IL CALCIO E’ LA PROSECUZIONE DELLA GUERRA CON ALTRI MEZZI – IL CONFLITTO IN NAGORNO DIVIDE GLI EX COMPAGNI MKHITARYAN (CHE DIFENDE LA SUA ARMENIA) E IL TEDESCO DI ORIGINE TURCA ÖZIL CHE SI SCHIERA CON GLI AZERI - ERDOGAN (CHE E' STATO TESTIMONE DI NOZZE DI OZIL) APPOGGIA L'AZERBAIGIAN MUSULMANO, MENTRE MOSCA, CHE HA UN PATTO DI MUTUA DIFESA CON L'ARMENIA CRISTIANA, HA NEGOZIATO UN CESSATE IL FUOCO SUBITO VIOLATO DAI DUELLANTI...
-Paolo Valentino per il Corriere della Sera
Il calcio, almeno per un breve periodo della loro vita sportiva, li ha uniti. La guerra del Nagorno-Karabakh li sta dividendo. Uno è Mesut Özil, tedesco di origine turca, trequartista dell'Arsenal e campione del Mondo con la Germania nel 2014, prima di accusare di «razzismo e mancanza di rispetto» i vertici del calcio tedesco e annunciare il suo gran rifiuto alla nazionale. L'altro è Henrikh Mkhitaryan, armeno, anche lui fantasista di centrocampo dell'Arsenal tra il 2018 e il 2019, prima di venire in Italia a deliziare i tifosi della Roma.
«Le pene dell'Azerbaigian sono le nostre pene, la sua gioia è la nostra gioia», ha scritto in un tweet Özil citando Kemal Ataturk, il fondatore della Turchia moderna. Il post era completato dallo slogan «una nazione due Stati».
Il Nagorno-Karabakh, l'enclave nel cuore dell'Azerbaigian governata da separatisti armeni ma abitata anche da una forte minoranza azera, è stato teatro in queste settimane di un nuovo e più intenso conflitto armato tra le forze di Baku e Yerevan, con la partecipazione di attori stranieri: la Turchia di Erdogan appoggia l'Azerbaigian, mentre Mosca, che ha un patto di mutua difesa con l'Armenia, ha negoziato un cessate il fuoco subito violato dai duellanti.
Özil ha fatto anche una lunga dichiarazione, invocando la risoluzione dell'Onu del 2008, dove viene riaffermata l'integrità territoriale dell'Azerbaigian e chiesto il ritiro delle truppe armene dall'enclave: «Per me è importante che tutti nel mondo sappiano che la regione è legalmente riconosciuta come parte dell'Azerbaigian ed è illegalmente occupata. Costruiamo la pace e lavoriamo un futuro giusto, senza violenza. Ogni morte è una perdita per tutti».
Non è la prima volta che Özil si schiera politicamente. All'inizio dell'anno ha denunciato la repressione in atto in Cina contro la minoranza musulmana degli Uiguri. Più controverso è il sostegno al presidente turco Erdogan, che nel 2019 è stato anche suo testimone di nozze e che fu all'origine della sua rottura con la nazionale tedesca.
Sul fronte opposto, Henrikh Mkhitaryan si muove con un codice più diplomatico, anche se non risparmia accuse molto gravi. Il centrocampista giallorosso ha scritto una lettera aperta indirizzata a Donald Trump, Vladimir Putin e Emmanuel Macron, invitandoli ad agire per fermare «l'Azerbaigian aggressore» e contro «il terrorismo internazionale».
«L'Armenia dove sono nato e l'Artsakh (il nome armeno per il Nagorno-Karabakh, ndr ) continuano a difendere il proprio diritto di essere una nazione indipendente, esistere sui territori storicamente occupati e preservare il proprio patrimonio di valori cristiani conosciuto in tutto il mondo». Mkhitaryan ha accusato gli azeri di «bombardare deliberatamente scuole, asili e ospedali».
Nella polemica è intervenuto anche un altro calciatore, Maksim Medvedev, capitano della nazionale azera, che ha definito «false» e «infondate» le accuse del giocatore armeno. Parafrasando von Clausewitz, questa volta è il calcio a essere la prosecuzione della guerra con altri mezzi.