FINE DEI GIOCHI! ROGER FEDERER RINUNCIA ALLE OLIMPIADI DI TOKYO PER UNA RICADUTA AL GINOCCHIO OPERATO DUE VOLTE: "TORNERÒ IN CAMPO A FINE ESTATE". SFUMA COSI’ IL SOGNO DELL’ORO OLIMPICO IN SINGOLARE, L’UNICO TROFEO CHE GLI MANCA - RE ROGER GIÀ A WIMBLEDON AVEVA MOSTRATO UNO STATO DI FORMA APPROSSIMATIVO. A FINE ANNO SALUTA IL TENNIS?
-Gaia Piccardi per corriere.it
Requiem per un sogno. Una ricaduta al ginocchio operato due volte costringe Roger Federer al ritiro dai Giochi di Tokyo: «Un contrattempo che si è presentato durante la stagione sull’erba e che devo accettare, mi dispiace».
Sfuma così, e per sempre, la possibilità di provare a vincere l’unico trofeo che manca nel curriculum del fuoriclasse svizzero: l’oro olimpico in singolare (quello in doppio l’ha conquistato insieme a Wawrinka a Pechino 2008, a Londra 2012 si è messo al collo l’argento dopo aver perso la finale con Murray).
Non una resa definitiva («La speranza è tornare a giocare a tennis a fine estate») ma certamente un altro segnale della carriera in rapido esaurimento di un giocatore che l’8 agosto (giorno della cerimonia di chiusura dell’Olimpiade: la concomitanza di date aveva scatenato fantasiose suggestioni) compirà 40 anni.
Non avevamo voluto vederli, ma gli indizi erano già tutti lì, sparpagliati tra i fili d’erba di Wimbledon. Il faticosissimo primo turno con Mannarino, così gentile da ritirarsi per togliere d’impaccio il nobile rivale; la fatica negli spostamenti laterali sull’erba sdrucciolevole della prima settimana, certi sguardi dignitosamente disperati verso l’angolo del coach Ljubicic, un paio di lisci di palla che nemmeno il cumenda della domenica e infine la scarsa competitività con Hurcakz in quel quarto di finale in Church Road finito 6-0 al terzo (Roger sarebbe stato vendicato da Berrettini in semifinale).
Sulla scelta di non andare a Tokyo, al di là della bua al venerando ginocchio, ha pesato anche la presa di coscienza di non essere più al livello di un tempo, oltre alla poca voglia di infilarsi in un’altra bolla ermetica dopo quella di Wimbledon, senza affetti nè famiglia, per fare un’esperienza olimpica che in carriera ha già sperimentato quattro volte (a Sydney 2000 Roger conobbe la moglie Mirka).
Si disperano legioni di fan, sapendo che ogni apparizione terrena del divino potrebbe davvero essere l’ultima. E non fa salti di gioia nemmeno lo sponsor Uniqlo, multinazionale giapponese dell’abbigliamento con sede a Chiyoda (Tokyo), che sperava di vedere la sua star internazionale impegnata nel torneo di casa, sotto l’ombra del marchio a cinque cerchi.
Nel 2018, dopo 24 anni di fedeltà a Nike che aveva puntato su Roger ragazzino quando ancora non era Federer, lo svizzero si era presentato in campo a Wimbledon con il nuovo sponsor, scatenando i gossip sulle mostruose cifre del contratto: 300 milioni di dollari fino al 2028, cioè 30 all’anno, per garantirsi l’immagine del Goat (greatest of all times) ben oltre la carriera. Peraltro anche l’etichetta di Goat comincia a scollarsi: l’aggancio a quota 20 titoli Slam di Novak Djokovic, re di Wimbledon battendo Berrettini in finale (per Matteo a Tokyo si aprono interessanti scenari di podio), riaccende una discussione che finirà con il sorpasso. Cioè presto.