CHIAMATA ALLE ARMI DI FORZA ITALIA E FRATELLI D’ITALIA PER METTERE LE MANI SUL CALCIO - UN’ARMATA BRANCALEONE CAPITANATA DA CLAUDIO LOTITO, GIORGIO MULÉ, ANDREA ABODI È PARTITA ALL’ASSEDIO DELLA POLTRONA PIÙ ALTA DEL PALLONE, PER CACCIARE IL PRESIDENTE DELLA FIGC, GABRIELE GRAVINA - IL 4 NOVEMBRE PROSSIMO, L’ASSEMBLEA FEDERALE SI RIUNIRÀ PER CAMBIARE LO STATUTO, MODIFICANDO LA QUOTA DI RAPPRESENTANTI CHE OGNI CATEGORIA HA NEL CONSIGLIO. E SUBITO DOPO (A GENNAIO?) LA STESSA ASSEMBLEA VOTERÀ PER IL PRESIDENTE - PER LA FELICITÀ DI ARIANNA E GIORGIA MELONI, DOVREBBE ESSERE IL COGNATO DI LOTITO, MARCO MEZZAROMA, CHE LASCERÀ IL VERTICE DI SPORT E SALUTE ALL’AMICO GIUSEPPE DE MITA…(RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI A IMPADRONIRSI ANCHE DELLO SPORT? AH, SAPERLO…)
DAGOREPORT
Due parole raccontano il Ferragosto rovente del calcio italiano. ‘’Autonomia’’ è quella che si proclama nelle sedi ufficiali del Palazzo e sui giornali. ‘’Occupazione’’ è quella che si sussurra nel passaparola di una scalcagnatissima cordata di parlamentari, ministri, presidenti e dirigenti sportivi reali e presunti, consigliori annessi. E in nome dell’occupazione (che poco ha a che vedere con il lavoro, e molto con il potere) un sinistro messaggio di whatsapp è rimbalzato l’altra sera tra gli smartphone degli uomini del centrodestra.
C’era scritto così: "Colleghi vi informo che fra agosto e settembre le federazioni sportive rinnoveranno gli organi locali e poi nazionali. In particolare, nel calcio c’è una accelerazione imposta dal vertice, praticamente per confermare gli attuali assetti e impedire candidature alternative.
Vi chiedo quindi di porre attenzione e segnalarmi (in privato) se, sul vostro territorio, ci fossero nostri simpatizzanti che si sono o stanno per candidarsi negli organi elettivi. E inoltre per il calcio, verificate se abbiamo società di dilettanti, e soprattutto in Lega pro (serie C) con i quali poter interloquire. Grazie a tutti per la collaborazione".
Questo messaggio è una chiamata alle armi della politica per mettere le mani sul calcio. Porta la firma del senatore di Fratelli d’Italia, Paolo Marcheschi, già rappresentante dell’associazione allenatori in Toscana e amico personale del renziano Luca Lotti (il potere non ha colore!), candidato nel 2015 alla presidenza della Lega Pro e all’epoca malamente sconfitto dall’attuale presidente della Federazione, Gabriele Gravina.
Sarà per desiderio di rivincita, o piuttosto per spirito di cordata, il senatore della Fiamma è il fante incursore di un’armata Brancaleone partita all’assedio del presidente della Figc Gravina, la poltrona più alta del pallone, e di cui fanno parte vecchie e nuove facce dei salotti, o dei sottoscala, capitolini:
Claudio Lotito, patron della Lazio e senatore di Forza Italia, oltre che consigliere di Lega e Federazione;
Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera, eretico forzista, firmatario dell’ormai famoso emendamento che riconosce alle Leghe professionistiche di A, B e C un’equa rappresentanza, comprensiva del contributo economico apportato al sistema;
Andrea Abodi, ministro lui stesso dello Sport, da sempre esposto, per l’assenza di un portafoglio dicasteriale, e per carattere, al rischio di un’eterodirezione. Non a caso ha già istituito con decreto ministeriale una commissione di controllo sui conti delle società.
Indipendente, ma non tanto, se è vero ciò che i maligni sospettano: e cioè che a dirigerla sarà un suo strettissimo uomo di fiducia. Non a caso, ancora, ha annunciato una legge per regolare il calcio a modo suo.
E non a caso, infine, gli era venuto in mente di partecipare, salvo poi recedere all’ultimo momento, alla riunione tra le componenti federali più calda della recente storia del calcio.
