ACQUE AGITATE – AI MONDIALI DI NUOTO ARGENTO E RIMPIANTI PER MARTINENGHI NEI 50 RANA: “HO SBAGLIATO LA PARTENZA. A QUESTI LIVELLI NON DEVE CAPITARE, POI NON SI RECUPERA PIÙ” – LA PELLEGRINI SI MANGIA LE MANI PERCHE’ SUI 200 STILE CON I TEMPI DI TOKYO AVREBBE POTUTO CONQUISTARE UNA MEDAGLIA – PALTRINIERI MASTICA AMARO PER IL QUARTO POSTO NEGLI 800 STILE E CECCON DOPO IL RECORD DEL MONDO NEI 100 DORSO: "FORSE QUANDO UNO VA FORTE IN ITALIA, NON SOLO IN AMBITO SPORTIVO MA ANCHE LAVORATIVO, NON HA ATTORNO TANTA GENTE CONTENTA.."
-Da Il Corriere della Sera
«Un po' questi 200 stile però mi fanno arrabbiare». Firmato Federica Pellegrini, che dopo essersi esaltata per le imprese dei suoi ex compagni, ha scherzosamente (ma neanche tanto) commentato il livello della «sua» gara, dove non c'erano italiane iscritte.
Rimpianti veri? Chissà. Un dato è certo: Federica avrebbe potuto conquistare una medaglia in questa finale priva dell'australiana Titmus e di altre stelle: a Tokyo in finale la Divina nuotò in 1'55''91, ieri la cinese Yan ha vinto in 1'54"92, l'australiana O' Callaghan, 2ª, in 1'55"22, e l'altra cinese Tang terza 1'56"25.
MARTINENGHI
ARIANNA RAVELLI per il Corriere della Sera
Siamo ragazzi esigenti: un argento può non bastarci. Critici con noi stessi (Thomas Ceccon sulla staffetta mista mista che ha chiuso 5ª, nuotata il giorno dopo il suo record del mondo nei 100 dorso: «È colpa mia, potevo limare due decimi»), indulgenti con i compagni (Tete sempre sulla staffetta: «Thomas è stato bravissimo, io sono arrivato un po' stanco di nervi dopo la finale dei 50»), non sfuggiamo di fronte alle responsabilità, non chiamiamo le pressioni alibi ma stimoli, siamo in grado di godere dei successi altrui. Almeno quasi tutti. Siamo sicuri di essere italiani?
Il primatista del mondo nei 100 dorso Ceccon infatti pensa che dentro questa Nazionale di nuoto ci sia un gruppo speciale, per lui anomalo, e, probabilmente (ma lui non lo dice) che in passato le cose fossero diverse: «Forse quando uno va forte in Italia, non solo in ambito sportivo ma anche lavorativo, non ha attorno tanta gente contenta, mi sembra che negli Usa e negli altri Paesi facciano più festa. Però il nostro adesso è un bel gruppo, siamo uniti e io ho ricevuto tanti messaggi anche da sportivi che non conosco». Forse la nuova generazione di italiani del nuoto ha qualcosa da insegnarci.
Two gust is megl che uan e due gusti ha questa seconda medaglia mondiale, l'argento nei 50 rana dopo l'oro nei 100, che Nicolò Tete Martinenghi assapora mentre decide quale dei due prevale: il dilemma non è tanto per via di quei tre centesimi che lo separano dall'americano Fink che tocca per primo (26"48 contro 26''45, terzo c'è l'altro americano Andrew), quanto perché non ha fatto il suo massimo: «Ho sbagliato tecnicamente la partenza, a questi livelli non deve capitare, nei 50, poi, non si recupera più. Sono molto contento del secondo posto e anche del tempo, alla vigilia ci avrei messo la firma tante e tante volte, erano le mie prime finali mondiali e me ne vado con un oro e un argento.
Però se faccio il professionista e mi guardo con occhi critici, com' è giusto che sia, dico che non posso fare quell'errore, lì ho perso i centesimi decisivi». Le gare individuali comunque si chiudono per Tete con la certezza di essere passato di livello; dopo il bronzo olimpico è entrato in un'altra dimensione: «È vero, la cosa che mi è piaciuta di più qui a Budapest è la sicurezza, la convinzione che avevo prima delle gare. È bello pensare che oggi posso dispiacermi di un argento mondiale. Adesso che ho toccato il metallo più prezioso però lotterò sempre per quello.
Il re Peaty? Non vedo l'ora che torni, già a Roma agli Europei ci sfideremo, non mi spaventa. Ho parlato fino a mezzanotte e mezza con Ceccon ieri sera, e beh, non nego che il sogno di un record mondiale c'è anche per me, chi lo sa? Forse un giorno Peaty lascerà qualcosa e lo porterò a casa io». Thomas, il primatista del mondo che oggi è modello ispirazionale per gli altri ma che è andato da Zazzeri per farsi insegnare a disegnare («Sto copiando una foto di me e lui, è stato divertente, per un'ora prima della finale ho staccato completamente la testa»), dice che tornare in acqua da primatista del mondo e rinuotate i 100 dorso «è stato un po' strano.
Nella staffetta ho sbagliato la partenza, 52''26 dopo i 51''60 di ieri non è male, ma due decimi potevo limarli, gli altri invece (le ragazze erano Elena Di Liddo e Silvia Di Pietro, ndr ) hanno fatto il loro. Ma forse senza Federica manca un po' di magia, ci credevamo meno». E quella cosa che noi italiani godiamo poco dei successi altrui? Conclude Martinenghi: «Non so, io ho sempre tifato per tutti, però tifo anche per il nuoto. Se in una gara c'è qualcuno non italiano che fa un record o una prestazione importante sono contento per lo sport». Sono (siamo?) ragazzi così.