CHE DIO TASSISTA! - PARLA GIUSEPPE FINAMORE, 88 ANNI, IL “TASSINARO” PIÙ VECCHIO DI ROMA: “MI CHIAMANO PEPPINELLO ER ROSCETTO, DA 65 ANNI GUIDO IL TAXI. AGLI INIZI OGNI TASSISTA AVEVA UN NOMIGNOLO C'ERA PURE 'ER MORTO DE SONNO': LO CHIAMAVANO COSÌ PERCHÉ NUN JE ANNAVA DE LAVORÀ" - ALBERTO SORDI L'HO PORTATO IN GIRO SPESSO PER IL FILM 'IL TASSINARO': GLI SPIEGAVO IL LAVORO, COME FUNZIONA IL TASSAMETRO...NON ERA TIRCHIO COME SI RACCONTA" – E POI LE CORSE CON DRAGHI AL QUIRINALE – IL MIGLIOR SINDACO? PETROSELLI” – VIDEO
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Antonio Atte per adnkronos.com - Estratti
"Mi chiamo Giuseppe Finamore, ho 88 anni e sono il tassista più vecchio della Capitale". Roma, primo pomeriggio. Il sole picchia forte su Piazza Mastai, a Trastevere, in quella che sarà ricordata come una delle giornate più torride di questa pazza estate romana.
All'apparenza potrebbe sembrare un taxi come un altro, e in effetti lo è, se non fosse per il suo guidatore speciale. Dall'auto scende un signore dai capelli rossicci, basso e minuto, che a vederlo dal vivo non dimostra affatto l'età impressa sulla patente: "Finamore Giuseppe, classe 1935", scandisce l'uomo con piglio soddisfatto, mostrando all'Adnkronos il documento che lo attesta come il tassista più anziano di tutta Roma.
I colleghi lo conoscono come Peppinello Er Roscetto: è il soprannome che da ragazzino gli hanno affibbiato per via della sua capigliatura fulva e che ancora gli resta appiccicato addosso. Non che a Giuseppe dispiaccia, anzi: "A quei tempi ogni tassista aveva un nomignolo. C'era Er Pomata, un signore lindo e pinto sempre con la brillantina tra i capelli. C'era il Cavallino bianco, Er Cavallo pazzo. Era tutto un soprannome. C'era pure Er morto de sonno: lo chiamavano così perché nun je annava de lavorà".
Giuseppe ci invita a salire a bordo del suo taxi - una vettura che ha lasciato alle sue spalle gli anni migliori - per accompagnarci in questo breve tour del centro di Roma. E' l'occasione per lui di aprire il cassetto dei ricordi. "Faccio questo mestiere dal 1959, parliamo di quasi 65 anni fa":
a quei tempi Mariano Rumor sedeva a Palazzo Chigi, mentre Richard Nixon svolgeva il suo primo mandato alla Casa Bianca come presidente degli Stati Uniti d'America. "Io sono di origine molisana, venni a Roma alla fine del 1948 che ero ragazzino. Ho fatto tanti lavori, tra cui il lavapiatti.
Mia madre gestiva un'osteria ma a me non piaceva quel tipo di lavoro. Così - racconta Finamore - presi la patente per fare il tassista e iniziai. La prima macchina che ho avuto era la Fiat 1100 col divisorio".
"A quell'epoca si lavorava a tassametro sotto padrone: prendevi 200 lire di giornata e il 30% sull'incasso. Ma si facevano quattro, cinque corse al giorno. Non era come oggi. Allora il taxi era quasi un servizio di lusso", prosegue il decano della categoria.
Tanti, tantissimi i clienti illustri che nel corso della sua lunga carriera Finamore ha ospitato a bordo del suo "tassì": "Quanti ricordi con Albertone Sordi, l'ho portato in giro spesso. Era il periodo in cui si stava preparando per il film 'Il tassinaro': gli spiegavo il lavoro, come funziona il tassametro... Alcune volte l'ho accompagnato all'Ospedale Bambino Gesù, dove faceva le offerte per i bimbi malati.
Non credo fosse tirchio come si racconta". Ma la lista di nomi illustri dello star system è lunga: "Vittorio Gassmann, la Lollobrigida, Kabir Bedi quando ha girato Sandokan: allora era secco secco... Pure il tenore Placido Domingo ho portato, una volta". E non mancano big della politica o dell'economia:
"Ho portato Mario Draghi con la sua signora dai Parioli al Quirinale. Una persona squisita. Ho avuto nel mio taxi anche un altro ex premier, Matteo Renzi". Quando gli viene chiesto chi sia stato, secondo lui, il miglior sindaco di Roma, Giuseppe non ha dubbi: "Luigi Petroselli. Con lui cominciammo a ottenere qualche agevolazione per la categoria. All'epoca di Petroselli sono uscite 850 licenze taxi".
Venuto al mondo con una certa impazienza ("sono nato settimino la vigilia di Natale del '35"), Giuseppe non pare animato dalla stessa fretta quando si tratta di pensare al ritiro. Uno scenario ineluttabile e ormai prossimo, alla luce di un'età importante con la quale non si può non fare i conti: "Ringraziando Dio la salute ancora mi accompagna, sono ancora in grado di guidare. La vista va bene.
Certo, non è che andrò molto lontano. Ho già quasi deciso di lasciar perdere. Penso che smetterò entro quest'anno, o quello prossimo. Largo ai giovani, direbbe qualcuno. Mi mancherà molto questo lavoro, soprattutto il contatto con le persone".
(…)
"E di Uber cosa pensa?". "Uber è una multinazionale e fa un lavoro diverso dal nostro. Oggi tutto è diventato moderno, tutto cambia. Non posso essere contro o a favore. Certo, qualche cosa ti tolgono. D'altronde è la vita, tutto cambia". Ai turisti stranieri, a Finamore piace raccontare la storia di Roma, da Giulio Cesare ai Papi: "Ma l'inglese lo parlo poco, qualcosina".