IL CALCIO IN BRASILE È TUTTO: ANCHE E SOPRATTUTTO POLITICA – LA ROVESCIATA EPICA DI RICHARLISON SEMBRA UNA L E VIENE USATA SUI SOCIAL COME INIZIALE DI LULA, PER SPERNACCHIARE I SUPPORTER DEL RIVALE BOLSONARO. CHE, A LORO VOLTA, SCENDONO IN PIAZZA CONTRO IL NUOVO (VECCHIO) PRESIDENTE CON LA MAGLIA VERDEORO
-simplesmente não enjoou de ver o gol do richarlison
— JMarcelo (@JMarceloRemage) November 25, 2022
ja vi umas 60x essa obra de arte pic.twitter.com/H3LXR1qrY7
Arianna Ravelli per il “Corriere della Sera”
Sembrava solo il gol più bello del Mondiale, è diventata una possibilità di pacificazione nazionale. Potenza del Mondiale, che, per il Brasile, arriva subito dopo le combattutissime elezioni presidenziali. I sostenitori dello sconfitto Jair Bolsonaro scendono in piazza per contestare la vittoria di Lula con indosso la maglia verdeoro della Seleçao, da tempo diventata il simbolo dell'estrema destra, con grande imbarazzo degli altri sostenitori brasiliani (e anche dello sponsor).
E se, davanti, i manifestanti sulla maglietta hanno il motto «Prima il Brasile e prima Dio», sulla schiena portano spesso il nome del giocatore più noto e che si è più esposto per Bolsonaro, ovvero Neymar (i più critici dicono motivato da un bel condono fiscale ad personam).
Adesso però che la stella del Psg vive il suo dramma personale, messo fuori gioco chissà fino a quando dalla sua caviglia di cristallo, l'attenzione è tutta su Richarlison, attaccante del Tottenham autore della doppietta che ha risolto la pratica Serbia, deciso oppositore di Bolsonaro, tanto che sui social la sua rovesciata con braccio e gamba a forma di L è diventata l'iniziale proprio di Lula.
«Se la maglia viene indossata da un partito politico noi brasiliani perdiamo la nostra identità», ha twittato Richarlison che ha colpito il nazionalismo di Bolsonaro dove fa più male, ovvero accusandolo di tradire la patria. La vittoria con la Serbia è servita anche a questo: a far tornare la camiseta un simbolo di tutti.
A dispetto dei capelli biondo platino e di certe dichiarazioni che sembrano farlo assomigliare al prototipo del brasiliano godereccio alla Ronaldinho («Se vinciamo la Hexa per festeggiare compro un'isola e la riempio di ragazze» ha annunciato), Richarlison, detto O Pombo, il piccione, è un 25enne più complesso di così, anche oltre la classica storia del calciatore che con il pallone ha riscattato la sua condizione di figlio della favela (che pur è stato).
Si è schierato contro le politiche in Amazzonia, è l'unico ad aver sostenuto le battaglie Lgbtq qui in Qatar. Tempo fa, a una giornalista inglese che gli parlava sillabando, ha risposto «Hey my friend, io parlo inglese bene». Non sottovalutate questo ragazzo. Adesso, dopo essere stato ignorato anche dai tifosi della Seleçao, Richarlison potrebbe caricarsi il Brasile sulle spalle lunedì nella partita contro la Svizzera e assieme favorire la transizione democratica del suo Paese. Potenza del Mondiale.