ITALIA-INGHILTERRA SOTTO LA LENTE DELL’INGRANDIMENTO – IL POSSESSO PALLA È PRESSOCHÉ LO STESSO (52% PER NOI E 54% PER GLI INGLESI) COSÌ COME LA PERCENTUALE DI PRECISIONE DEI PASSAGGI, MENTRE IL DATO DI FALLI COMMESSI E CHILOMETRI PERCORSI È A FAVORE NOSTRO – IL DATO PIÙ SORPRENDENTE È QUELLO DEI TIRI IN PORTA, DOVE GLI AZZURRI HANNO QUASI DOPPIATO I “TRE LEONI” (108 A 58)- GLI UNICI DATI A FAVORE PER GLI INGLESI SONO QUELLI DEI GOL SUBITI E DELLE RETI DI TESTA
-Gigi Garanzini per "la Stampa"
Giochino che vince non si cambia, e allora sotto con il raffronto statistico tra Italia e Inghilterra come già alla vigilia di Italia-Spagna. I numeri sono quelli sfornati ufficialmente dall' Uefa, prendere o lasciare, e raccontano di un sostanziale equilibrio. Tranne che alla voce tiri in porta, dove lo squilibrio a vantaggio dell'Italia non è solo netto, è anche impressionante.
Andiamo per gradi. Il possesso palla è del 52% per gli azzurri e del 54% per gli inglesi: differenza non significativa.
La percentuale di precisione dei passaggi è rispettivamente dell' 86 e dell' 87 per cento, e anche qui poco o niente da segnalare. L' Italia ha commesso più falli, 72 contro 58, e ne ha anche subìti di più, 88 a 70. Ha fatto complessivamente anche più strada, 732 chilometri complessivi contro 663, e quattro tempi supplementari anziché due non bastano a compensare la differenza: la squadra di Mancini ha corso parecchio di più rispetto a quella di Southgate e già questa, storicamente, rappresenta una prima novità.
L' altra, assai più sorprendente, riguarda i tiri in porta. L' Inghilterra ci ha provato 58 volte, una decina scarsa a partita. L' Italia 108, quasi il doppio, e qui se si pensa e magari si ripensa al vissuto delle due scuole calcistiche non siamo lontani dalla rivoluzione copernicana. Vedremo domenica come andrà, anche da questo punto di vista, il confronto diretto.
Ma certo, se esistessero queste stesse statistiche per le precedenti sfide tra Italia e Inghilterra, da Highbury '34 in giù, il dato dei tiri in porta sarebbe come minimo all' opposto. E il resto mancia, anzi Mancio. Questo spiega da un lato perché Southgate, al di là dei convenevoli da vigilia, abbia già detto che l' Italia è la peggior finalista possibile. Dall' altro che razza di sterzata abbia comunque già impresso Mancini al calcio azzurro, indipendentemente dall' esito della finale.
Altri numeri. Più calci d' angolo battuti dall' Italia, 28 a 24, parecchi più cross degli inglesi, 88 a 71. Da qui si arriva ai gol, con la differenza reti in parità visto che gli azzurri ne han segnati 12 e incassati 3, gli inglesi 10 e al passivo soltanto quello su punizione l' altra sera dalla Danimarca. Più nel dettaglio, l' Italia ha colpito tre volte da fuori area, con Locatelli, Immobile e Insigne: mentre i maestri del tiro da lontano sono ancora a secco.
In compenso 5 gol li hanno realizzati di testa, segno che quest' altra specialità della casa continua a funzionare. E non è difficile immaginare in questi ultimi giorni a Coverciano un lavoro specifico di messa a punto della contraerea.
Riassumendo. Con un' Italia che corre più degli inglesi e molto di più tira in porta, non mancano i presupposti per una finale alla rovescia rispetto ad antiche tradizioni consolidate. Corredati da una serie di performances individuali azzurre non meno sorprendenti. Alla voce tackle, per esempio, salta fuori che Verratti ne ha portati e vinti 21, e i secondi sono Busquets e Locatelli a quota 14. Verratti a Wembley alla maniera di Nobby Stiles, e pur conoscendone l' attitudine al contrasto e una robusta dose di tigna chi l' avrebbe mai detto.
Nel chilometraggio individuale dietro al magnifico Pedri, che in sei partite si è fatto più di 76 chilometri, c' è Jorginho con un tachimetro di 72 abbondanti. Mentre alla voce velocità massima, in testa con uno spunto di 33,8 chilometri l' ora, ex aequo con un ungherese c' è Leonardo Spinazzola. Che a maggior ragione rimane in credito di un' altra vittoria da farsi dedicare.