Quella del 22 luglio scorso, in cui Gravina ha dovuto prendere atto dell’assedio che una parte della politica, e non solo, ha sferrato alla sua poltrona, accettando di ridiscutere i rapporti di forza tra le componenti del movimento, per poi andare subito dopo al voto con le nuove regole.
Un’occasione da non perdere per gli amici di Marcheschi. Che lo buttano avanti. E il senatore della Fiamma si presta al gioco, chiedendo espressamente a iscritti e simpatizzanti della sua parte politica di candidarsi negli organismi locali e nazionali del calcio, cioè nelle assemblee regionali e provinciali da cui giungeranno i cosiddetti grandi elettori dell’Assemblea federale.
Questa, il 4 novembre prossimo, si riunirà per cambiare lo Statuto, modificando la quota di rappresentanti che ogni categoria ha nel Consiglio. E subito dopo (a gennaio?) la stessa Assemblea voterà per il presidente.
Il resto lo ha fatto l’emendamento di Mulé, approvato dal Parlamento. Grazie al quale la serie A chiede di contare e votare per quanta ricchezza porta in dote. Qualcuno ha provato a far notare a Lotito e compagni che in nessun’altra federazione calcistica d’Europa la ricchezza pesa più del numero.
Così come, del resto, avviene nell’assemblea di condominio più rumorosa d’Italia, quella della Lega di serie A, dove Juve, Milan, Inter e Roma contano un solo voto a dispetto del loro preponderante peso economico. Ma si sa, le regole talvolta valgono solo per gli altri. In Italia la legge, e l’etica, del calcio è quella dei più forti, e prima ancora quella dei più rozzi.
Il fatto è che anche coloro che potrebbero ragionare e far ragionare, rinunciano per non invischiarsi con Lotito e con i lotitiani. Cosicché questi finiscono per dettare legge e per terremotare un sistema.
Si aggiunga la smania di uomini di governo e di partito desiderosi di mettere le mani sulle fonti di distribuzione della ricchezza. E il Ferragosto del pallone diventa una campagna sotterranea alla conquista del consenso che la politica Ducioni, se così ancora si può chiamare, muove allo sport. Tempi duri…
Tempi duri per i troppo buoni, anche a Sport e Salute. A settembre l’amico della famiglia di Arianna Meloni, Giuseppe De Mita, sarà pronto ad approdare al vertice di Sport e Salute, la cassaforte dello sport italiano sottratta a suo tempo da Giorgetti dalle mani del Coni di Malagò. (Giusto per dare qualche cifra: Sport e Salute gestisce circa 1 miliardo di euro tra progetti del Pnrr e fondi ordinari, quasi 500 milioni destinati poi a Coni, federazioni e associazioni sportive).
Una società pubblica che è presieduta da un amico di lunga data di De Mita Jr, il mitologico Marco Mezzaroma, che all’anagrafe risulta cognato del senatore e patron della Lazio Claudio Lotito, quindi ex marito della sfortunata Mara Carfagna (con De Mita Jr testimone di nozze) e, soprattutto, sono ambedue amici personali di Giorgia e Arianna Meloni, con le quali hanno trascorso le vacanze in Puglia lo scorso anno.
Recentemente il figlio dello storico leader democristiano Ciriaco era salito alle cronache per aver rifiutato la poltrona di amministratore delegato di Cinecittà Spa, al posto di Nicola Maccanico, accontentandosi umilmente di rimanere parcheggiato come consigliere del Cda.
Ora, dietro quel sorprendente diniego alla prima poltrona di Cinecittà Spa, “ci sarebbe la possibilità di un salto di qualità all’interno Sport e Salute, in cui già si occupa di progetti specifici di marketing”, scrive il ben informato Stefano Iannaccone sul quotidiano “Domani”.
E quando nei palazzi romani qualcuno si chiede come verrà preso il disegno per la presa del potere sportivo delle Sister di Colle Oppio da parte del ministro del Tesoro, il leghista Giancarlo Giorgetti, che a suo tempo nominò il fedele Diego Nepi Molineris, con la doppia funzione di direttore generale e di amministratore delegato, sorridono alla ingenuità della domanda e aggiungono:
tranquillo, non ci sarà alcun problema per Nepi perché nel piano di Lotito-Mulè-Abodi-Meloni, il rampollo De Mita è destinato alla poltrona più alta, quella di presidente di Sport e Salute in quanto il destino dell’amico Marco Mezzaroma sarà quello di disarcionare Gabriele Gravina dalla presidenza della Fgci.
Riusciranno i nostri eroi a mettere le mani sul pallone marcio de’ noantri? Ah, saperlo…