ELLIOT E LE STORIE TESE – DOPO MALDINI ANCHE BOBAN VA ALL’ATTACCO DELLA PROPRIETÀ DEL MILAN: “VOGLIO CHIAREZZA, SERVE UN INCONTRO” – A FARE DA DETONATORE È STATA LA SCELTA DI GAZIDIS DI CONTATTARE IL TECNICO-MANAGER RANGICK: “NON AVVISARCI È STATO IRRISPETTOSO E INELEGANTE, INDEGNO DI QUESTO CLUB” – NESSUNA RISPOSTA DAL FONDO AMERICANO, SI VA VERSO UN ALTRO RIBALTONE SOCIETARIO?
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Carlos Passerini e Arianna Ravelli per il “Corriere della Sera”
Povero Diavolo. Proprio adesso che le cose sembravano andare un filo meglio, proprio ora che il peggio sembrava alle spalle. Invece il rischio di un ennesimo anno zero è altissimo. La guerra interna c' era e si sapeva: due anime, troppe teste, troppo diverse. Da una parte Elliott e l' ad Gazidis, dall' altra le bandiere Boban e Maldini. In mezzo un Milan che, tirato di qua e di là, smarrito e scioccato, paga il conto più salato.
Che questo muro contro muro non avrebbe portato a niente di buono era purtroppo scontato. Ma di tutto c' era bisogno tranne che la polveriera esplodesse proprio ora, con la corsa all' Europa ancora aperta, con una stagione ancora da chiudere. La miccia l' ha accesa Zvone Boban. L' attacco a Elliott via Gazzetta è stato durissimo. E l' impressione è che nulla sarà più come prima. Parole affilate come lame, quelle del chief football officer. A fare da detonatore è stata la scelta di Gazidis di contattare Rangnick, tecnico-manager che è in cima alla lista dell' ad per giugno. Così Boban: «Non avvisarci è stato irrispettoso e inelegante, indegno di questo club». Due: «Unità d' intenti?
Io ci credevo, ma per il bene del Milan serve subito un incontro con la proprietà». Tre: «Elliott deve precisare obiettivi e budget, ancora non sappiamo che margini avremo».
Da Londra, il giorno dopo, neanche una parola. Un silenzio tombale, che a fronte di una chiamata in causa tanto plateale fa ancora più effetto, è ancora più eloquente. La frattura fra le due anime pare ormai insanabile. Anzi, è destinata ad allargarsi ulteriormente. Dopo Leonardo e Gattuso, il Milan sta per ammainare altre due bandiere. Un passo fuori, così appare ora Boban. E con lui il d.t. Maldini, che a sua volta su Elliott e Gazidis era andato in tackle già due settimane fa, quando a Sky aveva bocciato Rangnick, bollato come un «profilo non adatto». La verità è che oggi il tedesco è il primo della fila, il candidato numero uno.
I contatti con Gazidis sono frequenti. Con il saggio Pioli che, al di là della fiducia pubblica incassata trasversalmente, ha già capito l' aria che tira. E che per questo sa di doversi concentrare solo e soltanto sul presente. In bocca al lupo: questo caos non lo aiuterà. Margini per una ricomposizione sembrano impossibili.
Vista dalla proprietà è chiaro che un' intervista così, non concordata e aggressiva nei contenuti, non potrà non avere conseguenze. Forse anche prima della fine della stagione. E l' impressione è che Boban abbia voluto spiegare le sue ragioni in anticipo, in presenza di un addio già deciso e maturato, magari per tornare in Fifa, più che cercare di trovare una sintesi con la proprietà. Perché in questo caso non avrebbe certo dovuto scegliere la via della stampa. Non si può immaginare che Elliott gradisca che un suo manager chieda un appuntamento con la proprietà - dettando l' agenda per di più - attraverso un giornale. Significa che il canale diretto non c' è o, più probabilmente, non si vuole perseguire.
I due manager del settore sportivo sono considerati troppo rigidi nelle proprie posizioni: lo sono stati quando hanno deciso di imporre Giampaolo, errore che Elliott mette loro in conto, e magari lo sono adesso con la bocciatura pubblica di Rangnick. Anche perché, essendo quest' ultimo più un manager che un tecnico, il sospetto è che sul tavolo ci sia anche la difesa della propria posizione. D' altra parte, la proprietà non può apprezzare di essere chiamata a intervenire su controversie interne, che dovrebbe risolvere in autonomia l' amministratore delegato, che si era già premurata di supportare e che al momento gode della piena fiducia, come dimostra il contratto a lunga scadenza.
Uno scatto è però atteso anche da Gazidis, chiamato a imprimere la sua svolta sul club. Dalla vicenda esce macchiata anche l' immagine di chi, come lui, ha preteso di narrare un' unità mai esistita e non è riuscito nemmeno a proteggerla dall' interno, come il suo ruolo imporrebbe, nonostante le conferme di fiducia di Elliott. Che caos. Qui non vince nessuno. Perdono tutti. Povero, povero Diavolo.