DJOKO COME IRON-MAN? – PARLA FABIO FONTANA, L'INVENTORE DEL “BOTTONCINO” CHE NOVAK DJOKOVIC HA INCOLLATO SUL PETTO MENTRE GIOCA AL ROLAND GARROS – “È UNA TECNOLOGIA LASER CHE GLI PERMETTE DI RICEVE UN NUTRIMENTO LUMINOSO 24 ORE SU 24 E STARE ALLA LARGA DAGLI INFORTUNI. QUESTA TECNOLOGIA CURA ANCHE SCLEROSI MULTIPLA, ALZHEIMER E PARKINSON” – TUTTA FUFFA O FUNZIONA REALMENTE?
-Estratto dell'articolo di Marco Bonarrigo per www.corriere.it
«Per carità, Djokovic era già un campione prima di conoscerci ma grazie alla nostra tecnologia laser Taopatch il suo corpo ora riceve un nutrimento luminoso 24 ore su 24 che gli permette di essere ancora più forte e stare alla larga dagli infortuni. Il “bottoncino” che avete visto sul suo petto nelle foto del Roland Garros è solo una parte del sistema, un secondo che non è stato fotografato era applicato dietro la schiena, in corrispondenza della settima vertebra dove c’è un neuromero cruciale per il benessere».
Portata alla ribalta dai quotidiani stranieri (Le Parisien e The Sun su tutti) e rimpallato tra siti web e blog (non sempre con commenti lusinghieri, a dire il vero), quella di Fabio Fontana da Enego, Vicenza, è diventata una presenza virtuale ma ingombrante al torneo parigino da quando Novak Djokovic ha rivelato di usare un «device» tecnologico che lo rende invincibile come Ironman, il Taopatch appunto, e di cui Fontana rivendica la paternità.
Il problema — a fronte di chi parla di tesi scientifiche fantasiose o risibili riguardo ai principi di funzionamento del dispositivo — è di capire cosa diavolo c’è dentro questo bottoncino incollato con lo scotch sul petto e sulla schiena del fenomeno serbo, che costa quasi 300 euro.
Fontana prova a spiegarcelo: «All’interno c’è un laser che emette una luce coerente dove ogni fotone è uguale all’altro. La luce con pochi watt viaggia in fase ed entra in profondità nel corpo. Non è un vero e proprio raggio di luce, no, immaginatelo come un microchip: ci sono dei quantum dot, dei punti quantici inventati per emettere luce stabile e sono usati anche negli schermi tv . La luce esce da tutto il dispositivo proiettandosi verso l’interno del corpo. Il patch è spesso meno di un millimetro, tolti i due strati di poliestere medicale sta tutto in mezzo millimetro».
Ok, immaginiamo di aver capito: un sandwich spesso mezzo millimetro e farcito con «micro palline composte di atomi complessi legati in una struttura che forma uno strato sottile, costosissimi, da 100 a 11 mila euro al grammo. Li compriamo pronti e li assembliamo secondo i nostri brevetti» spiega Fontana. Come si alimenta, questa luce? «Con il calore del corpo e con il sole che passa attraverso i vestiti. Il sole fa bene, lo sappiamo tutti».
Ok, ma a cosa serve tutto ciò a un tennista? Ancora Fontana: «Novak riceve nutrimento luminoso 24 ore su 24, più luce significa più adenosina trifosfato in circolo. Il taopatch irradia verso il corpo un micro nutrimento a luce infrarossa vicina, media e lontana e questa luce cura i dolori: io ad esempio l’ho usato perché soffrivo di emicrania e mi è passata. Siamo l’unica azienda al mondo che può usare questa tecnologia, super brevettata, per produrre luce terapeutica con un dispositivo realizzato da noi a Castelfranco Veneto che usano anche i malati di sclerosi multipla, Alzheimer e Parkinson».
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Il curriculum di Fontana è quantomeno curioso. Quarantadue anni, diploma di perito tecnico, ha lavorato per anni nella ferramenta di famiglia a Enego, occupandosi di antenne ed elettrodomestici. «Poi — spiega — mi sono trasferito o a Roma andando a caccia di onde elettromagnetiche (sic) di cui mi sono appassionato. Ho fatto molti corsi e preso svariati diplomi in neuropatia e poi ho messo in piedi la mia attività». Non ci sono lauree (tranne una honoris causa alla Locke University del Nevada) ma «adesso mi sono iscritto a Biologia perché voglio continuare a migliorare le mie competenze». La sua Tao Technologies srls ha una capitale sociale minuscolo (950 euro), 20 dipendenti e dichiara un fatturato di tre milioni di euro. [...]