Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
La prima cosa bella del campionato in arrivo è che per qualche giorno non entreremo nella vita di Totti, Ilary e Noemi lasciando a loro e a noi un po' di libertà. L'altra è che dopo tanto tempo almeno quattro squadre giocheranno per vincere lo scudetto. Il quarto posto sarà di nuovo una consolazione, ma non un vero traguardo. A me sembra ci siano due squadre pronte, Milan e Inter, più due grandi squadre da finire di costruire, Roma e Juve. Il Napoli è indietro in questa corsa. Ha perso Koulibaly, Insigne, Ospina, Mertens, Fabian Ruiz, i sostituti sono giovani a cui dobbiamo ancora fare l'occhio. Il Napoli oggi va messo alle spalle delle prime quattro. La Lazio è una certezza che non arriva mai a completarsi. La Fiorentina è molto interessante, ma non ha quei livelli nella testa.
L'Atalanta ricomincia dal sicuro, ma ricomincia. Le quattro squadre di testa hanno più cose. Non va trascurata nel conto la differenza dei tecnici. Per ridisegnare la Juve non hai mai tempo, sei subito pressato. Il Milan è l'unica squadra davvero giovane, va capito al secondo anno quanto questo porti vantaggio e dove apra qualche limite. Vincere due volte va pensato, impegna mentalmente molto più che vincere la prima volta. L'Inter è quella forse più leggera in panchina. Si può girare intorno all'argomento, ma la sensazione è che Conte non sarebbe arrivato secondo. Cosa avrà imparato Inzaghi dal suo primo anno?
Ha soluzioni diverse, una tenuta migliore sui cambi, pensa di aver sbagliato qualcosa nella gestione? E che cosa si è preparato di diverso? Sono problemi che la Roma non ha. La Roma ha uno dei tecnici più vincenti ed esperti al mondo. Mourinho fa confusione e polemiche, ma sbaglia poco. E sa quando blandire un arbitro o quando aprire la rivolta. L'altro aspetto diverso di questo campionato è il suo invecchiamento. I giovani sono andati tutti alle squadre di fascia medio bassa. Le prime si sono nutrite quasi soltanto di vecchiaia illuminata.
Il Milan è stato una via di mezzo, fra De Ketelaere e Origi, le altre hanno puntato ai grandi costi zero. La Roma ne ha elevato il mezzo a strategia prendendo Dybala, Matic, Wijnaldum, più Belotti in arrivo. Si apre un campionato di forti riequilibri economici. Era tempo. Ma non so cosa porterà. Il calcio è imprevedibile perché mescola due geometrie opposte, entrambe in arrivo dai ricordi di scuola. Si gioca su una tavola, quindi con le regole del vecchio Euclide. Ma sul piano si maneggia una sfera, cioè lo spazio curvo di Einstein.
Per capire la differenza di conseguenze, basterebbe disegnare un triangolo sul pallone. Salterebbe l'eterno teorema di Pitagora, un classico delle nostre gioventù. La somma degli angoli del triangolo disegnato darebbe più di 180 gradi.
Riassumendo, la palla è rotonda mentre noi viviamo solo in un mondo piano. Per questo alla fine decideranno i grandi giocatori, cioè gli artisti portati a declinare i trucchi delle due geometrie. I migliori in assoluto sono due, Di Maria e Lukaku, entrambi con un contratto di un anno, a conferma della criticità del nostro calcio. Lautaro si avvia a quel genere d'importanza, Dybala potrebbe tornarci, Osimhen potrebbe perfino andare oltre, Berardi è il più regolare da molti anni ma non riempie mai gli occhi di chi non sa guardare. Vlahovic è un fenomeno triste, ma sicuro.
Zaniolo è il più moderno dei fantasisti, con qualità e fisico. La sua modernità non è nella classe, ma nel disordine che porta. È una macchina senza pilota, il suo vantaggio è non sapere dove andrà. Non costruisce, spiana. Pessina potrebbe essere una sorpresa, Jovic gioca come pochi al calcio, ma gli si chiedono solo gol, forse la cosa che ha meno. È quasi un dieci, non un centravanti. Nella strana Juve che non finisce mai di costruirsi, Pogba può essere l'energia che porta equilibrio. Conterà molto Asllani nell'Inter e abbastanza Mkhitaryan.
Mi piace a sprazzi il georgiano del Napoli che non so ancora scrivere. Mi piace moltissimo Raspadori, il giovane più completo che abbiamo. Così come si dice un gran bene di Radonjic. Peserà Ederson, brasiliano vero. Crescerà Locatelli. Spero infine di vedere un buon gioco verticale. Faccio fatica a considerare modernità venti passaggi al portiere o un possesso palla di tre minuti che non porta a un tiro. Siamo inquinati da statistiche che hanno poco senso nel mondo delle due geometrie. Chiudo con gli arbitri. Diventeranno ottimi se noi smetteremo di giudicarli a ogni contatto. Perché i primi a non essere obiettivi sono i nostri giudizi di tifosi.
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