E' FINITA LA PACCHIA PER I CALCIATORI - RUMMENIGGE, EX ATTACCANTE DELL'INTER OGGI CEO DEL BAYERN MONACO, ROMPE UN TABU': "PER RISANARE IL CALCIO BISOGNA LIMITARE AGENTI E INGAGGI. CI VORREBBE IL TETTO SALARIALE: NEL 2008 ANDAMMO A BRUXELLES PER CAPIRE SE FOSSE PERCORRIBILE MA I POLITICI CI HANNO DETTO CHE SAREMMO ANDATI CONTRO LA LEGGE EUROPEA” – "ABBIAMO SBAGLIATO TUTTI, PERCHE' ABBIAMO SPESO SEMPRE DI PIU' A FAVORE DI GIOCATORI E AGENTI. DOBBIAMO FARE MARCIA INDIETRO E TORNARE A UN MODELLO PIU' RAZIONALE" - "LO STIPENDIO DI MESSI? HO RISO..." - E SULLA JUVE...
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Paolo Tomaselli per corriere.it
Kalle Rummenigge, Ceo del Bayern Monaco campione in carica della Champions che riparte: avete vinto 6 trofei su 6, impresa riuscita solo al Barcellona nel 2009. Che sapore ha?
«È qualcosa di eccezionale. Siamo contenti, orgogliosi: il rendimento della squadra è stato incredibile».
Flick non faceva il capo allenatore da 15 anni e ha vinto tutto. C’è una morale?
«È arrivato nel novembre 2019 e ha acceso la luce nel buio, non solo tatticamente o nell’allenamento, ma anche nell’empatia e nella gestione del gruppo. Era stato vice della Nazionale campione del mondo e conosceva già molto bene Neuer, Muller e altri: è stato un piccolo vantaggio».
Che momento sta vivendo il pallone in Germania?
«Credo che la situazione sia simile un po’ dappertutto: è difficile, perché la cultura e l’economia del calcio sono in sofferenza. E non solo del calcio ovviamente. Il compito più complicato è quello dei politici e non vorrei essere nei loro panni: la gente è nervosa, forse anche un po’ stufa».
Nella partenza da Berlino verso il Qatar per il Mondiale per club vi hanno davvero chiuso l’aeroporto poco prima del decollo?
«Sì, per due-tre minuti. Non ci è piaciuto e ci sono state delle polemiche».
Non sono mancate critiche per la sua frase sul vaccino da fare ai calciatori.
«Mi hanno capito male: non ho chiesto che i giocatori fossero vaccinati prima degli altri, soprattutto degli anziani. Ho solo detto che vaccinarli poteva essere un buon esempio per convincere a farlo anche quella parte della popolazione più riluttante».
La Champions riprende con due tecnici tedeschi subito contro, Klopp e Nagelsmann, in Liverpool-Lipsia. La scuola tedesca è di grande moda: quale è il segreto?
«Abbiamo guardato sempre un po’ sospirando al calcio inglese e a quello spagnolo. Ma abbiamo tanti tecnici preparati e nella pandemia il nostro calcio è cresciuto ancora di livello».
La Mannschaft di Löw invece è in crisi e ha preso 6 gol dalla Spagna. Perché?
«La Nazionale soffre anche la crisi della federazione: ci sono tanti cambiamenti, problemi all’interno che fanno soffrire anche la squadra».
Martedì c’è anche Barcellona-Psg. Cosa ha pensato di fronte allo stipendio di Messi?
«Ho riso... Posso fargli solo i complimenti, perché è riuscito a fare un contratto così astronomico».
Con la pandemia questo calcio è ancora sostenibile?
«Il problema è di lunga data ed è cominciato con la sentenza Bosman del 1996. Poi negli ultimi dieci anni abbiamo sbagliato tutti, perché abbiamo speso sempre di più a favore di giocatori e agenti. La pandemia ha mostrato che dobbiamo fare marcia indietro e tornare a un modello più razionale. Spero sia possibile, ma non sarà facile».
Perché?
«La mia impressione è che i prezzi dei cartellini siano scesi in alcuni casi fino al 50%. Per quanto riguarda gli ingaggi dei giocatori top invece gli agenti sono ancora in grado di ottenere soluzioni al rialzo. Dobbiamo trovare una soluzione europea: in Germania ne abbiamo discusso con una task force, che ha coinvolto politici e tifosi. La gente vuole un calcio più razionale».
Con un tetto salariale?
«Sarebbe forse una buona iniziativa, ma nel 2008 con Platini presidente della Uefa e Infantino direttore generale, siamo andati a Bruxelles per capire se fosse una strada percorribile: i politici ci hanno sempre detto che saremmo andati contro la legge europea. Magari adesso è il momento opportuno di fare una nuova iniziativa e correggere quello che abbiamo combinato negli ultimi dieci anni».
La nuova Champions con 36 squadre a girone unico con 10 partite a testa, è davvero così spettacolare?
«Sì. Sarà molto più spettacolare e vivace della fase a gruppi di oggi, che spesso è noiosa nelle ultime giornate. Sarà più complicato qualificarsi e più avvincente».
I campionati nazionali soffriranno?
«Avranno sempre un valore di alto livello. La nuova Champions è la ciliegia sulla torta, ma il valore del campionato non cambia: per il tifoso italiano è importante come finisce il derby di Milano o la partita contro la Juve».
L’Inter ha battuto la Lazio, vostra avversaria in Champions. Senza Coppe è la favorita per lo scudetto?
«Mi sembra la squadra più stabile. Gioca bene, vince e non perde più partite strane come in passato. L’importante è che non siano troppo euforici: la strada è lunga».
Il Bayern con la Lazio è nettamente favorito?
«Siamo favoriti perché siamo campioni in carica, ma non è certo un avversario che sottovaluteremo e ce ne siamo accorti nelle sfide contro il Borussia Dortmund. E anche in quella di domenica».
La Juve è troppo legata a un campione di 36 anni?
«Quando hanno acquistato Ronaldo ero curioso di vedere come funzionava: ha funzionato benissimo. Qualche mese fa sono stato a Torino per una riunione, Agnelli mi ha fatto vedere il nuovo centro sportivo e c’era Ronaldo nello spogliatoio a petto nudo: poche volte ho visto un fisico del genere, mi ha dato l’impressione di essere allenato al 100% per continuare ancora alcuni anni ad alto livello».
A fine anno andrà in pensione: lavorerà mai in Italia?
«Quando ho vissuto da voi ho imparato una cosa molto importante che mi ha cambiato la vita, perché prima facevo programmi a lunga scadenza: si vive oggi e il domani si vedrà. Non so cosa farò, forse mi serve una pausa».
Andrebbe mai alla Juve?
«La mia filosofia è che se hai giocato con l’Inter è impossibile andare alla Juve. Il cuore è uno solo».Con Zico e Paolo Rossi (Afp)
A proposito di ex campioni ora dirigenti: Maldini sta riportando in alto il Milan.
«Ha fatto bene a prendersi il suo tempo prima di iniziare, così ha una visione diversa. Sta facendo un ottimo lavoro, il Milan è mancato molto anche a livello internazionale. Ma adesso è rinato».
Cos’è il derby per lei?
«È speciale. Ho fatto anche un gol molto bello e importante nel 2-2 del marzo ‘85. È la partita più importante della stagione e lo è a maggior ragione adesso. Spero che stavolta vinca l’Inter».
Sarebbe la svolta decisiva?
«L’Inter ha le carte migliori per vincere lo scudetto: tocca a lei continuare così».