BONUCCI, FUORI I NOMI – IL DIFENSORE DEGLI AZZURRI SUL CASO DEL BUS SCOPERTO: “LE AUTORITÀ HANNO ACCONSENTITO, SI SCARICANO LE COLPE” (GIA’, QUALI AUTORITA’?) – IL PREFETTO DI ROMA PIANTEDOSI AVEVA PARLATO DELLE PRESSIONI DI BONUCCI E CHIELLINI SUL SERVIZIO D’ORDINE PER L’USO DEL PULLMAN, IL DIFENSORE DELLA JUVE: “A OGNUNO IL SUO COMPITO E IL SUO RUOLO, È SEMPLICISTICO E MOLTO ITALIANO SCARICARE LE COLPE”
-Massimiliano Nerozzi per corriere.it
Come da professione, Leonardo Bonucci difende gli Azzurri (e sé stesso): «Le autorità hanno acconsentito all’utilizzo del pullman scoperto, dicendo che sarebbero state in grado di gestire la situazione». E attacca, come da chi ha segnato nella finale degli Europei: «A ognuno il suo compito e il suo ruolo, è davvero semplicistico e molto italiano scaricare le colpe».
Quella è stata la sensazione, sua e di altri giocatori, alle parole del prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, sul Corriere: ovvero, Bonucci e Chiellini avrebbero fatto pressioni sul servizio d’ordine per l’utilizzo del pullman cabriolet, poi usato per salutare le migliaia di tifosi riversatisi nel centro di Roma (qui la ricostruzione dei fatti secondo una fonte interna all’azienda proprietaria del bus, ndr).
La versione di Bonucci
Il difensore ci mette insomma faccia e parole, come spesso fa, pure in arene nemiche, anche prima che la Federcalcio metta per iscritto la propria posizione, così: «All’arrivo davanti a Palazzo Chigi, ritenuto che la situazione non fosse più gestibile in quanto il bus coperto non aveva dissuaso i tifosi dal cingere in tutti i modi la delegazione, reiteravamo ancora la richiesta, a questo punto condivisa dalle istituzioni».
La posizione della Nazionale
Che Bonucci abbia fatto presente la posizione dell’Italia, nel senso di squadra, lo si è visto nelle immagini, e ora spiega: «L’intera delegazione ha chiesto il pullman scoperto e siccome quello coperto, a prescindere era stato bloccato dalla folla già in strada e sarebbe comunque stato limitato nel passaggio a seguire, le autorità hanno acconsentito». Come lui sorveglia gli ingressi in area, sul prato, ad altri tocca fare lo stesso tra vie e piazze: «Noi non ci permetteremmo mai e poi mai di sostituirci alle autorità competenti, che immagino abbiano fatto le loro dovute valutazioni, prima di quanto avvenuto in piazza del Popolo la sera prima, e poi con il nostro passaggio in città». Morale: noi, giocatori, non potevamo dare un ok che spetta ad altri.
Il dibattito all’interno della squadra
Dopodiché, chiacchiere e dibattito sul pullman, esulla sfilata, c’è stato anche all’interno della squadra: tant’è che altri hanno riflettuto sulla stessa scelta di andare a Roma, immaginando cosa sarebbe successo.
Ma non si poteva dire di no, nonostante fosse già stato programmato il rientro a Coverciano: «Il rientro su Roma è stato previsto solo dopo aver ricevuto i graditi inviti da parte del capo dello Stato e del presidente del Consiglio dei Ministri», ricorda Gabriele Gravina, presidente della Figc, in una nota caldeggiata anche da alcuni giocatori, compreso Chiellini, il capitano. E nella quale la Figc rivendica la propria correttezza — «sempre stati responsabili, ma soprattutto rispettosi delle istituzioni e dei tifosi italiani» — e smorza le polemiche, ringraziando «i rappresentanti delle forze dell’ordine, che hanno accompagnato la Nazionale con grande spirito di servizio ed encomiabile professionalità».
La folla a Roma e gli assembramenti
Ma che non ci sta a prendersi colpe, di fronte a una situazione già ingestibile: «Nel tragitto per arrivare a piazza Colonna, il bus coperto che trasportava la squadra è stato ripetutamente rallentato, poi bloccato e letteralmente travolto dall’affetto della gente ormai numerosissima, che comunque già non indossava strumenti di protezione individuale (cosiddette “mascherine”)». A quel punto, con o senza tetto, sarebbe cambiato poco.