GLI ARGENTINI SONO MESSI MALISSIMO – NEL GIORNO DEL SECONDO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI MARADONA, L’ALBICELESTE RISCHIA DI RIMANERE FUORI DAL MONDIALE, DOPO LA SCONFITTA CLAMOROSA CONTRO L’ARABIA SAUDITA, ALL’ESORDIO. STASERA, CON IL MESSICO GUIDATO DALL’ARGENTINO TATA MARTINO, È GIÀ SPAREGGIO: E AI TIFOSI NON RESTA CHE INVOCARE LA PROTEZIONE DEL “PIBE DE ORO”
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Antonio Barillà per “La Stampa”
La vigilia argentina è un groviglio di emozioni. Fonde il ricordo di Maradona, nel secondo anno della scomparsa, e le tensioni per il Mondiale in bilico. Diego diventa così ispirazione d'un riscatto obbligato, e Messi, illuminato dal cielo, stavolta davvero non può eclissarsi. Pressione, prima che motivazione, ma è comprensibile nel giorno della memoria e dopo la sconfitta folle al debutto con l'Arabia Saudita.
La sfida con il Messico doveva essere ratifica, ma è diventata spareggio, e la circonda un alone d'ansia e paura che la Seleccion sembrava aver dimenticato. L'effetto è che la celebrazione del Diez non potrà restare chiusa dentro commemorazioni e testimonianze, nella sfilata di compagni di ieri invitati dall'Afa a Doha - da Kempes a Bertoni, da Burruchaga a Valdano -, né nel viaggio dentro i suoi successi più belli organizzato dalla Conmebol: perché sia completa, l'Argentina dovrà scuotersi e dimostrare che il crollo è stato un inciampo isolato, rilanciarsi verso una qualificazione che appariva ovvia e invece s' è complicata.
«Sembra incredibile che Maradona non sia più tra noi - sospira il ct Lionel Scaloni -, speriamo di portare un po' di gioia in suo nome. La sconfitta iniziale è stata uno shock, ma ci siamo rimessi subito al lavoro, alla squadra ho detto che da calciatore una mia qualità era guardare sempre avanti. Si può perdere, conta come ci si rialza. Sappiamo di avere un Paese intero alle spalle, ma siamo tranquilli: chi scenderà in campo, darà tutto fino all'ultima goccia di sudore.
Vogliamo dimostrare di star bene, voltare pagina superando il Messico che ha un grande allenatore e un'idea di gioco molto chiara».
Scaloni cambia la squadra
C'è stato un prologo violento, una rissa tra tifosi nella fan zone dell'Al Bidda Park innescata da offese messicane a Messi, ma si tratta di un episodio isolato e anomalo in una festa di colori e di amicizia: non ci sono timori particolari per l'appuntamento di stasera al Lusail, nonostante la delicatezza d'un match che potrebbe, in teoria, dinanzi a una nuova sconfitta, costare l'addio dell'Argentina al Qatar.
Al bivio tra disfatta e rilancio, "Todo o nada", c'è il Tata Martino, rosarino ed ex ct dell'Albiceleste oltre che del Paraguay, seduto dal 2019 sulla panchina del Messico: «Leo è il miglior calciatore degli ultimi 15 anni, tuttavia non firmo per il pareggio».
In Argentina nessuno vuol pensare all'eventualità nefasta: confidano nella protezione di Maradona da lassù e ripetono che il destino è nelle mani di Messi, chiamato ancora una volta a dimostrare che il paragone con il grande predecessore non lo schiaccia, che non è vero che sparisce quando il gioco si fa duro, che la sua classe immensa può sfatare l'incantesimo che troppo spesso lo ha rimpicciolito in nazionale.
«Leo sta bene a livello fisico e morale - rassicura Scaloni -: più che mai abbiamo bisogno in questo momento, ma sono certo che andrà tutto bene». Attorno al suo leader, la squadra cambierà. Almeno un paio di novità sono sicure, però il ct è tentato da un rimpasto più ampio: Romero, infortunato, lascerà il posto a Lisandro Martinez e nella rifinitura è stato testato Acuna al posto di Tagliafico, ma sono incerti della conferma anche Molina e Papu Gomez. «Qualcosa cambieremo - l'ammissione - ma non il nostro modo di giocare».
Confermato nel cuore dell'attacco l'interista Lautaro Martinez, che non replica alle critiche del Kun Aguero e non nutre dubbi sulla reazione albiceleste: «Dobbiamo tirare fuori tutto ciò che abbiamo dentro, pensare a vincere per la maglia che indossiamo senza voltarci indietro. Non sentiamo nessuna pressione: battiamo il Messico e regaliamo un sorriso a Diego». Nella partita della verità argentina, anche un tocco d'Italia con Orsato, designato per il secondo match dopo l'ottima direzione di Qatar-Ecuador, battesimo del Mondiale.