“CON L'INFORTUNIO DI POGBA, L'INTER SUL PIANO TECNICO RESTA ANCORA LA SQUADRA PIÙ COMPLETA. DOVRÀ TROVARE UN PASSO IN PIÙ INZAGHI” – SCONCERTI: "IL TECNICO NERAZZURRO STA PERDENDO QUELLE CERTEZZE UN PO' DI PROVINCIA. GLI MANCA ANCORA IL GRANDE PENSIERO. ASLLANI È MOLTO PIÙ DI UN VICE BROZOVIC. COSÌ COME MKHITARYAN PUÒ ANCHE DIVENTARE L'ESTERNO SINISTRO CHE ADESSO MANCA – OK IL PREZZO E’ GIUSTO PER DE KETELEARE: È DIFFICILE CERCARE UNO DEI MIGLIORI GIOVANI EUROPEI E SENTIRSI CHIEDERE MENO DI 35 MILIONI…"
-Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
C'è stato qualcosa di strano nella trattativa per De Ketelaere. Partiamo da un punto chiaro: la valutazione del Bruges non è scandalosa. È difficile cercare uno dei migliori giovani europei e sentirsi chiedere meno sul mercato internazionale.
Scamacca è costato di più al West Ham dei 35 milioni su cui si è bloccato l'affare De Ketelaere. Bremer è costato 50 milioni in Italia. Il prezzo di De Ketelaere è indubbiamente alto, ma non è sbagliato. In più il Bruges è una società ricca, è uno dei grandi vivai del continente, non ha bisogno di soldi. Questo non da oggi. È strano allora che dopo un anno di osservazioni e viaggi, dopo mesi di trattative e perfino accordi col giocatore, ci si sia fermati così a lungo per pochissimi milioni.
È vero che si è abituati a parlare di mercato con i soldi degli altri, per cui quello che sembra niente alla gente diventa uno scoglio per chi quei soldi deve spenderli. Ma in questo caso mi sembra emergere un problema di fondo dei nuovi proprietari. Sono amministratori esatti, ragionano su investimenti certi e miglioramenti altrettanto automatici. Il calcio aumenta il rischio perché la produttività dell'acquisto non è mai certa. Per questo servono due cose di cui soprattutto i fondi d'investimento diffidano culturalmente: fantasia e sentimento.
Il Milan ha messo De Ketelaere da un anno al centro del progetto. È l'uomo che deve migliorare una squadra che ha vinto, quindi non facile da migliorare. Se hai indovinato l'uomo, se credi sia quello necessario e sei arrivato a pochissimi milioni dall'averlo, lo prendi con le lacrime agli occhi, ma lo prendi. Non c'è bisogno di avere proprietari brillanti, solo imprenditori che conoscono le oscillazioni del calcio. Si tratta di uomini, non di macchine, servono flessibilità e fortuna.
Le macchine basta ordinarle e arrivano. Puoi prenderla tu e cento dei tuoi concorrenti, sarà sempre la stessa macchina. Un giocatore bravo è un soggetto unico, puoi prenderne un altro, ma non avrai lui. È questo che i nuovi imprenditori in Italia non hanno ancora capito. La flessibilità del calcio porta cento modi per recuperare uno sforamento di budget di due-tre milioni: uno sponsor personale, abbonamenti, due amichevoli, un anno di ammortamento in più, ma soprattutto la valutazione del ragazzo stesso.
De Ketelaere ha 21 anni, gioca ufficialmente bene, se è quello che pensa il Milan il suo valore crescerà. In parole semplici, Agnelli e Berlusconi avrebbero risolto con una telefonata personale, garantendo loro la piccola eterna differenza e salvando così anche l'extra budget.
Nel mondo Inter sono stati forse sottovalutati due acquisti molto importanti. Parlo di Asllani e Mkhitaryan. Sarà complesso tenere in panchina Asllani. Qui la flessibilità deve essere dell'allenatore. Non credo che Inzaghi rinuncerà mai al 3-5-2, ma sono sempre di più in Europa le squadre che liberano il terzo difensore per acquistare un uomo a centrocampo. Asllani ha vent' anni e può aspettare, ma è quasi eccezionale il mestiere che ha già, la chiarezza delle idee. È molto più di un vice Brozovic. Così come Mkhitaryan copre bene tante parti del campo.
Può anche diventare l'esterno sinistro che adesso manca. Ha qualità tecnica alta e conosce i corridoi del calcio, ha facilità nel percorrerli. Con l'infortunio di Pogba, l'Inter sul piano tecnico è oggi ancora la squadra più completa. Dovrà trovare un passo in più Inzaghi.
Quando hai in mano la squadra più forte e arrivi secondo, devi farti qualche domanda. Inzaghi è un ottimo tecnico e sta lentamente perdendo quelle certezze un po' di provincia che a volte lo guidano in partita. Gli manca ancora il grande pensiero, non l'invenzione, ma una profondità più vasta nella gestione quotidiana. Nell'Inter è cresciuto, ma non dà ancora l'idea di aver convinto il gruppo della sua diversità. Deve essere lui il vero acquisto dell'Inter.