COME BUTTARE NEL CESSO LO SCUDETTO: FAR GIOCHICCHIARE I PORTIERI COI PIEDI - NELLA CORSA AL TITOLO PIÙ CHE I GOL DEGLI ATTACCANTI PESERANNO LE PAPERE DEI PORTIERI: L'INTERISTA RADU CONTRO IL BOLOGNA, IL NAPOLETANO MERET A EMPOLI E TERRACCIANO DELLA FIORENTINA CHE HA SPIANATO LA VITTORIA AL MILAN - NON È UN CASO CHE IL DIAVOLO SIA IN TESTA PERCHÉ HA TROVATO UN REGISTA AGGIUNTO IN MAIGNAN...
-Federico Strumolo per “Libero Quotidiano”
Si pensa sempre che siano gli attaccanti a spostare gli equilibri di una stagione, ma questo campionato potrebbe essere deciso dai portieri, in positivo e, soprattutto, in negativo. E non tanto per le abilità di questi tra i pali, ma per i guai che combinano quando si ritrovano la palla tra i piedi.
D'altronde, la nuova moda degli allenatori è coinvolgere sempre di più i propri estremi difensori nella prima fase d'impostazione, a prescindere dalle loro abilità tecniche. E il risultato è che le squadre, spesso, si ritrovano a pagarne le conseguenze. Lo sanno bene Inter e Napoli, che rischiano di perdere lo scudetto proprio per gli svarioni dei portieri.
Dopotutto, nei due punti che separano i nerazzurri dalla vetta occupata dal Milan, pesa tantissimo il clamoroso liscio di Ionut Radu che ha permesso al Bologna di battere 2-1 la squadra di Simone Inzaghi nel recupero della ventesima giornata di settimana scorsa.
Come sul tracollo del Napoli, oggi a -7 dai rossoneri, la papera in impostazione di Alex Meret sul risultato di vantaggio 2-1 nella sfortunata trasferta degli azzurri in casa dell'Empoli terminata con la clamorosa sconfitta 3-2 di due giornate fa.
Abbagli che si uniscono all'errore nel rinvio di Pietro Terracciano di domenica in Milan-Fiorentina, che ha permesso a Stefano Pioli di sbloccare, e vincere, una partita che pareva destinata a concludersi con il più classico degli 0-0.
OSANNATA
Ma ciò che accomuna le suddette situazioni, oltre alle imbarazzanti disattenzioni dei singoli, è l'errore degli allenatori di mettere nelle condizioni di sbagliare dei giocatori che, evidentemente, non sono dei mostri di bravura con i piedi.
Cosa, peraltro, non così assurda dato che di mestiere hanno scelto di fare i portieri e non i centrocampisti. La tanto osannata costruzione dal basso, in fin dei conti, rappresenta sì un'ottima arma per eludere il pressing avversario, ma solo se si ha a disposizione un portiere capace in impostazione.
E la dimostrazione è proprio il Milan che in Mike Maignan ha trovato - oltre che un felino quando c'è da parare - un meraviglioso regista aggiunto. Tanto da produrre anche uno splendido assist con un perfetto lancio lungo per lo scatto di Rafael Leao nell'1-0 rossonero sulla Sampdoria della venticinquesima l'utilizzo giornata.
Insomma, dell'estremo difensore per creare gioco va bene, ma solo se ci sono le condizioni adatte. Cosa, però, ignorata dagli allenatori del nostro campionato, come raccontano i numeri: in serie A si va da un minimo di 707 (Udinese) passaggi effettuati dai portieri a un massimo di 1496 (Fiorentina).
Non è un caso, dunque, se in ogni partita si vedano leggerezze dei numeri uno. Rimanendo sull'Inter, i tifosi non avranno dimenticato il passaggio sbagliato da Samir Handanovic nella seconda giornata in casa del Verona, che costò il momentaneo svantaggio ai nerazzurri (l'Inter riuscì poi a ribaltarla, vincendo 1-3).
PROBLEMA
Ma il problema non riguarda certamente solo la serie A, ma il calcio di tutta Europa. Chiedere, per conferma, al portiere della Nazionale Gigio Donnarumma, criticatissimo in Francia dopo essersi fatto scippare palla da Karim Benzema negli ottavi di finale di Champions League tra Real Madrid e Paris Saint-Germain, dando il via alla rimonta spagnola da 0-1 a 3-1.
O, ancora, il buon vecchio Gigi Buffon, che durante Perugia -Parma di serie B di settimana scorsa ha concesso il 2-0 agli umbri mancando clamorosamente un innocuo retropassaggio del compagno di squadra Jayden Oosterwolde, permettendo a Marco Olivieri di segnare a porta vuota.
La leggenda del ruolo, dopotutto, è cresciuto in un calcio diverso, in cui ai portieri si chiedeva semplicemente di parare. Altri tempi, sicuramente meno complicati per chi indossa i guanti.