JUVE, L’AFFARE S’INGROSSA - CHIUSA L'INCHIESTA PENALE SULLE PLUSVALENZE E LE “MANOVRE STIPENDI” DEI BIANCONERI, CON L'AVVISO DI FINE INDAGINI (E IL CONTESTUALE DEPOSITO DEGLI ATTI), SI MUOVE ANCHE LA GIUSTIZIA SPORTIVA: IL PROCURATORE FEDERALE DELLA FIGC, GIUSEPPE CHINÉ, HA INFATTI CHIESTO ALLA PROCURA DI TORINO DI CONOSCERE LA DOCUMENTAZIONE DEPOSITATA, COME INTERCETTAZIONI TELEFONICHE E AMBIENTALI…
-Massimiliano Nerozzi e Simona Lorenzetti per il “Corriere della Sera”
Chiusa l'inchiesta penale sulle plusvalenze e le «manovre stipendi» della Juve, con l'avviso di fine indagini (e il contestuale deposito degli atti), si muove anche la giustizia sportiva: il procuratore federale della Figc, Giuseppe Chiné, ha infatti chiesto alla Procura di Torino di conoscere la documentazione depositata, come intercettazioni telefoniche e ambientali. Finora gli 007 della Federcalcio avevano ricevuto solo due decreti di perquisizione poiché, appunto, il resto era coperto da segreto investigativo.
Ora venuto meno nell'inchiesta che vede indagati i vertici del club, tra cui il presidente Andrea Agnelli. «Ma solo in presenza di atti nuovi e ritenuti decisivi per la revisione della decisione pronunciata dalla corte d'Appello federale il procuratore potrebbe impugnare per revocazione» la sentenza sportiva, filtra dagli uffici Figc.
L'inchiesta sportiva si era chiusa lo scorso primo aprile con il deferimento al Tribunale nazionale federale di 11 società, tra le quali la Juve, prosciolte in giudizio. Decisione poi confermata in Appello. Stavolta, teoricamente, tra plusvalenze ed eventuali irregolarità sui contratti, ci potrebbe essere il rischio di una penalizzazione.
Plusvalenze e «manovre stipendi» - per i magistrati torinesi - rappresentano gli escamotage per riuscire a migliorare i conti dei bilanci, già in sofferenza ben prima della pandemia da Covid. Agli atti dell'inchiesta ci sarebbero infatti decine di documenti interni alla società in cui si parla di notevoli perdite. Del resto, il 21 febbraio 2020 - prima ancora che l'Italia scoprisse di dover affrontare la pandemia - in una mail, Agnelli evidenziava come la situazione fosse in negativo per diversi milioni di euro.
E che erano necessarie manovre «correttive». Un mese dopo, il Covid avrebbe rappresentato lo scudo per attuare - nello stesso anno e pure in quello successivo - le «manovre stipendi» oggi nel mirino della magistratura. La Juve, sempre secondo la ricostruzione dei pm, rischiava un patrimonio netto negativo. Ieri Agnelli ha parlato a tutti i dipendenti del club, alla Continassa spiegando che la società è compatta e unita, e che ha sempre agito nel rispetto delle norme e delle leggi.