I DOLORI DEL GIOVANE JANNIK – LA “CRISI” DI SINNER, TRA FORFAIT ALLE OLIMPIADI E INFORTUNI A CATENA, NON È SOLO COLPA DI FATTORI FISICI, MA ANCHE MENTALI – IL LEGAME TRA STRESS E SCARSA RESISTENZA AI PATOGENI È ORMAI NOTO IN AMBITO IMMUNOLOGICO, MA NON SI TRATTA SOLO DELLA “PRESSIONE” DI ESSERE IL NUMERO 1 – LA PARABOLA DI ROGER FEDERER È UN PERFETTO ESEMPIO: ALL’INIZIO ERA CONSIDERATO UN “BAD BOY”, MOLTO LONTANO DALL’IMMAGINE DA “LORD” DEGLI ANNI PIÙ RECENTI – LA “FASE DI PRUNING”, IL “FATTORE MIRKA” E L'ESPOSIZIONE MEDIATICA...
-Estratto dell’articolo di Sandro Modeo per www.corriere.it
Agli inizi della parabola di Roger Federer, il padre Robbie (Robert) è preoccupato dall’«instabilità neuropsicologica» del figlio, al punto da chiederne brutalmente conto all’amico Regis Brunet, agente Img: «Pensi che diventerà davvero forte?». La risposta di Brunet è diventata presto un adagio sportivo inter-discpilinare: «Dipenderà da moltissime cose: infortuni, motivazioni, ragazze».
QUANDO FEDERER ERA UN «MOCCIOSO»
In effetti, il Roger di quella fase è anni luce lontano dalla classicità - sia tecnica che estetica - che ne caratterizzerà i tratti maturi: «pazzo» […] capelli ossigenati, cappellino a visiera sulla nuca, heavy metal a palla in cuffia. […]
L’evoluzione che lo porterà a diventare l’Apollo del Belvedere in movimento è tale da lasciare esterrefatti molti osservatori. Significativa, al riguardo, la testimonianza dell'ex tennista argentino Guillermo Coria, che in un programma-radio del 2019 (Cambio de Lado) confessa «mano sul cuore» che non avrebbe immaginato neanche lontanamente - al tempo della sua sconfitta contro Federer junior, cioè «quel» Federer - una metamorfosi così radicale: «Il lavoro che ha fatto chi gli sta vicino, soprattutto chi ha lavorato sulla sua testa, è da premio Nobel».
E a proposito di «ragazze», l’ultimo tassello è la testimonianza di un altro ex tennista, il catalano Àlex Corretja, che […] attribuisce il salto non solo allo staff - come Coria - ma anche, se non soprattuto, all’impatto stabilizzante dovuto all’arrivo di Miroslava Vavrinec, alias Mirka.
COME FUNZIONA IL CERVELLO DI UN TENNISTA
La parabola di RF […] Ci ricorda di come la maturazione organico-morfologica e l’assestamento tecnico-tattico di ogni atleta-giocatore passino anche, simultaneamente, per assestamenti neurobiologici più o meno lunghi, legati alla cosiddetta fase di «pruning»: lo sfoltimento selettivo con cui il cervello disegna e poi stabilizza, tra infanzia, adolescenza e giovinezza (fino ai 25 anni, a volte oltre) il proprio assetto sinaptico, ovvero il correlato neurale dei tratti psicologico-caratteriali di un individuo.
In quel set di assestamenti, primario è quello delle cosiddette «vie dopaminergiche» (legate alla dopamina), in quanto decisivo nel raggiungere un equilibrio tra «cervello emotivo» e aree corticali (corteccia cerebrale): in sintesi, tra pathos ed elaborazione razionale, «istinto» e «controllo». […]
Sono processi evidenti anche nella parabola dei due nostri tennisti di maggior talento della Generazione Z: […] Lorenzo «Lollo» Musetti e Jannik Sinner. Nel caso di Musetti, quegli assestamenti hanno avuto momenti di emersione invalidante, come nella semifinale al torneo di Firenze 2022 contro Auger-Aliassime, quando Lollo manifesta una di quelle «crisi d’ansia o panico» già viste con frequenza nel periodo juniores: in questo caso, con tanto di spasmo al diaframma, la gara finita - dirà lui stesso - «solo per rispetto del pubblico», dopo aver urlato al coach Tartarini e al box: «Vado alla metà».
Tra le concause di quella crisi, sembra abbia inciso una relazione da poco troncata; cofattore non certo sorprendente, se fra i tratti costitutivi dell’assestamento dopaminergico vanno incluse proprio le «tempeste» sentimentali.
[…] Rispetto ad allora, non solo Lollo ha trovato quella compagna (Veronica Confalonieri), ma è anche diventato un giovane padre; e per quanto si tratti di un altro passaggio «traumatico» (come lo è una paternità non preventivata), […] Lo splendido Wimbledon '24 - in particolare la vittoria su Fritz ai quarti - sembrerebbe tracciare una via in quella direzione.
