CHRISTIAN ERIKSEN TORNERÀ MAI IN CAMPO? - PRESO PER I CAPELLI DOPO L’ARRESTO CARDIACO, ORA LA SUA CARRIERA È IN FORTE DUBBIO: SECONDO IL PROFESSORE DI CARDIOLOGIA REBUZZI “IN SEGUITO A UN EVENTO COSÌ GRAVE È DIFFICILE IMMAGINARE CHE POSSA RIPRENDERE A LIVELLO AGONISTICO, MA NON È NEMMENO ESCLUSO” - CHIUNQUE PRATICHI SPORT È A RISCHIO DI EPISODI DEL GENERE? IL PERICOLO ESISTE PERCHÉ...
-Paolo Foschi per il "Corriere della Sera"
Christian Eriksen tornerà a giocare? Il calciatore danese, dopo essersi affacciato nell'anticamera della morte, ora che è fuori pericolo può cominciare a pensare al futuro. Ma sarà un futuro in campo o fuori?
«Dopo un evento così grave, è difficile immaginare che possa tornare allo sport agonistico, ma non è nemmeno escluso» spiega Antonio Giuseppe Rebuzzi, professore di cardiologia al Policlinico Gemelli di Roma.
«Ancora non è chiaro quale sia stata la causa dell'arresto cardiaco, di solito è da ricercare in patologie congenite difficili da diagnosticare come un'alterazione delle coronarie, una displasia aritmogena o la sindrome di Brugada» continua il professor Rebuzzi, «serviranno esami approfonditi e solo dopo un'attenta diagnosi si potrà decidere».
Per adesso però l'importante è che Eriksen si sia salvato. «Queste patologie nascoste restano asintomatiche finché non si manifestano, ma a quel punto nella maggior parte dei casi sono mortali» aggiunge il cardiologo del Gemelli, «purtroppo spesso non vengono evidenziate nei pur approfonditi controlli a cui viene sottoposto chi pratica sport. Per diagnosticarle servono esami mirati e costosi che si fanno solo quando c'è un sospetto.
Nella sfortuna, comunque, il ragazzo è stato fortunato ad aver avuto l'arresto cardiaco in un luogo in cui c'era un defibrillatore e personale formato a utilizzarlo. Fosse capitato altrove...».
«Dobbiamo gridare al miracolo», sottolinea Pino Capua, primario di Medicina dello Sport al San Camillo, ma per capire se Eriksen scenderà di nuovo in campo, sarà necessario «per prima cosa accertare se sono rimasti dei danni. In condizioni di benessere, il giocatore potrebbe riprendere l'attività agonistica».
Chiunque pratichi sport in teoria è a rischio di episodi del genere? «Per fortuna queste patologie sono comunque rare» risponde il professor Rebuzzi, «e controlli accurati possono far emergere talvolta sospetti da verificare».
Però, come spiega ancora Pino Capua, il rischio esiste perché «anche in un contesto dove non dovrebbe esserci nessun "dubbio" si innesca l'imponderabilità della nostra scienza medica. C'è sempre un lato che non ci permette di essere in condizione di avere al 100% la sicurezza. Nessun tipo di esame e di analisi preventiva queste cose le può stabilire.
Non si deve dare la colpa a nessuno, è una delle condizioni imponderabili che possono succedere».