni Servizi, rispettando le regole della Carta olimpica e del Cio, oppure si devono modificare profondamente i due decreti». E qui si torna alla famosa matassa da sbrogliare che ha cominciato a ingarbugliarsi dall'entrata in vigore della riforma dello sport inserita nella legge di Stabilità 2018.
Passi avanti sono arrivati sugli asset, con «l'apporto decisivo», sottolinea Malagò, del nuovo dg di Sport e Salute Diego Nepi: il centro di medicina dello sport dell'Acqua Acetosa passa al Coni («Ma anche qui abbiamo dovuto alzare la voce, gli immobili dovevano essere consegnati sei mesi fa», ricorda il presidente) mentre per la Scuola dello sport è stata sdoganata una soluzione ibrida: il Coni resta proprietario delle strutture, ma Sport e Salute ne gestirà l'attività. Un piccolo esempio di quanto quella matassa sia maledettamente ingarbugliata.