FIGURA DA PIRLO! ASCESA E CADUTA DEL TECNICO BRESCIANO CHE, NONOSTANTE GIORNALONI E TV ACRITICAMENTE SCHIERATI AL SUO FIANCO, ALLA JUVE HA FALLITO LA SUA GRANDE OCCASIONE. HA CERCATO DI REGGERE DOPO ESSERE STATO UMILIATO DALL'INTER DI CONTE, MA NON HA RESISTITO ALL'ELIMINAZIONE IN CHAMPIONS. HA PAGATO L'INESPERIENZA, NON HA MAI TROVATO IL SUO GIOCO "FLUIDO E POSIZIONALE". MA HA VINTO DUE TROFEI. ORA IL NECESSARIO BAGNO DI REALTA': RIPARTIRA’ DAL SASSUOLO O DALLA SAMP…

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Giulia Zonca per “la Stampa”

 

ANDREA PIRLO

Nei giorni in cui va in onda «Il divin codino», Pirlo torna per un attimo quello che era prima di sedersi sulla panchina della Juve e la nostalgia rimette in circolo l'effetto come eravamo. E con che classe. È stata una pazzia, ma una di quelle vissute consapevolmente, tipo fuggiamo insieme a due giorni dal primo incontro ed è un brivido che ha poche speranze di trasformarsi in legame. È stato così e Pirlo non se ne deve pentire, mentre la Juve ora forse sa che le avventure, i colpi di testa non fanno per lei. Troppo solida per lasciarsi trascinare davvero. Ha bisogno di un altro tipo di relazione.

 

pirlo

Pirlo saluta per la seconda volta, dopo le lacrime in campo nella notte della finale di Champions persa a Berlino, la frase ironica «io mi confermerei» quando già sapeva di avere il foglio di via. Ha vinto due trofei nella stagione dell'esordio assoluto da allenatore, non poi così male. Se non ci fosse la Juve di mezzo, una squadra difficile da gestire senza esperienza, per giunta in un campionato che non prevedeva riscaldamento: subito nella mischia.

 

Inizio esuberante, con i giovani e la spavalderia: Frabotta titolare e poche chiacchiere sugli schemi, «comunque in attacco». Voleva dare la sua impronta, ma senza storia è difficile farsi ascoltare sempre, senza precedenti è quasi impossibile restare lucidi quando qualcosa gira storto. Quando ti ritrovi a perdere per strada Dybala, a non avere proprio tutta la qualità che ti aspettavi.

 

MASSIMILIANO ALLEGRI CON JOHN ELKANN E ANDREA PIRLO SULLO SFONDO

Un paio di volte Pirlo si è stizzito: «Si doveva cercare il gioco e puntare su una nuova generazione o no?». A un certo punto si è perso. Ha cercato di reggere dopo essere stato umiliato dall'Inter di Conte, ma non ha resistito all'eliminazione in Champions. Non è il primo. Era troppo presto eppure forse era comunque il posto giusto per testarsi con il mestiere. Nonostante tutto. Ora può continuare con meno pressioni, con meno urgenza, con più prospettive senza l'obbligo di far girare la testa. Ci sono diverse squadre di serie

 

 

gigi buffon pirlo

A che potrebbero funzionare, il Sassuolo, la Sampdoria, le scelte non mancheranno. Se Pirlo vuole davvero essere un allenatore, tutto questa confusione un giorno gli sarà utile. Quando ha lasciato la Juventus da giocatore, il calcio italiano ha avuto sussulto, ora la voce di sottofondo è assai più cinica: «Poteva andare solo così». È stato un azzardo, nato come tale, provare non è un reato. E come ogni infatuazione lampo non avrà conseguenze.

 

 

PIRLO

Sebastiano Vernazza per “la Gazzetta dello Sport”

 

Andrea Pirlo ha cercato il calcio che aveva in testa, ma non l' ha trovato. Ha vinto quanto basta per non considerare un fallimento la sua prima stagione da allenatore della Juve, però la Supercoppa, la Coppa Italia e il quarto posto non gli sono serviti per evitare l' esonero. Troppo acerba la sua idea di gioco, la Juve non poteva permettersi un altro anno sull' ottovolante dell' incertezza, un po' su e un po' giù a seconda dei momenti.

 

INTER JUVE PIRLO

L' ha spiegato Pirlo stesso domenica notte a Bologna: «Fare teoria a Coverciano e poi metterla in pratica non è la stessa cosa». Un conto sono i libri, le tesi al Supercorso con Ulivieri, e un' altra questione è il campo. Pirlo si è scottato con la bella intenzione del gioco "fluido" e "posizionale". Ha inseguito Guardiola sul tema del superamento dei ruoli, ma Guardiola allena da 14 anni, ha avuto Johan Cruijff come maestro e ha cominciato dal Barcellona B. E poi Guardiola è un caso unico, non replicabile, un vero predestinato.

 

Eppure non tutto è da buttare, nel campionato di Pirlo. In Serie A la sua Juve è stata seconda soltanto al Sassuolo alla voce possesso palla medio (57% contro 61%) ed è risultata la squadra con la percentuale più alta di passaggi riusciti in assoluto (88%) e di passaggi riusciti nella metà campo avversaria (84%). Traduzione: Pirlo ha provato a giocare il calcio propositivo che aveva e ha in mente, ma il tentativo è abortito. La Juve nel suo insieme ha sempre trasmesso l' idea di un ibrido, di "vorrei, ma non ci riesco". L' alternanza di sistemi, 4-4-2 in fase difensiva e 3-5-2 in possesso, non ha creato un' identità. Pirlo si è impantanato nell' indeterminatezza, però ha diritto ad altre chance.

 

DYBALA PIRLO

La sua strada è obbligata, dovrà ripartire più in basso. Potrebbe venirgli in soccorso il Sassuolo, per sostituire De Zerbi. Ieri l' a.d. neroverde Carnevali non ha escluso né confermato la possibilità: «Pirlo è giovane e bravo, ma stiamo facendo valutazioni anche su altri». Potrebbe ricominciare da una B di livello. Il suo amico Pippo Inzaghi, quando fallì il debutto come allenatore dei grandi al Milan, scese in Lega Pro al Venezia e lo riportò in B. Un necessario bagno di realtà.

 

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A nostro parere Pirlo dovrà ricalibrare lo staff, troppo agitato. Nei silenzi degli stadi vuoti, la maschera immutabile di Pirlo, davanti alla panchina, strideva con le grida continue dei suoi collaboratori. A volte sembrava che Pirlo fosse sopraffatto da tanto baccano. Faccia da sé e urli soltanto lui, se è il caso. E l' imperturbabilità ostentata non è un valore. È consentita quando si ha un certo vissuto alle spalle, ma il Pirlo allenatore dietro di sé aveva il vuoto.

 

 

 

 

 

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