Una chiosa, su questo aspetto, ai limiti dell’ovvio. Una parabola «monogamica» intesa come stabilità affettivo-emotiva (al netto, cioè di diversioni e/o avventure) non è un premessa condizionale per la grandezza di un atleta; gli esempi alternativi (da Best a Maradona, da McEnroe a Safin) sono decine. […]
IL «QUANTUM LEAP» DI SINNER
Venendo a Jannik, si è a lungo pensato, con buone ragioni, che i vincoli o i freni, al tardare dell’«ultimo salto» - quello che separa un ottimo giocatore da un campione - fossero principalmente di ordine tecnico-tattico, fisico-atletico e psico-agonistico.
[…] E infatti, una volta che tutti quei vincoli sono stati risolti o attenuati, interagendo tra loro in maniera olistica («il tutto è qualcosa di più e di diverso dalla semplice somma delle parti») il «quantum leap» è arrivato; e Jannik è diventato il campione che abbiamo ammirato dall’ultimo quadrimestre 2023 fino all’Open australiano e al 1000 di Miami ’24.
LA PROGRESSIONE «A PICCOLI PASSI»
Un aspetto non secondario di quel «salto» - che ci aiuterà a spostare l’angolo di osservazione - è capire perchè sia arrivato in quei tempi e in quel momento. Un abbozzo di risposta l’ha offerto il grande «Ljubo» Ljubicic (ex tennista di vertice e già coach di Nole e Roger), osservando come Sinner necessiti di progredire «a piccoli passi», assecondando il proprio assetto biologico e neuropsicologico. […]
LE DIFFICOLTÀ DI SINNER: È ANCORA IN FASE DI PRUNING?
Anche adesso, sembra che le difficoltà residuali di Sinner nel dare continuità al suo nuovo status di numero uno siano quasi esclusivamente fisico-atletiche: una certa fragilità articolare (il problema all’anca destra che gli costa Madrid e Roma); il ripresentarsi della fatigue da quinto set (Parigi e Londra); e la permeabilità ai patogeni (la «forte influenza» e il possibile rotavirus che avrebbero favorito quella fatigue a Roland Garros e Wimbledon; la tonsillite di questi giorni) indice di un’altra ipotetica fragilità, quella immunitaria.
Eppure […] non è da escludere che anche Jannik (come Musetti, come Carlitos Alcaraz in altro modo) sia ancora in fase di pruning, di assestamento neurobiologico. Col primo argomento, quasi pavloviano, della tempesta sentimental-ormonale scatenata dal rapporto con la «collega» russa Anna Kalinskaja: argomento legittimo, s’intende, purché non lo si inquadri nei toni ghignanti da caserma purtroppo così diffusi (con la ragazza umiliata «untrice» di Jannik); ma, come per Musetti, nell’ottica di una possibile, progressiva stabilizzazione psicologica, magari dopo un fase di scompiglio, di sano disordine (così è stato, in fondo, per Roger). Possibile, al limite augurabile; niente di più.
JANNIK: «RAGAZZO-SPUGNA» E «PASSIONALE IMPLOSIVO»
Ma forse, a ben guardare, ci sono altri assestamenti in corso, sullo sfondo. In realtà - ne abbiamo mille prove - anche Jannik, sotto l’algida scorza altoatesina, è un passionale, proprio come Musetti: ma a differenza di Lollo, che non esita a esternare la sua emotività, Jannik è un passionale implosivo. […]
LO STRESS, LA POLMONITE E LE VERTIGINI
Il punto-chiave è come quell’eccesso di controllo rischi il cortocircuito entrando in frizione con le crescenti pressioni intorno a Jannik: la stessa pressione, per esempio, di dover difendere la posizione egemone, di essere «il numero uno» e non più un outsider coi relativi alibi; o quella degli sponsor, che non elargiscono certo i loro investimenti sull’immagine per assistere a tornei tronchi ai quarti, défaillance o rinunce. Anche se va detto, a contrappeso, che un simile accerchiamento l’ha disegnato proprio lui, Jannik, la cui icona vediamo affiorare da una tessitura frastornante di spot tv, internet marketing, pubblicità stradali. Qui, sembra aver perso il controllo.
[…] in ambito immunologico, ad esempio, il nesso fra stress e scarsa resistenza ai patogeni è ampiamente studiato. Nel caso di Sinner, è evidente, quel nesso entra in un insieme di supposizioni-speculazioni, tra cui quelle che vedrebbero un legame tra la sua attuale instabilità di base - di qualunque origine sia - e reazioni «somatiche» come le vertigini (il «calo di pressione») a Wimbledon nel match con Medvedev. Il quadro è chiaro - forse - solo a chi gli sta intorno: familiari, box, medici dello staff. […]