ACQUA AZZURRA! – NICOLO’ MARTINENGHI SUL TETTO DEL MONDO: È IL PRIMO ITALIANO A IMPORSI NELLA RANA A 22 ANNI ANCHE APPROFITTANDO DELL’ASSENZA DI SUA MAESTÀ ADAM PEATY – "GLI HO SCRITTO. LUI RESTA IL RE, IO SONO ANCORA IL PRINCIPE ANCHE SE ORA NASCE UNA DIVERSA RIVALITÀ” – L’INSOFFERENZA ALLA PAROLA ESPERIENZA: “NON LA VOLEVO SENTIRE, POI HO CAPITO CHE…” – VIDEO
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Giulia Zonca per “la Stampa”
Avere 20 anni non è così semplice. Non se fin da bambino ti danno del fenomeno e arrivato ai 22 ti passa a fianco l'occasione da non perdere, unica: il destino che bussa. Una opportunità con su scritto il tuo nome e Nicolò Martinenghi stampa il suo sopra i 100 metri rana.
Campione nel Mondiale che cambia la generazione del nuoto italiano e mostra anche al Paese la faccia dei giovani che non vogliono aspettare. Un manifesto. Martinenghi è stato a lungo insofferente alla parola esperienza «non la volevo sentire, quando sbagliavo una gara me la ripetevano e io pensavo "ma che cavolo dite, si tratta di nuotare, lo faccio tutti i giorni, lo faccio sul serio da quando sono quindicenne".
Poi ho capito che invece un passato serve. Essere già stato in una determinata situazione ti insegna ad affrontarla». Lui ha sempre 22 anni e rivendica il fatto che bastino. Lo sport accelera i tempi di maturazione, ma in questo Paese non li annulla mai o quasi e quando, due settimane fa, l'azzurro si è ritrovato con 2 chili e mezzo in meno per colpa di un'improvvisa influenza, ha prima creduto che i piani fossero saltati e poi ha deciso che li avrebbe forzati. Non avrebbe aspettato.
Troppo importante sfruttare il momento: essere il migliore al Mondiale senza Adam Peaty, l'uomo che detiene il record e l'intera specialità perché non ha rivali, si impone per distacco, di prepotenza. Altri avrebbero evitato il confronto a distanza e invece l'azzurro trascina quasi in acqua l'assente Peaty: «Gli ho scritto e mi sono pure gasato a farlo, gli ho suggerito di tornare subito, il suo trono lo aspetta. Lui resta il re, io sono ancora il principe anche se ora nasce una diversa rivalità». Tratto distintivo del ventenne che vuole strada: non si nasconde, non cerca scuse, è molto consapevole.
Per presentarsi alla finale Martinenghi, detto Tete, si inventa una sequenza di gesti: fa il pistolero da far west, rimette il revolver immaginario nella fondina e poi beve. Il suo allenatore Marco Pedoja, che lo segue da sempre, da quando lui stesso aveva 23 anni e ovviamente faticava a essere considerato, spiega: «Quella è la presentazione arrogante. Ci sta. Fa vedere chi è». I ventenni non vogliono restare in attesa quando sanno che tocca a loro. Agonismo, sì, ma anche la serenità messa su dopo aver allenato la testa. I ventenni non sono più diffidenti verso i mental coach, sono esibizionisti, come l'età, richiede ma non si vergognano di quello manca.
Tete si gioca le carte al meglio, con i suoi cerchietti di oro bianco alle orecchie («ora li potrò sfoggiare più grandi, me lo merito») e dopo aver letto un oroscopo che dice «una domenica leggera». Lascia partire a cannone l'americano Fink che finisce terzo, lascia credere all'olandese Kamminga (argento) di essere superabile e va in progressione senza strafare. Chiude con il record italiano in 58" 46 e per la prima volta né lui, né il tecnico guardano il cronometro, «contava altro». Contava l'oro, il primo italiano nella rana ai mondiali, conquistato alla prima finale della competizione che è riuscito ad acchiappare. Lui, il primo dei giovani nuotatori che non sono rampanti, sono solo pronti.