CHE FINE HA FATTO IL FOGNINI DI MONTECARLO? NELLA NUOVA DAVIS PESSIMO INIZIO DEGLI AZZURRI CHE VANNO KO CON IL CANADA. MERCOLEDI’ SFIDA DECISIVA CON GLI USA – CLERICI: "MAI UN ACE, MAI UN SERVE AND VOLLEY. CHISSÀ DOVE SI ERA NASCOSTO IL FOGNINI CHE, DALLA DAVIS, HA SEMPRE TRATTO IL SUO MEGLIO. UN FOGNINI COSÌ AMMIRATO DELL' AVVERSARIO, COSÌ PASSIVO NON LO RICORDO…"
-Gianni Clerici per la Repubblica
Se posso così chiamarlo, ho visto un match tra un finto giocatore di doppio e uno finto di singolare. Pospisil nel primo caso, Fognini nel secondo.
Pospisil batteva come uno di quei doppisti americani degli Anni Cinquanta, un Mulloy o un Kramer, quando questi si avvcinava al gioco a quattro e raddoppiava la sua invenzione di service and forehand, la sua grande invenzione di attaccante dal fondo. Il povero Fognini giocava già in difesa da quando serviva: mai un ace, mai un serve and volley. Subiva.
Chissà dove si era nascosto il Fognini di Montecarlo. Chissà dov' era il Fognini patriota che, dalla Davis, ha sempre tratto il suo meglio.
Un Fognini così ammirato dell' avversario, così passivo non lo ricordo, tanto da far apparire Pospisil un grande doppista in una occasionale giornata di singolare. Con il servizio, seguito poi da discese a rete e da volèe definitive, da grande giocatore di volo, che avrebbe voluto essere o diventare. Ma che non è mai stato, e che mai non sarà, eccettuata la giornata odierna.
FALSA PARTENZA DEGLI AZZURRI
Angelo Carotenuto per la Repubblica
È forse per una dimostrazione di estremo omaggio alla vecchia Davis, al suo epos e ai suoi antichi drammi, che l' Italia ha giocato con il Canada 2 singolari da 4 ore 40' e che il n. 12 del mondo s' è fatto battere dal 150, tornato a giocare solo a luglio dopo un' operazione alla schiena.
Dentro la Scatola Magica apparecchiata da Piqué, tra una ludoteca dove bambini colorano sagome prestampate di Nadal, auto di lusso degli sponsor e bancarelle che offrono bandiere a 5 euro, l' Italia del futuro è tornata all' antico. Ha preso nell' anno del suo Rinascimento uno schiaffo in faccia d' altri tempi, con un Fognini carico di negatività dalla prima all' ultima postura e propenso a farsi maltrattare dal servizio di Pospisil (7-6, 7-5), cooptato in corsa per un infortunio ad Auger-Aliassime.
Doveva essere un punto sicuro. È stato il primo passo verso il ritorno al grigio della collezione anni Duemila, con Berrettini caduto in tre tie-break (6-7, 7-6, 6-7) davanti a Shapovalov. Dal ruolo di semifavoriti siamo già ai calcoli su come e quanto battere domani gli Usa - al conto dei match vinti, la differenza set, gli incroci con le migliori seconde degli altri gironi - per un posto nei quarti.
La certezza è che la nuova manifestazione restituisce fascino e centralità al doppio, del quale più volte s' è celebrato in questi anni il funerale.
Ora pesa sul risultato per il 33% anziché per il 20%. Tra le mani di Barazzutti in panchina non s' è visto il tablet promesso con dati e statistiche in tempo reale per la lettura dei match. Gli store vendono cappellini e t-shirt col marchio The World Cup of Tennis accanto al vecchio nome, perché prima o poi arriverà il momento di patteggiare con l' altro Mondiale messo in piedi dalla Atp a gennaio. Unificazione o guerra: lavoro per Andrea Gaudenzi, neo presidente del sindacato giocatori. Oppure come dice Patrick Mouratoglou «ognuno dovrà mettere un po' d' acqua nel proprio vino».
Se non fosse per lo sponsor del Barcellona e il marchio della Liga a bordo campo, il clima intorno alla partita potrebbe essere quello visto nei secoli dei secoli e uguale ovunque, da Praga a Maceió (visto com' è andata). Cori, tamburi, l' esultanza di un migliaio di italiani sul doppio fallo degli avversari. Siamo invece decisamente nel Nuovo Mondo quando il dj Alan Walker si esibisce sul centrale e quando ai cambi di campo partono musica e pubblicità.
All' esterno, da uno schermo iper tecnologico dentro una gabbia, i ragazzini inviano tweet colpendo lettere ed emoticon giganti con una pallina gialla. È una gigantesca fiera del tennis, come sono già diventati un po' alla volta i tornei, Slam compresi, con questa strana mescolanza di ingenuità e nazionalismo che mette vicini croati e russi, oggi argentini e cileni, 19 anni dopo gli incidenti di Santiago conosciuti come la serie de los sillazos: un raccattapalle aggredito, lancio di oggetti in campo, monete, bicchieri di plastica pieni di birra. Era la Davis, coi suoi eccessi. Qui c' è il sold-out solo per Spagna-Russia e per Nadal.