PER UN AMORE CHE FINISCE, UN ALTRO POTREBBE TORNARE: TOTTI SI RIAVVICINA ALLA ROMA – L’EX CAPITANO, IERI AVVISTATO AL CONCERTO DI ACHILLE LAURO, DOPO LA SEPARAZIONE DA ILARY POTREBBE TORNARE A TRIGORIA CON UN RUOLO OPERATIVO - L'ENDORSEMENT PER L'EX JUVE DYBALA (“GLI HO PARLATO, MA NON STA SOLO A LUI DECIDERE QUALE SARÀ IL SUO FUTURO”) – “LA ROMA? I MATRIMONI SI FANNO IN DUE” (MA FORSE IN QUESTI GIORNI MEGLIO NON PARLARE DI MATRIMONI…)
-Gianluca Lengua per il Messaggero
Il giorno dopo è sempre il più difficile, anche se Francesco Totti lo sapeva già da mesi che la storia con la sua Ilary era finita.
Senza i figli volati in Tanzania con la mamma, l'ex attaccante ha avuto il tempo di pensare, di leggere le reazioni sui social alla notizia, di parlare con gli amici e confrontarsi con i familiari sempre presenti in ogni momento. I ragazzi sono gli unici da tutelare in un momento così delicato, ma lui adesso può fare poco. Sono lontani e l'unico modo per sentirli vicini è ammirare i paesaggi mozzafiato dell'Africa postati su Instagram da Chanel (la figlia quindicenne) e vederli in videochiamata in attesa che tornino a casa. Una casa che si sta preparando a lasciare.
GUARDARE AVANTI Prova ad andare avanti con la sua vita professionale, tra nuovi accordi pubblicitari (ha firmato con una multinazionale di gelati) a quelli da procuratore con la sua agenzia. Ma Francesco - ieri avvistato al concerto di Achille Lauro - in cuor suo sa che per un amore che finisce, un altro potrebbe tornare. Si tratta della storia cominciata 30 anni fa, da quell'esordio sul campo di Brescia con Boskov in panchina, quando era un adolescente, e finita nel 2017 con l'accorata partita di addio e due anni dopo con una conferenza stampa al veleno contro il presidente della Roma dell'epoca (Jim Pallotta) e i suoi dirigenti.
Totti è una persona a cui non piace cambiare, è un abitudinario, costruisce le sue routine, ci si rotola dentro e difficilmente tende a modificarle. Una sana monotonia che lo ha fatto diventare il Re di Roma grazie alla sua fedeltà a una sola maglia, entrando via via nei cuori di milioni di tifosi, non solo della Roma.
L'addio di qualche anno fa - dopo due anni da dirigente (mal) sopportato - è ormai metabolizzato e digerito, anche se una sensazione negativa si avverte quando il pensiero vola verso di lui lontano dalla Roma. Totti è la Roma, quando viene citato, non si pensa troppo alla sua attività di procuratore sportivo o alle partite a padel con Candela e De Rossi.
I ricordi tornano, invece, alla maglia numero 10, al cucchiaio nato nell'Europeo del 2000, alle 786 presenze e 307 gol segnati in carriera e allo Scudetto del 2001. E chissà che se tra qualche tempo Francesco non torni a vestire quella divisa che lo ha reso un imperatore immortale. Non da giocatore, ovvio (lui scenderebbe ancora in campo...), ma da dirigente. Sì ma in che ruolo? Questo è sempre stato il problema, un equivoco per i vecchi dirigenti.
Da uomo del club che possa portare la sua professionalità perché non sono tanti a conoscere come lui Roma e la Roma. Un ruolo operativo, insomma. Non una bandiera da sventolare in giro. Qualcosa Francesco sta già facendo dall'esterno, come l'endorsment per l'ex Juve Dybala in cerca da tempo di una nuova squadra («gli darei anche la maglia numero 10 se venisse»).
Totti sulla Joya si è sbilanciato e lo ha fatto con forza, quasi da uomo della società («gli ho parlato, ma non sta solo a lui decidere quale sarà il suo futuro»). Ha fatto capire che lui c'è ed è pronto sponsorizzare l'operazione. Ha spiegato i motivi per cui l'operazione si è complicata e quelli per cui sarebbe un'ottima mossa. Ha parlato di Zaniolo, lo ha criticato con dolcezza e contestualmente ha aperto gli occhi ai tifosi («se lui davvero volesse restare alla Roma, farebbe qualsiasi cosa»). Ha provato a bloccare la cessione di Mkhitaryan all'Inter («La Roma perderebbe tanto») e, infine, ha parlato del suo ritorno a Trigoria.
Sì, perché un ex che si sbilancia in questi termini sembra molto vicino a riprendersi quello che gli è stato tolto, almeno questa è la sua speranza: «I matrimoni si fanno in due», va ripetendo, come se aspettasse un cenno, quasi a voler dire: «Io ci sono, quando mi chiamate?». Ma quella telefonata non è (ancora) arrivata, anche se qualcosa lascia pensare che sia molto vicina. Totti e la Roma hanno cominciato a sfiorarsi questo inverno quando la società Digitalbits (main sponsor del club) lo ha chiamato per farlo diventare brand ambassador: un mezzo passo dentro il club, dunque, è stato fatto.
Poi, una ciliegia chiama l'altra, e Francesco è stato invitato allo stadio in tribuna d'onore per la prima volta dopo due anni di assenza. Da quel momento, presente in quasi tutte le partite. Sembrava quasi in crisi d'astinenza da stadio. E non solo: Totti è stato anche a Tirana (questa volta invitato dalla Uefa) per la finale di Conference, ma la Roma non avrebbe avuto problemi a pagargli il volo e a ospitarlo in tribuna. Una serenità ritrovata, insomma, e la sensazione è che sia solo l'inizio di un nuovo capitolo. Di una storia d'amore destinata ad essere eterna. Questa sì, perché la Roma non smetterà mai di fargli battere il cuore. Questo è amore. Amore vero.