LE DISCESE ARDITE SENZA RISALITE HANNO UN RE: DOMINIK PARIS -LO SCIATORE AZZURRO CENTRA IL SECONDO SUCCESSO IN 2 GIORNI (IL QUINTO IN TOTALE) NELLA LIBERA DI BORMIO E VOLA IN TESTA ALLA COPPA DEL MONDO – “MI SENTO UN PO' IL PADRONE DI QUESTA PISTA" È LUI, ORA, L' ITALIANO PIÙ VINCENTE DI SEMPRE NELLA DISCIPLINA CHE CELEBRA IL RISCHIO: “QUANDO SI OTTENGONO QUESTI RISULTATI, È PIÙ BELLO ANCORA CERCARE IL LIMITE…” – VIDEO
-
Da gazzetta.it
Il capolavoro, la gara della vita, l’urlo del più forte: Dominik Paris è ancora una volta il re di Bormio, è la quinta volta, ma la prestazione di oggi sulla Stelvio resterà nella storia dello sci. E’ il quinto successo a Bormio (e il 18° di Coppa) per il trentenne Carabiniere della Val d’Ultimo e gli vale il primo posto nella classifica generale di Coppa del Mondo: con 449 punti, 55 più del norvegese Kilde.
“E’ stata un po’ una lotta con il vento, soprattutto nella parte bassa. La sciata pero non era male - ha commentato un raggiante Paris -. La cattiveria di Hermann Maier mi è sempre piaciuta e cerco di metterla sempre in pista”.
Partito con il pettorale numero 9, quando al traguardo era in testa l’austriaco Kriechmayr, Domme ha migliorato il vantaggio passaggio dopo passaggio e ha chiuso con 1”61 sull’austriaco.
A mettere a rischio la sua leadership, è stato lo svizzero Urs Kryenbuehl che partito con il pettorale numero 25, quando le condizioni di vento e visibilità erano migliori, è stato in vantaggio fino all’ultimo intermedio e ha poi chiuso a soli 8 centesimi dall’azzurro. Terzo posto per l’altro svizzero Beat Feuz, finito a 26/100. Quarto il norvegese Kilde, a 73/100. Poi Mayer (a 84/100). “Domme ha sciato alla grande, al cancelletto sapevo che aveva tanto vantaggio su Mayer e ho provato a dare tutto, ma non è bastato” è l’omaggio di Feuz, ancora secondo come ieri.
Paris, che già ieri con il 13° successo in discesa, è il velocista in attività con più vittorie nella specialità, ha raggiunto con 14 trionfi Svindal e Walchhofer al sesto posto tra i discesisti più vincenti di Coppa.
E’ caduto Hannes Reichelt, tra i più attesi: è finito nelle reti dopo essere finito in una compressione. Si teme un infortunio al ginocchio sinistro. La gara è stata interrotta per un quarto d’ora per permettere i soccorsi.
IL SIGNORE DELLA VELOCITA’
Cosimo Cito per la Repubblica
La Stelvio, casa Paris. Tre km verticali, dalla Rocca a Bormio, da laggiù il puntino azzurro s' intravvede appena quando imbocca la Konta, quando i suoi sci sbattono su una pista che sembra applicata sui prati, bianca e tutto verde attorno. Dominik Paris che vince la discesa per la terza volta consecutiva lì, nessuno c' era mai riuscito, la 13ª libera della vita, una più di Kristian Ghedina.
È lui, ora, l' italiano più vincente di sempre nella disciplina che celebra il rischio ed è vestita d' antico. Bormio, e poi la Saslong della Val Gardena, Kitzbühel, Wengen, Garmisch, questi sono i gioielli della Coppa del mondo, le discese ardite senza risalite, senza ritorno: «Quando si ottengono questi risultati, è più bello ancora cercare il limite. Ogni gara è una nuova sfida, io metto tutto in pista per fare il meglio possibile, non si sa mai come va a finire e questo è il bello dello sport.
Mi sento un po' il padrone di questa pista». Lo è, ci ha vinto cinque volte, le ultime tre consecutive, sempre poco prima della fine dell' anno, una serialità insolita, antica anch' essa, in uno sport tra i più imprevedibili. L' anno scorso fece doppietta a Bormio, discesa e superG in ventiquattr' ore. Gli piace proprio, la Stelvio. «Vedrete» spiega Ghedina, «oltre ad aver superato me, se non si ferma per limiti di età può battere il record di Klammer».
25 le vittorie in libera per l' antico Kaiser Franz, il più forte discesista di tutti i tempi, prima che apparisse, forse, Domme della Val d' Ultimo, con i suoi silenzi e le sue curve heavy metal, fisico adatto a fare esattamente quello, sfrecciare sul bianco quando la velocità ti stacca la pelle dalle ossa. Ieri Paris ha staccato lo svizzero Feuz e l' austriaco Mayer, gli unici a limitare a meno di un secondo il gap dal vincitore. E oggi si riparte, non più dalla Rocca ma qualche metro più su, ai 2300 canonici e, tra poco più di sei anni, olimpici. Paris, di anni allora ne avrà 36, uno in meno di Didier Cuche all' epoca della sua ultima vittoria. Vuol dire che si può fare.
Questa scheggia di uomo da 2 medaglie mondiali e 17 vittorie in Coppa, il terzo italiano in assoluto dietro Tomba (50) e Thöni (24), ora ha aperto un altro inseguimento, forse impossibile per chi si cimenta, al giorno d' oggi, solo con le discipline veloci, assai poco in gigante e mai in slalom. Nella classifica generale, quella che vale la grande coppa di cristallo mai più italiana da 25 anni, Paris è secondo, 30 punti dietro Kristoffersen, il norvegese che è il suo Nadir, fenomeno di slalom e giganti.
Fare doppietta oggi (ma basterebbe anche un 8° posto) rimetterebbe per la prima volta dai tempi di Tomba un italiano in vetta al mondo, anche se Paris finge disinteresse: «Sono sicuro che la testa ci sarà, ora vediamo le gambe, vedremo chi le ha risparmiate, ma non penso alla Coppa generale, ma gara dopo gara».
È così che forse si vince nello sci, di sicuro in libera, dove non conta mai il passato, ma il minuto e 45 o giù di lì di lunghissimo, eterno presente che nasce al cancelletto e muore al traguardo. «Tra quelli dei miei anni» ancora Ghedina, «mi ricorda Trinkl, l' austriaco grande e grosso, con muscoli di ferro e una determinazione silenziosa e feroce».
L' ispirazione l' ha trovata, forte e chiara, tra le pagine più recenti di una vita non facile, segnata dalla morte, per incidente stradale, del fratello René nel 2013, e poi messa in discesa anche lei dalla musica (è frontman dei Rise of Voltage), dalla compagna Kristina e dalla nascita di Niko. Le vittorie sono precipitate a valanga come conseguenza forse di un maggior equilibrio, o perché il vento alle spalle, se sono grandi, prima o poi si mette a soffiare.