BASKET ITALIANO A RISCHIO DEFAULT: SOCIETÀ IN PERICOLO E RIPARTENZA DIFFICILE. SI PARLA DI PERDITE DA 250 MILIONI, 40 SOLO PER IL MASSIMO CAMPIONATO - MOLTI CLUB VOGLIONO CHIUDERE QUI E PENSARE AL PROSSIMO ANNO (QUASI TUTTI GLI STRANIERI SE NE SONO ANDATI, FARLI TORNARE NON SARÀ SEMPLICE)
-Flavio Vanetti per il “Corriere della Sera”
Qual è la paura? Che la crisi dell' emergenza coronavirus porti il basket italiano al default: c' è una prospettiva di perdite da 250 milioni per l' intero movimento, 40 dei quali solo per il massimo campionato. Numeri da brivido. «Ma crisi in greco antico vuol dire cambiamento: questa può essere un' opportunità per modificare, crescere, migliorare. Vogliamo un prodotto che stabilizzi i ricavi e che vada a intercettare il pubblico dei millennials».
Umberto Gandini non ha ancora avuto modo di incontrare il personale che dovrà governare come nuovo presidente della Lega di serie A. Ma ieri ha potuto rompere il ghiaccio spiegando, in una video-conferenza stampa, le linee guida condivise con i 17 club. Premessa: essendo sport professionistico come il calcio, il nostro basket entra nel solco del pallone, aspettando che l' aiuto del Governo si estenda ai canestri.
C' è poi un dettaglio che dimostra la rapidità operativa del nuovo arrivato e la sua esperienza nello sport: l' advisor Deloitte, lo stesso del calcio, assisterà pure la Confindustria dei canestri. «Più che su contributi una tantum bisogna ragionare su aspetti strutturali - aggiunge Gandini -: quindi sui crediti di imposta, sugli sgravi e su una maggiore flessibilità rispetto alla legge Melandri. La Federbasket traghetterà le nostre istanze».
Da presidente a presidente, allora. Gianni Petrucci, «conducator» della Fip in attesa «di ricevere le indicazioni dalle leghe di A e di A2, augurandomi che procedano con lo stesso passo», fa una riflessione: «In una scala da 1 a 10 sono preoccupato tra 8 e 9.
Chi ci perderà di più sono le 5/6 federazioni principali, tra cui la nostra: quasi si autofinanziano, in quanto hanno solo un 20% di contributi statali». Petrucci conta anche sulla Federazione internazionale: «Sono certo che la Fiba non mancherà di darci una mano». Guardando all' Italia, è tutto il sistema basket che ha bisogno di un salvagente: «Vertice e base del movimento sono entità che devono guardarsi e collaborare: i campioni sono infatti d' esempio e creano popolarità al basket anche ai livelli minori». A tal proposito la Federbasket ha chiuso tutti i campionati ad eccezione della serie A maschile e femminile: dal minibasket ai senior il romanzo sportivo 2019-2020 finisce qui.
Tornando ai soldi, il problema è cruciale anche tra i club di A. Giocare sarebbe fondamentale per ridurre il disastro. Si prova a farlo: la deadline per la ripresa è il 15 maggio, entro il 30 giugno si dovrebbe chiudere la stagione con formula da stabilire. In realtà è maggioritario il partito di chi vuole chiudere qui.
Solo Sassari, Venezia, Milano e Bologna Virtus - vox populi - chiedono di fare di tutto per andare avanti. Ma il puzzle è complicato. Primo: bisogna ipotizzare le porte aperte, giocare a porte chiuse ammazzerebbe i club medio-piccoli. Secondo: la gente sarebbe pronta a popolare i palasport,? Infine c' è il guaio degli organici: quasi tutti gli stranieri se ne sono andati, farli tornare non sarà semplice.
Si è poi calcolato che dovrebbero stare in quarantena? Forse sarebbe più saggio guardare avanti, fino ai prossimi 2-3 anni nei quali si dovrà calcolare almeno un' annata senza retrocessioni, essendoci pure il rischio - come ci confidava un addetto ai lavori - di perdere il 30% dei club. Nelle pieghe del discorso di Gandini si è percepito che il bersaglio vero è nel futuro: «Non dovremo complicarci la vita su un campionato comunque monco. Se ad un certo punto dovrò scegliere quale figlio salvare, non avrò dubbi».