INNO ALLA “JOYA” – “LA PRIMA COSA CHE HO CHIESTO A MOURINHO È STATA: COSA PUNTEREMO A VINCERE”? DYBALA SI PRESENTA CON UNO SHOW TRA SELFIE, CORI E IL SOLITO BAGNO DI FOLLA E FOLLIA - MA PRIMA DI CHIEDERE RASSICURAZIONI A MOURINHO PERCHE’ DYBALA NON DICE COSA FARA’ PER NON ESSERE QUELLO DEGLI ULTIMI 2 ANNI? - "L’ADDIO ALLA JUVE? UNA DECISIONE DELLA SOCIETÀ E DELL'ALLENATORE - TRADITO DALL’INTER? NO, PER NIENTE" – E SORVOLA SULLA CLAUSOLA RESCISSORIA – VIDEO
-Luca Valdiserri per il “Corriere della Sera”
A un certo punto, davanti a migliaia di tifosi impazziti ancor prima che abbia dato un solo calcio ufficiale a un pallone, Paulo Dybala si è fatto un selfie, tenendo la follia giallorossa come sfondo. E tutti i romanisti, ma proprio tutti, hanno pensato al selfie che Francesco Totti si fece sotto la curva Sud dopo aver segnato due gol alla Lazio, che stava vincendo il derby 2-0.
Era l'11 gennaio 2015 e il tempo ha fatto un salto indietro.
Un miracolo che può fare solo il calcio, ma non sempre e non in tutti i posti del mondo.
È finito così il Dybala-day, che era iniziato presto: allenamento personalizzato, pranzo, conferenza stampa, riposo, allenamento con il gruppo e infine il bagno di folla al «Colosseo quadrato» all'Eur.
Tifosi a bloccare un intero quartiere, un rito pagano che ha impressionato anche chi, come Dybala, ha vinto tanto.
Quasi tutto. Ora arriva il difficile. Ora bisogna proseguire su quella strada, quella della vittoria. Tanto da raccontare un retroscena sulla famosa telefonata che Paulo ha ricevuto da José Mourinho: «La prima cosa che ho chiesto al mister è stata: cosa punteremo a vincere? A me piace vincere, a lui anche, lo ha fatto tanto in carriera». Per la cronaca, la risposta di Mou è stata: con te possiamo vincere Coppa Italia ed Europa League. Per adesso.
Ambizioso ma non presuntuoso: «Credo che sia presto per parlare di scudetto. A tutti piace vincere e quello deve essere il nostro obiettivo, però dobbiamo pensare partita dopo partita e vedere più avanti a che punto saremo. Al momento ci sono squadre più attrezzate di noi, dobbiamo lavorare in serenità».
Concentrato sul momento, e non nostalgico: «Tradito dall'Inter? No, per niente. Dopo la fine del contratto con la Juve, i miei agenti hanno parlato con molte squadre. Ho un bel rapporto con Marotta ma poi è arrivato il direttore (Tiago Pinto ndr ) a Torino e le cose sono cambiate».
Sicuro dei propri mezzi ma non vendicativo nei confronti della Juve: «Il direttore Arrivabene è stato chiaro. Avevamo un accordo a ottobre, poi la società ci ha chiesto di aspettare. Dopo marzo abbiamo avuto la notizia che non facevo parte del progetto futuro. Perciò non è stato un problema economico, ma una decisione della società e dell'allenatore.
Ho detto loro che se questa era la scelta, per me non era un problema. In ogni caso non esulterò se segno un gol contro la Juventus». In bianconero, con 10 gol, è stato il miglior marcatore eppure in molti hanno criticato la sua stagione: «Avrei potuto fare più gol e giocare più minuti, ma ho avuto qualche infortunio. I miei numeri, comunque, sono stati tra i migliori del campionato in diversi settori».
Sorvola sulla clausola rescissoria («Penso solo ad allenarmi, chiedete ai miei procuratori»), non sul numero di maglia: «L'ultimo che ha vestito la 10 della Roma sappiamo chi è e merita rispetto. Per me il 21 è importante, poi in futuro non si sa. Ho parlato con Totti alla partita di Eto' o, ma non c'era ancora la certezza di arrivare qui». Finale con Zaniolo, che resta nel mirino di Juve e Tottenham: «Tutti conosciamo Nicolò e le sue caratteristiche. Ho parlato con lui ma la scelta è solo sua. Tutti vogliamo avere giocatori forti in squadra, ma non mi voglio intromettere nel suo futuro». Chi vivrà, vedrà.