GANNA E SINNER, GLI ANTI-MENNEA – AUDISIO: "IL VELOCISTA PRIMA DELLA GARA STAVA MALE TRA DUBBI E ANGOSCE. GANNA INVECE SOGNA LA NUTELLA, SINNER PALLEGGIA CON MARTINA TREVISAN. L'ITALIA RARAMENTE HA AVUTO ATLETI COSÌ. NON HANNO BISOGNO DI INVENTARSI NEMICI. IL CAMPIONE ITALIANO ERA QUELLO CHE SOFFRIVA (I CONFRONTI), ERA QUELLO CHE PER TROVARE UN PO' DI PACE E DI ARMONIA DIVENTAVA BUDDISTA (BAGGIO), O SCAMBIAVA LA TRASGRESSIONE PER LA LIBERTÀ (BALOTELLI). INVECE QUESTI DUE RAGAZZI…"
-Emanuela Audisio per “la Repubblica”
Sono un nuovo cielo, gli all italian boys. Ganna e Sinner, 24 e 19 anni. Per fisicità, serenità, novità. Per come giocano, per come attaccano, per come non (si) difendono. È quello che colpisce: uno che è velocista scatta in salita, senza averlo programmato, l'altro al suo primo Roland Garros scambia pallate con Nadal come fosse nel giardino di casa.
Uno vince, l'altro perde, ma non importa. Importa che in testa non abbiano nubi, tormenti, scontrosità. Che non si perdano in troppi pensieri. Nessuna rabbia atavica e nemmeno giovanile. Riescono ad essere gentili anche quando dicono: voglio vincere. Non hanno paura della loro convinzione, di meritarsi il primo posto, la loro è una volontà che non profuma di arroganza e di presunzione. Eppure il primo su strada non riusciva a finire una gara.
Sinner si è trasferito a 13 anni dalla montagna (famiglia) al mare (allenatore), Ganna ha scelto la Svizzera e vive ad Ascona con la fidanzata. Insomma, sanno cosa vuol dire sacrificarsi, dedicarsi a un progetto. Non si lamentano, non inveiscono, non danno la colpa agli altri. Se c'è un'avversità la affrontano, senza chiamarla carogna. In questo sono anti-Mennea, non hanno bisogno di inventarsi nemici. L'Italia raramente ha avuto atleti così.
Un po' sfrontati, ma umili. Il campione italiano era quello che soffriva (i confronti), era quello che recriminava (sulla disparità), era quello che il meglio era altrove (in America, in Francia, in Australia), era quello che per trovare un po' di pace e di armonia diventava buddista (Baggio), era quello che scambiava la trasgressione per la libertà (Balotelli). Invece questi due ragazzi niente: sorridono, si emozionano, escono dalle loro timidezze, piangono, ma non hanno bui.
Sono ragazzi gentiluomini: Ganna vince la tappa al Giro e bacia la maglia, Sinner a Parigi batte Zverev e quasi con goffaggine alza il pugnetto. Come a dire: non esageriamo, ho fatto solo il mio. Tanto che perfino Maria Sharapova protesta: troppa testa bassa, doveva esultare di più. Ganna il giorno prima aveva fatto da scudiero al suo capitano che si era rotto il bacino, Sinner prima di affrontare il suo match aveva palleggiato con Martina Trevisan per aiutarla nel riscaldamento.
Non gioventù bruciata, né sfrontata, ma solidale e generosa. E solida. Fisicamente due spilungoni, alti e forti, Sinner non ancora fortissimo. Ma già bestiali. In discesa Ganna può anche toccare i cento all'ora senza che un muscolo sia fuori posto, Sinner sparando il rovescio ha tenuto Nadal in una trincea lontana. Poi magari si soccombe, ma senza affanno, solo perché l'altro ti è superiore.
Questo è culturalmente nuovo: la sconfitta non apre abissi, crisi d'identità, voglie di farsi male. È solo una pozzanghera di oggi, non di domani. Non svela ferite, né si aggiunge ad altre cicatrici. È un dolore, certo, ma passerà. È il segno che se anche hai studiato, qualcuno l'ha fatto prima di te e per più tempo di te e ha risposte migliori. Questo non ti condanna, mostra solo che la tua costruzione ha bisogno di altri mattoni.
Mennea prima della gara stava male, la sua sensibilità lo portava a dubbi e angosce. Ganna invece sogna la nutella, ama mangiare e bere, sa soffrire, ma anche godersi i piaceri. E tutti ancora a dire che abbiamo una gioventù debole, fragile, spaventata. Sveglia, Italy.