ENNESIMO COLPO DI SCENA NEL CASO REBELLIN: IL TRIBUNALE RESPINGE IL PATTEGGIAMENTO PER IL CAMIONISTA TEDESCO CHE IL 30 NOVEMBRE 2022 TRAVOLSE E UCCISE IL CAMPIONE DI CICLISMO: PM E DIFESA AVEVANO CONCORDATO 3 ANNI E 11 MESI - SI TRATTA DEL SECONDO RIGETTO IN MATERIA, DOPO QUELLO AVVENUTO IN UDIENZA PRELIMINARE. ORA PER L’UOMO CHE È STATO POSTO AGLI ARRESTI DOMICILIARI, SI APRE IL PROCESSO IN SEDE DIBATTIMENTALE…
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(ANSA) Il tribunale di Vicenza ha respinto stamani l'accordo sul patteggiamento della pena di 3 anni e 11 mesi per Wolfgang Rieke, il camionista tedesco di 63 anni che il 30 novembre 2022 travolse e uccise il campione di ciclismo Davide Rebellin. Si tratta del secondo rigetto in materia, dopo quello avvenuto in udienza preliminare. Ora per Rieke, che nel frattempo è stato posto agli arresti domiciliari, si apre il processo in sede dibattimentale.
REBELLIN: PATTEGGIAMENTO RESPINTO, IL 27 MAGGIO IL PROCESSO
(ANSA) - VICENZA, 11 MAR - La richiesta di patteggiamento del camionista Wolfgang Rieke è stata giudicata dal tribunale di Vicenza inammissibile poiché era la stessa già formulata dinanzi al Giudice dell'udienza preliminare. Lo riferiscono i legali della famiglia di Davide Rebellin, costituitisi parte civile nel processo contro Rieke. I giudici hanno dichiarato aperto il procedimento, e la prima udienza dibattimentale è stata fissata il 27 maggio, sempre davanti al Tribunale berico.
La moglie, la madre e i tre fratelli di Rebellin sono già stati risarciti dalla compagnia di assicurazione del mezzo pesante attraverso la società Studio3A-Valore, e sono assistiti dall'avvocato Davide Picco. "E' stata una bella sorpresa - ha commentato Carlo Rebellin, fratello dell'ex campione -. Non ce lo aspettavamo, temevamo che il collegio, dopo la concessione degli arresti domiciliari all'imputato, acconsentisse anche al patteggiamento.
Non possiamo che essere soddisfatti del fatto che, invece, i giudici abbiano deciso di andare avanti e di mandare a processo Rieke. Rinnoviamo tutti i nostri ringraziamenti per il grande lavoro svolto dalla giustizia italiana per Davide, sia alla Procura sia al Tribunale. Non vogliamo vendetta ma giustizia per Davide, e crediamo che un processo sia la sede giusta per accertare tutti i fatti e per arrivare a una condanna, che non ce lo restituirà ma che sia quanto meno la più congrua possibile", conclude.