CHRISTIAN ERIKSEN POTRA’ TORNARE A GIOCARE ALL’INTER? – IL CALCIATORE DANESE POTREBBE RIENTRARE IN CAMPO TRA 6 MESI, MA IN ITALIA IL REGOLAMENTO E’ MOLTO PIU’ SEVERO RISPETTO AL RESTO DI EUROPA E POTREBBE NON RICEVERE L’APPROVAZIONE DEI MEDICI – IL CARDIOLOGO CORSETTI: “LA NOSTRA NORMATIVA NON DICE NULLA DI ESPLICITO SUI DEFIBRILLATORI PERCHÉ LA POSSIBILITÀ DI COMPETERE CON UN DEFIBRILLATORE IMPIANTATO NON È NEMMENO CONTEMPLATA”
-Marco Bonarrigo per www.corriere.it
«Clinicamente, l’impianto di un defibrillatore significa una sola cosa: che il qualificatissimo staff di medici che sta assistendo Eriksen ha il dubbio che possa ripresentarsi un’instabilità elettrica del cuore, anche a riposo, anche in clinica, come quella quasi fatale sul campo a Copenhagen. Non parliamo di un loop recorder che registra i battiti, parliamo di un salvavita». Roberto Corsetti, tra i cardiologi dello sport più noti in Italia, interpreta così il progetto di impianto sul giocatore danese.
«Il comunicato dei medici — spiega Corsetti — parla molto chiaro: sulla decisione c’è stato consenso da parte di specialisti di fama nazionale e internazionale. Non sappiamo nulla delle ragioni specifiche della decisione perché non abbiamo la cartella clinica dell’atleta, ma è chiaro che dal monitoraggio degli ultimi giorni devono essere emersi elementi importanti a favore dell’instabilità del muscolo cardiaco. Siamo ancora nella Fase 1: dietro a un evento che ha quasi ucciso Eriksen c’è una patologia grave che deve essere accertata. Al momento il primo obbiettivo è continuare a salvargli la vita».
No all’idoneità
Sulla possibilità che Eriksen torni a giocare ottenendo o meno l’idoneità, in Italia o altrove, come fa tuttora, per esempio, l’olandese Blind, Corsetti è categorico: «Fuorviante parlare di futuro quando non si sa nulla delle ragioni dell’arresto cardiaco. Io, da cardiologo veterano, se avessi un figlio della sua età vorrei solo capire cos’è successo e se potrà condurre una vita normale. Non gli concederei più l’idoneità agonistica e credo che con me concorderebbe la maggior parte dei cardiologi italiani».
I protocolli neanche prevedono l’ipotesi
E sul divieto di giocare in Italia col defibrillatore impiantato? Sull’idoneita negli atleti con defibrillatore impiantato, i protocolli italiani di medicina dello sport spiegano genericamente che «la concessione dell’idoneità sportiva dipende dal tipo di cardiopatia sottostante, dalla presenza o meno di sintomi, dal rischio traumatico e dal rischio intrinseco dello sport praticato. Inoltre, dovrà essere valutato attentamente anche il rischio di possibili interferenze elettromagnetiche al dispositivo. Le preoccupazioni maggiori legate all’attività sportiva ad elevato impegno cardiovascolare nei portatori di ICD sono relative al possibile aumento del numero degli shock appropriati e non appropriati in corso di esercizio fisico».
In sostanza, conclude Corsetti, «la nostra normativa sulle visite medico legali sportive non dice nulla di esplicito sui defibrillatori perché nel Cocis (il Protocollo Cardiologico per il Giudizio di Idoneità Sportiva, ndr) la possibilità di competere con un defibrillatore impiantato non è nemmeno contemplata: in Italia non c’è un solo atleta agonista, professionista o meno, che giochi col defibrillatore e questo deve farci riflettere».
Castellacci pessimista
«In Europa con un defibrillatore impiantato si gioca, c’è l’olandese Blind che sta facendo l’Europeo. Ma in Italia siamo molto più attenti e severi nel concedere le idoneità sportive», aggiunge il professor Enrico Castellacci, medico della Nazionale campione del mondo nel 2006 e ora presidente dei medici del calcio. Anche lui ha dubbi sulla possibilità che Christian Eriksen possa giocare in Italia. «Bisognerà capire bene quale è la patologia, ma andare in campo con un defibrillatore sottocutaneo espone a rischi. Una pallonata o un contrasto possono mettere fuori uso un meccanismo che con una scossa elettrica interviene in caso di arresto cardiaco».