L'AUTOGOL DEI BULLETTI DELLA SUPERLEGA: IN UN SOLO COLPO SI SONO MESSI CONTRO CAPI DI STATO, DI GOVERNO E UE - SPONSOR E BANCHE SOSTENGONO L'IDEA DELLA NUOVA COMPETIZIONE MA ORA I MIRINI SONO PUNTATI SUL PRESIDENTE DEL REAL, FLORENTINO PEREZ, ACCUSATO DI AVER SBAGLIATO LA COMUNICAZIONE - REAL E BARCELLONA AVREBBERO ANCHE FATTO PRESSIONE SUL GOVERNO SPAGNOLO PER FAR INSERIRE LE SOCIETÀ CALCISTICHE NEL RECOVERY PLAN COME "SETTORE IN DIFFICOLTÀ DA SOSTENERE"

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Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

 

florentino perez

«Un'operazione preparata così male non si è mai vista: in un solo colpo i promotori della Superlega si sono messi contro capi di stato e di governo e istituzioni comunitarie».

Il commento di fonti europee qualificate coincideva ieri con l' analisi di un autorevole ministro del governo italiano, secondo il quale «il modo in cui è stato presentato il progetto, simile a un golpe, sta facendo passare l' Uefa - colpevole di una pessima gestione del calcio - come paladina morale dei piccoli».

 

agnelli florentino perez

Tanto basta per capire il motivo della veemente reazione politica in Europa rispetto al disegno di chi mira a rivoluzionare il calcio: a fronte di un problema reale si è scelta una via elitaria, a metà strada tra le «brioche» di Maria Antonietta e il «motto» del marchese del Grillo. È stata insomma sottovalutata la dimensione sociale del fenomeno calcistico e ciò che la Super League potrebbe provocare in Europa, perché - come dice il titolare della Pubblica amministrazione Brunetta - «se è vero che il pallone è una fede, questo scontro rischia di produrre nel Vecchio Continente gli stessi effetti dello scisma tra cattolici e protestanti».

 

Allora si intuisce come mai l'iniziale ottimismo manifestato dagli ideatori del progetto si sia tramutato in preoccupazione. Se dal «siamo in una botte di ferro», con cui il presidente del Milan Scaroni definiva lunedì l'operazione, si è passati a un preoccupato «la situazione si è incancrenita», sussurrato ieri da una personalità vicina alle società italiane coinvolte nella Super League.

 

FLORENTINO PEREZ - ACS

Perché è vero che sponsor e banche continuano a sostenere l'idea della nuova competizione, ed è vero che a livello politico non tutti sono contrari, ma c'è un motivo se - dinnanzi alle crepe che si sono aperte nel «club dei dodici» in Inghilterra e Spagna - tra i fautori dell' operazione si è già iniziato ad analizzare il tipo di approccio scelto, scaricando sul presidente del Real l'«errore» nella strategia di comunicazione.

 

FLORENTINO PEREZ ANDREA AGNELLI 1

La grave esposizione finanziaria del mondo del pallone - raccontano fonti istituzionali europee - avrebbe portato Real e Barcellona a far pressione sul governo iberico per far inserire le società calcistiche nel Recovery plan come «settore in difficoltà da sostenere».

 

La voce è arrivata fino alla Commissione a Bruxelles, dove peraltro si stanno confrontando due diverse scuole di pensiero: da una parte chi sostiene che la Super lega non confligge con le regole dell'Unione, visto che c'è il precedente dell' Eurolega di basket; dall' altra chi sta valutando come intervenire, considerando (appunto) la diversa portata sociale del calcio.

 

MARIO DRAGHI

L'intenzione era e resta quella di spingere il «club dei dodici» a un accordo con la Uefa, modificando radicalmente il progetto della nuova Champions League che è all' esame. Il premier Draghi - spiega un rappresentante del governo - al pari degli altri suoi colleghi è «in attesa di capire se e come si troverà l'intesa» per una «riforma necessaria» del sistema calcistico europeo, «che a sua volta aprirà in Italia una discussione sull' inevitabile riduzione del numero di squadre in Serie A, così da garantire maggiori spazi alle competizioni europee». Perché il problema sollevato dalla Super League esiste, ma la Ue non può accettare «uno scisma».