CONCORRENZA SLEALISSIMA - LE VITTORIE IN CHAMPIONS DI REAL E BARCELLONA FINANZIATE CON AIUTI DI STATO ILLECITI - LA CORTE DI GIUSTIZIA UE HA DISPOSTO IL RIMBORSO DI DIVERSI MILIONI DI EURO DI AGEVOLAZIONI FISCALI DI CUI I BLANCOS, IL BARCA, L’OSASUNA E L’ATLETICO DI BILBAO HANNO BENEFICIATO NEGLI ULTIMI 25 ANNI - LE BIG IBERICHE HANNO ANCHE BENEFICIATO DEI SALVATAGGI BANCARI DEL 2013. MENTRE QUI SI PREPARAVANO I BAIL IN...
-Giuseppe Liturri per “la Verità”
La Corte di giustizia della Ue, a distanza di 48 ore dalla sentenza sul caso Tercas, regala finalmente una soddisfazione al Commissario alla concorrenza, Margrethe Vestager, e rifila un (costoso) dispiacere a quattro club di calcio spagnoli, tra cui i prestigiosi Barcellona e Real Madrid, disponendo il rimborso di diversi milioni di euro di agevolazioni fiscali di cui hanno beneficiato negli ultimi 25 anni.
Le specificità della vicenda sono l'occasione per mettere a nudo, senza nemmeno bisogno del controluce, gli esiti contraddittori derivanti dall'applicazione delle regole che dovrebbero consentire un ordinato funzionamento del mercato interno della Ue e impedire comportamenti distorsivi della libera concorrenza.
Uno dei totem ideologici dell'Unione che, a dispetto delle buone intenzioni, spesso provoca gli effetti negativi che si prefigge di ridurre. La mannaia nelle mani di Bruxelles questa volta si è abbattuta sui due club di punta del calcio spagnolo (oltre all'Osasuna di Pamplona ed all'Atletico di Bilbao), che congiuntamente si sono aggiudicati ben sei delle ultime dieci Champions league.
Per il club catalano si tratta inoltre dell'ultima tegola, dopo l'arresto del suo presidente la settimana scorsa per altre vicende e la perdita record di 100 milioni registrata nell'ultimo bilancio, che ha portato il debito a superare un miliardo di euro.
Per ben 25 anni (dal 1990 al 2015) questi 4 club hanno beneficiato di un'agevolazione fiscale, perché hanno sfruttato una speciale esenzione prevista da una legge del 1990, che gli consentiva di conservare lo status giuridico di club sportivi senza fini di lucro (nonostante i loro ricavi fossero nell'ordine delle centinaia di milioni), anziché trasformarsi obbligatoriamente in società sportive per azioni.
Questo regime speciale ha consentito loro di avere un'aliquota di tassazione degli utili mediamente più bassa di 5 punti percentuali. È tutto filato liscio fino al 2009, quando l'evidente anomalia è stata portata all'attenzione della direzione Concorrenza della Commissione che, dopo vari approfondimenti, nel 2013 ha aperto una formale istruttoria e nel luglio 2016 ha deciso che si trattava di aiuti di Stato illegittimamente concessi dallo Stato spagnolo, che andavano quindi restituiti dai beneficiari.
Tale decisione è stata subito appellata dagli spagnoli ed è stata annullata dal Tribunale Ue a febbraio 2019, riconoscendo quindi le buone ragioni dei club calcistici. A quel punto è stata la Commissione a impugnare la sentenza di primo grado e portare il giudizio di fronte all'organo supremo della giustizia Ue: la Corte che ha sede a Lussemburgo. La sentenza pubblicata ieri ha annullato la decisione del Tribunale Ue del 2019 e ha infine riconosciuto la fondatezza dell'operato della Commissione. Ora non ci sono più dubbi: lo Stato spagnolo dovrà recuperare tutte le minori imposte versate da queste società sportive dal 2000 al 2015, non essendo possibile partire dal 1990 perché la Commissione ha aperto l'indagine solo nel 2009.Sono numerosi gli spunti di riflessione e i punti di confronto col caso Tercas.
L'industria del calcio, con tutto il suo vasto e ricchissimo indotto, ha visto prosperare per ben 25 anni due club che nell'ultimo decennio, dall'alto di una schiacciante superiorità su tutti i loro avversari, hanno fatto incetta di trofei, aiutati, certamente non in modo decisivo, da questa agevolazione fiscale.
Sull'argomento, si ricordano gli innumerevoli interventi dell'ex amministratore del Milan Adriano Galliani che ha sempre denunciato anche l'altro vantaggio costituito dalla tassazione agevolata dei calciatori stranieri. Tutto questo è avvenuto in barba all'obbligo di notifica preventiva di queste misure, prevista a carico degli Stati dall'articolo 108(3) del TfUe.
La Spagna è andata impunemente per la sua strada per ben 19 anni, prima che la Commissione accendesse un faro sulla vicenda e ci sono voluti altri 12 anni per ottenere una sentenza definitiva.
Ma c'è un'aggravante. Nel 2012 la Spagna costituì un fondo (Frob) per la ricapitalizzazione delle banche finite in dissesto a causa dell'esplosione della bolla immobiliare, chiedendo un finanziamento per ben 41,3 miliardi al Mes per ristrutturare il settore bancario spagnolo.
Prima del 2012, Bankia aveva prestato 76 milioni al Real Madrid per comprare Cristiano Ronaldo e Kakà. Caixa e Santander non avevano lesinato finanziamenti al Barça. Allo scoppio della bolla, furono anche i contribuenti italiani, attraverso i circa 15 miliardi apportati al capitale del Mes, a pagare il conto degli spagnoli.
Il confronto con il quasi contemporaneo caso Tercas è impressionante: la Commissione chiese e ottenne subito la restituzione delle somme considerate, erroneamente, aiuti di Stato, compromettendo così anche i successivi salvataggi.
Sapere, dopo 6 anni, che la Commissione aveva torto e Tercas poteva essere legittimamente aiutata, non riuscirà più a far ritornare disponibili le uova dopo aver fatto la frittata. Nel caso spagnolo, sapere, dopo 31 anni in cui quelle uova hanno prodotti ottimi risultati, che una parte di esse avrebbe dovuto essere distrutta subito, è tutta un'altra cosa.
Nel frattempo, gli amici spagnoli hanno le bacheche piene di trofei e ora se la caveranno con un rimborso rimediabile, noi abbiamo subito la devastazione del sistema bancario e nessuno ci potrà più restituire i risparmi e le banche andate in fumo senza alcun fondamento giuridico.
La tutela della concorrenza nella Ue si rivela sempre più un sistema di regole progettato male e gestito peggio.