IO RAZZISTA? SARA’ LUI CHE E’ NEGRO – GIANNI MURA SUL CASO CELLINO-BALOTELLI: "A PAROLE IL NOSTRO CALCIO SI STA BATTENDO CON GRANDE IMPEGNO CONTRO IL RAZZISMO. NEI FATTI IL GRANDE IMPEGNO NON SI VEDE, LE PUNIZIONI ESEMPLARI NEMMENO - IN EUROPA C'È UN'EMERGENZA RAZZISMO, MA IL NOSTRO CALCIO, A PARTIRE DAI VERTICI, CONTINUA A FARE BATTUTE. SE C'È IN CORSO UNA BATTAGLIA, QUESTO È IL MODO PIÙ SICURO PER PERDERLA"
-Gianni Mura per “la Repubblica”
Cellino, presidente del Brescia, si aggiunge alla lista dei maldestri, o dei poco sensibili, o degli avventati, o degli ignoranti, o dei razzisti in pectore. Dire che il problema di Balotelli è che è nero e sta faticando a sbiancarsi e poi farla passare per una battuta sdrammatizzante, che intendeva sostenere il calciatore, è una discreta arrampicata di sesto grado.
Però la sua battuta sdrammatizzante, che raggiunge l' effetto opposto, una verità la contiene. Il problema di Balotelli è avere la pelle nera, di essere italiano, di essere un calciatore molto seguito mediaticamente, di avere indossato la maglia della Nazionale in un Paese in cui pochi o molti, parlo solo degli stadi perché i social tracimano di schifezze, gli rinfacciano il colore della pelle e per questo lo bersagliano di cori, non lo riconoscono come italiano "vero", e nemmeno il diritto di ribellarsi (col carattere che ha, con quello che guadagna, e via divagando).
Un altro presidente di Serie A, Lotito della Lazio, tempo va aveva sostenuto che il verso della scimmia nei nostri stadi si fa anche ai giocatori "con la pelle normale".
Primo: non è affatto vero. Lo si intona solo per i giocatori di pelle nera, si chiama comunemente "verso della scimmia" e, nella testa dei razzisti, serve a offenderli, sperando che reagiscano, e a farli sentire animali o comunque di razza inferiore. Secondo: la pelle normale per Lotito dovrebbe essere quella bianca, ma uno che sfodera citazioni in latino ogni due per tre dovrebbe avere quel minimo di cultura sufficiente a sapere che in quasi tutta l' Africa la pelle normale è nera. Tant' è che si chiama Africa nera.
A parole (escludendo quelle citate) il nostro calcio si sta battendo con grande impegno contro il razzismo, e sarebbe uno schieramento senza zona neutra: o stai di qua o stai di là. Nei fatti, il grande impegno non si vede, le punizioni esemplari nemmeno.
L' argomento è molto serio, anche fuori dagli stadi, dove aumentano i casi di micro e macro-razzismo, e richiederebbe un' analisi realistica della situazione e un minor ricorso alle battute. Ma una va ricordata. "Io razzista? Sarà lui che è negro".
Questa, un po' all' Altan, è di Beppe Viola, fine anni 70. Battuta che in pochissime parole ricostruisce la mentalità autoassolutoria del razzista che allarga le braccia: "Sarà mica colpa mia se lui ha la pelle nera". No, è colpa sua, facciamoglielo capire con le buone, ammesso che esistano, o con le cattive (meglio). In Europa c' è un' emergenza razzismo, ma il nostro calcio, a partire dai vertici, continua a buttare la polvere sotto il tappeto, a minimizzare, a fare battute. Se c' è in corso una battaglia, questo è il modo più sicuro per perderla.